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Tutte le motivazioni di un nuovo rapporto tra Washington e Varsavia. L’analisi di Valori

Gli Usa sono velocemente “rientrati” in Europa dopo l’annessione, da parte della Federazione Russa, sulla cui legalità c’è ancora da vedere, della Crimea e dell’Ucraina dell’Est. Prima, la lettura degli Usa della Nato in Ue era ottimistica e tale da far prevedere una lenta dismissione ma oggi, ovviamente, no.

In un contesto di parziale ritorno alla “guerra fredda”, come quello che si delinea nel momento in cui Mosca inizia la sua “guerra ibrida” in Ucraina e in Crimea, cambia però anche la conformazione della reazione strategica dell’Ovest nei confronti delle nuove azioni della Federazione Russa.

Nella prima fase della “guerra fredda”, quella che si conclude con il 1989, il centro di gravità della risposta Nato ad un possibile attacco da parte del Patto di Varsavia o, comunque, anche della sola Urss è, inevitabilmente, la Germania.

Mosca colpisce, i Paesi del Patto coprono il colpo e i fianchi dell’operazione.

Ora, che il Patto di Varsavia si è annichilito e gran parte di esso è entrato addirittura in Occidente, il centro di gravità di una contromossa dell’Occidente nei confronti della Federazione Russa, ormai isolata dal contesto del vecchio Patto, può essere quindi solo la Polonia.

La grande base militare Usa, sempre in Polonia, che nasce nel marzo 2019, a Powidz, sancisce questa nuova condizione.

Ma qui c’è una nota importante da fare: se la Germania Ovest è stata l’asse della riunificazione tedesca, oltre che la punta del possibile attacco-risposta dell’Ovest contro una aggressione da Est, convenzionale o meno, ora il ruolo di Berlino è inevitabilmente più sfumato. La Germania è diventata una retrovia, non la punta della contromossa dell’Ovest.

Non vi è, oggi, un qualsiasi interesse nazionale tedesco che possa sostenere una possibile reazione occidentale contro Mosca.

Anzi, Berlino ha ogni ovvio interesse a stabilire, anche da solo, un rapporto speciale con la Federazione Russa, come peraltro si è visto con la questione del gasdotto Nord Stream e Nord Stream 2.

D’altra parte, c’è oggi in Polonia, e contemporaneamente, la percezione di una notevole freddezza nei confronti della Ue, alla quale Varsavia aveva entusiasticamente aderito il 1 maggio del 2004.

Varsavia è la sesta più grande economia della Ue.

E, nei primi anni della unificazione europea, la Polonia è stata la grande “fonte” operativa nei confronti delle trasformazioni geopolitiche della Federazione Russa e del resto del vecchio “Patto di Varsavia”.

Si noti, peraltro, che solo la Polonia non è entrata direttamente nella crisi economica successiva al crollo di Wall Street del 2008, crisi che si è diffusa, come al solito, in tutta Europa.

Si noti, peraltro, che la Ue è ancora vista come un riferimento inevitabile per gran parte dei cittadini polacchi, indipendentemente dalle loro preferenze partitiche, senza dimenticare i 16,3 miliardi di euro distribuiti dai vari fondi europei in Polonia, e siamo qui ai dati del 2018.

Tanto maggiore è la freddezza, non tanto politica ma strategica, tra la Ue e la Polonia, tanto è quindi maggiore il nesso tra Usa e Varsavia.

È quasi una legge del pendolo. Che, grazie all’inesistenza di una strategia europea, non potrà non rimanere.

Trump ha visitato la Polonia nel luglio 2017, e uno degli obiettivi della presenza del Presidente Usa era la partecipazione di Washington alla Iniziativa dei Tre Mari.

Cos’è? Uno straordinario asset strategico: comporta una correlazione tra i Paesi sul Baltico, il Mar Nero e l’Adriatico, il che crea uno stabile dialogo, soprattutto energetico ma, ovviamente, anche strategico, di Intermarium tra Austria, Bulgaria, Croazia, Cechia, Estonia, Ungheria, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia.

Il nesso strategico tra questi Paesi nasce ufficialmente nel 2016, ma il senso geopolitico è chiaro: la rete dei Tre Mari sostituisce ampiamente il Limes terrestre della vecchia “guerra fredda”, lo rafforza, esclude poi i vecchi Paesi che erano, nella prima versione della “guerra fredda”, il vero Limes, ovvero l’Italia, tra gli altri.

Se tutti questi Paesi dovessero reimpostare una linea di prima difesa della Nato, come ai tempi della prima “guerra fredda”, la svilupperebbero ben prima della “soglia di Gorizia” italiana, o anche della vecchia linea di difesa in Austria, che pure non era pensata per resistere, o ancora della soglia di difesa interna tra le due Germanie.

In altri termini, la Polonia è la nuova copertura globale contro la Federazione Russa che, prima, era incentrata sulla Germania Ovest.

Lo abbiamo visto anche con l’accordo tra Varsavia e Washington sul 5G, tema essenziale per gli americani, nel settembre 2019, per non parlare del summit bilaterale sulla sicurezza nucleare del 2018, e comunque gli accordi tra Usa e Varsavia sono stati tanti e significativi: nel giugno 2019, la “Dichiarazione sulla nuova postura degli Usa nella Repubblica di Polonia”, o c’è anche l’accordo sulla prevenzione dei crimini gravi, sempre nel 2019, e alcuni altri.

Sempre nel giugno 2019, un nuovo accordo davvero essenziale: un trattato bilaterale sull’uso civile dell’energia nucleare e un trattato per la fornitura di gas naturale liquefatto, sempre tra gli Usa e la Repubblica polacca.

Per le esportazioni Usa, siamo a 5,96 miliardi di usd, mentre le importazioni polacche sono salite, su base annuale, del 4,3%.

La Polonia è il 9° partner più importante e il 4° partner economico degli Usa tra i Paesi che non sono membri della UE, dopo Cina, Russia e Gran Bretagna.

E anche qui si scopre facilmente il fortissimo interesse degli Usa per il “Programma dei Tre Mari”: un progetto che si realizza tramite Paesi tutti affidabili e amici, per gli Usa, diversamente dai momenti della prima “Guerra Fredda”, un progetto che rende estranei i maggiori Paesi Ue, che hanno ormai interessi strategici autonomi (salvo l’Italia, ovviamente) contiene strettamente i rapporti Eu con Mosca, crea una cintura di Paesi filo-Usa in un nuovo contesto di relativo abbandono, da parte di Washington, della Europa occidentale, che comunque non può più essere sostenuta in toto.

Trump è stato al summit della Iniziativa dei Tre Mari a Varsavia nel 2017.

Non è l’alternativa alla Nato-Europe, ma ci assomiglia molto.

La prima disponibilità Usa è venuta per i progetti energetici nel Trimarium, come lo chiamano oggi gli autori di Limes.

La banca polacca BGK è il principale strumento del Fondo di Investimento dei Tre Mari, con la relazione, con gli Usa, tra il Trimarium e la P-Tec, Transatlantic Energy Cooperation.

In sostanza, gli Usa stanno vendendo il loro LNG da shale ai Paesi particolarmente amici, come la Polonia, per isolare i Paesi Ue che, invece, comprano gas e petrolio dall’Est.

A questo, si aggiunga un rapporto stabile per il nucleare civile tra Usa e Polonia.

In ambito militare, i trattati bilaterali sono ancora più significativi: Poznan è il nuovo Quartier Generale della Divisione Avanzata delle forze Usa, a Dravsko Pomorske ci sarà un centro per l’addestramento militare usato sia dagli Usa che dalle FF.AA. polacche, la base centrale delle Forze Aeree Usa sarà stabilita a Wroclaw-Strachowice, Lask sarà la base dello squadrone per i droni, Powidtz sarà la base di una serie di corpi speciali Usa.

I soldati Usa sono, oggi, in Polonia, 4500 e le unità armate sono ormai 2000.

Per quel che riguarda l’operazione Defender Europe 2020, che avrebbe implicato il servizio di 37.000 soldati dell’Alleanza, sia pure con i limiti derivanti dal Covid-19, si è trattato di un’operazione estremamente significativa, tale da mandare un messaggio chiaro alla Federazione Russa. E alla Germania.

Un messaggio dal “Trimarium”, non dal vecchio confine della “guerra fredda” ma, soprattutto, un messaggio dai nuovi alleati affidabili di Washington, che gli comprano anche lo LNG, ai riottosi e vecchi alleati, magari oggi molto infidi, della Old Europe.

Varsavia ha anche comprato 32 F-35. Il sistema aereo è largamente interoperabile con il quadro Patriot, acquistato dai polacchi nel 2018, ma non bisogna nemmeno dimenticare il ruolo di Varsavia nella diplomazia.

C’è infatti il “processo di Varsavia”, dal febbraio 2019, per il Medio Oriente, con 60 Paesi partecipanti. Una operazione che serve a distogliere la grande linea delle trattative per la pace in Medio Oriente dalle pressioni, sempre più evidenti e, comunque, ambigue, che l’Ue opera nei confronti di Israele.

Una serie di opzioni di chiusura da parte degli Usa, che può utilizzare la Polonia e il Trimarium come forma di pressione nei confronti dei vecchi alleati Ue della egualmente vecchia “guerra fredda”.

A tutto ciò, come è facile prevedere, si arriva anche con la scelta, da parte di Trump, di spostare le Forze Usa in Germania da 52.000 a 25.000.

Un segnale fortissimo nei confronti di Mosca, ma anche un segnale, ancora debole, ma di freddezza massima nei confronti del rapporto tra gli Usa e la Germania, che non è affidabile per i rapporti sul gas con Mosca, ma che non è soprattutto affidabile per il commercio internazionale degli Stati Uniti: Berlino ha un surplus delle partite correnti di 261,1 miliardi di euro, con un 7,6% in più di Pil esportato rispetto a quello importato.

Gli altri temi che gli Usa vogliono discutere pesantemente con Berlino sono la sua particolare politica dei rapporti economici con Pechino.

La Volskwagen vale il 40% del mercato automobilistico cinese, ma anche imprese tedesche operano in un regime di quasi-monopolio. L’idea di Berlino? È semplice: rifare il pieno di utili in Cina per poi giocarsi questa preminenza globale in Ue.

E questo non è un argomento che piaccia molto a Washington, come si può facilmente immaginare.

A Hong Kong ci sono ancora 2200 aziende europee, con le loro filiali, l’eurozona è il secondo partner commerciale di Hong Kong, ma è la Germania che domina, anche qui gli scambi, con 14 miliardi di euro.

Quindi, colpire l’Ue per colpire la Germania, primo obiettivo di Trump, sostenere la rete dei Trimarium per evitare la antica relazione atlantica con dei vecchi amici ormai infidi, colpire duramente la Federazione Russa, depotenziare la rete della Nato in Europa senza colpire gli interessi Usa nell’area.

Ecco tutte le motivazioni di un nuovo rapporto tra Washington e Varsavia.



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