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Autostrade, Conte vince il primo tempo della partita. L’analisi di Arditti

La vicenda delle concessioni autostradali può essere vista da molti punti di vista, che però sono riassumibili in due grandi “famiglie”, cioè quella degli aspetti economici ed istituzionali (di breve e lungo periodo, nazionali ed internazionali) e quella degli effetti politici. Sul primo punto molto si è detto in questi giorni e non intendo troppo dilungarmi, anche se credo fermamente debbano essere considerati tre elementi a mio avviso indubitabili di tutta questa storia, che riassumerei così:

1) dopo la tragedia del Ponte Morandi il concessionario (Aspi) non aveva nessuna chance reale di proseguire come niente fosse, quindi la soluzione trovata non è particolarmente punitiva per i suoi azionisti (ed in particolare per la famiglia Benetton);
2) molti esponenti del governo (premier compreso) hanno evocato ripetutamente lo spauracchio della revoca della concessione ben sapendo che sarebbe stata strada assai difficilmente percorribile con costi, effetti e tempi sommamente incerti;
3) Il ritorno dello Stato alla proprietà delle autostrade è la negazione della strategia di privatizzazione intrapresa a suo tempo dall’Italia e conferma una scarsa capacità del decisore politico nostrano di mantenere strategie di medio-lungo periodo, rendendoci così Paese poco affidabile su scala internazionale.

Sarebbe però poco serio dipingere la soluzione scelta dal governo come insensata, pur in presenza di una istruttoria durata troppo a lungo (due anni) e pur considerando l’enfasi senza conseguenze concrete posta da molte figure di vertice delle istituzioni (Fico, tanto per fare un esempio) su determinazioni ancora più drastiche come la revoca. È infatti vero che alla fine la svolta è arrivata: vedremo con il tempo se capace di produrre buoni risultati.

Nel frattempo però occorre considerare anche gli effetti politici, che sono ben sintetizzati da questi dati Swg appena “sfornati”:

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Dati che mostrano come la strategia del premier Conte ottiene (almeno per ora) un livello di consenso più che accettabile dal suo punto di vista, anche perché capace di manifestarsi anche nello schieramento politico a lui avverso. Certo, sappiamo bene quali tensioni vi sono state tra i membri del governo nella notte di martedì, tensioni nemmeno tutte finite nelle pur ben informate cronache di molte testate (e questa in particolare).

È però vero anche che alla fine una soluzione è arrivata e oggi sappiamo (dai dati) che questa soluzione non dispiace a buona parte degli italiani. Quindi l’effetto politico è, almeno nel breve periodo, quello di aggiungere un po’ di forza alla posizione del premier, non a caso in questa fase sostenuto con determinazione dal segretario del Pd Zingaretti.

Basterà per reggere l’impatto del difficile autunno in arrivo? A mio personale parere no, ma oggi Conte guadagna qualche punto, su questo non vi è dubbio. Punti che però possono raddoppiare o sparire nella notte di Bruxelles.

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