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Covid-19. Ecco come crescono i contagi nel mondo

In due giorni più di mezzo milione di persone sono risultate positive al SarsCoV-2 nel mondo. Oltre 230mila nuovi casi di coronavirus sono stati registrati ieri; 228mila sabato. La Florida ha fatto segnare un record di contagi da più di 15mila unità, sugli oltre sessantaseimila nuovi malati americani; il Paese più colpito. La cosa ha anche un peso politico dal valore tecnico-organizzativo: Donald Trump, che nei giorni scorsi s’è fatto vedere in giro indossando una mascherina (rarità assoluta), aveva voluto spostare la convention repubblicana a Jacksonville per stare alla larga dal contagio e poter organizzare uno show. Sulla costa orientale del Sushine State, il presidente accetterà il mandato per correre di nuovo e mantenersi alla Casa Bianca, ma il rischio è che per fine agosto (data programmata per il raduno Rep) le cose non siano migliorate troppo e l’incontro debba saltare. O peggio, essere organizzato in qualche forma ridotta a causa di quel virus che Trump cerca in ogni modo di minimizzare.

Ma negli Stati Uniti cresce anche il numero dei morti, invertendo il trend delle scorse settimane, e secondo il Washington Post alcune contee texane hanno richiesto camion frigoriferi per compensare agli obitori pieni. Il presidente dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, tre giorni fa ha alzato l’attenzione sulla situazione epidemiologica: “I contagi da coronavirus sono più che raddoppiati nelle ultime sei settimane, soltanto un’azione aggressiva può invertire la rotta”, ha detto. Ci si immagina un Trump tutt’altro che contento di certe dichiarazioni, mentre fatica a raccontare una versione zuccherata della crisi e attacca l’organizzazione perché troppo filocinese e per questo (per proteggere Pechino) tardiva nel fornire i dati per la risposta sei mesi fa — a questo si lega la decisone di tagliare i rubinetti.

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Tuttavia i dati sono brucianti. Stati Uniti e Brasile, India e Russia, ma anche il Pakistan e il Sudafrica, dove il numero dei malati è raddoppiato nel giro di due settimane (ora sono 250mila i casi, e i blackout continui collegati alla mancanza di bombole negli ospedali pubblici stanno aggravando la situazione). Le Nazioni Unite stimano che il numero di decessi dovuti a COVID-19 in America Latina (dove oltre che in Brasile, anche in Perù e Cile il virus corre veloce) è attendibile che sia cinque volte superiore a quello ufficiale. Si parla molto dei super-diffusori, spesso asintomatici che rendono “più facile la permanenza del virus e la sua circolazione”, come ha spiegato al CorSera Massimo Galli, primario infettivologo al Sacco di Milano. Sono loro a spingere le nuove infezioni? O l’allentamento delle misure di precauzione? Il 10 luglio il Journal of the American Medical Association, istituzioni delle pubblicazioni scientifiche, ha fatto un recap dello stato dei fatti. Essenzialmente: non esistono terapie efficaci, ma l’approccio centrale resta sempre il supportive care, ossia azioni di supporto come l’uso di ossigeno supplementare o in casi gravi i respiratori. Per il vaccino invece si pensa al 2021.

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