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Tridico e Parisi, i Dioscuri delle politiche sociali sotto la lente di Pennisi

All’inizio del governo gialloverde, l’allora ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali presentò i due Dioscuri che avrebbero riformato e modernizzato il welfare italiano: Domenico (detto Mimmo) Parisi e Pasquale Tridico. Due “accademici”: professore l’uno nella “preclare” (pur se sconosciuta in Italia) Università del Mississippi e l’altro nella più “casareccia” Università degli Studi Roma Tre. Non era chiaro chi dei due fosse il domatore di cavalli e chi il pugile. Era evidentissimo che da bravissimi argonauti, avrebbero navigato verso il vello d’oro della eliminazione della povertà e della piena occupazione.

Tridico era stato il teorico del reddito di cittadinanza. Parisi aveva una grande esperienza di politiche per l’occupazione: nel Mississippi (la cui popolazione è 2,9 milioni di persone, più meno come quella di Roma Capitale) il tasso di disoccupazione è solo il 4,5% della forza lavoro – anche si dovrebbe aggiungere che il tasso di partecipazione al mercato del lavoro è appena il 55,9%, il più basso negli Usa dopo quello del West Virginia, e che aziende da altri Stati dell’Unione vengono attirate da politiche salariali che portano a retribuzioni inferiori a quelle di gran parte degli Stati Uniti).

Ambedue oggi sono sotto tiro e sotto schiaffo. Non sta certo ad un chroniqueur discutere le loro credenziali accademiche. Oppure il piacere dei viaggi transatlantici e del gusto del lusso del primo. O le polemiche sullo stipendio del secondo e sulla procedura un po’ goffa che, a torto o a ragione, la stampa afferma che sia stata adottata per determinarlo.

Da cittadino della Repubblica italiana, mi chiedo se le aspettative suscitate al loro arrivo si sono realizzate. In materia di politiche attive del lavoro, l’Anpal guidata da Mimmo Parisi pare che abbia dato occupazione principalmente a 4 mila navigator (essere stato un Argonauta giova) che però vagano nel mare della disoccupazione senza una rotta ed una direzione. Il “vello d’oro” lo hanno trovato quelli di loro – che se è vero quanto riferito da alcuni giornali – intascano lo stipendio di navigator e continuano a fare i “giovani di studio” di avvocati e commercialisti.

Lo avrebbe trovato anche Parisi che, secondo una stampa forse maligna, scorrazza in auto blu (alla ricerca forse di disoccupati da collocare), vive in appartamento di lusso al centro di Roma e va spesso ad abbeverarsi in quel Mississippi (nuova fonte di saggezza) in condizioni differenti di quelli degli altri dipendenti pubblici. Tutto a spese dei contribuenti, anche di quelli che lavoro non lo hanno e lo cercano. Forse, il problema è che numerosi italiani, sia all’opposizione sia nella maggioranza, non comprendono “la visione” (mississipiana) di Parisi; si dovrebbe chiedere ad uno o due dei navigator di fargli da interprete. Si comprenderebbe meglio anche l’affare bislacco della miracolosa “app” che risolverebbe tutto e che la burocrazia cinica e bara gli impedisce di acquistare.

Ancor più curiosa la vicenda dell’altro Dioscuro, Pasquale Tridico. La visione pare chiara: trasformare l’Inps in un Inab (Istituto Nazionale di Assistenza e Beneficienza). Nel quadro di questa visione, possono attendere coloro che aspettano la cassa integrazione o le pensioni di reversibilità e ci si concentri sul “reddito di cittadinanza” secondo la regola “prima si eroga, poi si controlla”, in base alla quale i bonifici vanno a chi lavora al nero, a ricchi mafiosi, a gestori di rete di prostituzione e spaccio (come riporta una stampa che non pare amarlo). Lo stesso presidente del Consiglio, di solito calmo e flemmatico, si è inalberato ed ha annunciato un riforma profonda del “reddito di cittadinanza”.

Anche qui la soluzione c’è. A portata di mano. Creare un piccolo Inab che si occupi, in collaborazione con i comuni, il volontariato e le chiese, di assistenza e beneficienza, affidarne la guida a Tridico. E restituire l’Inps alle sue funzioni di occuparsi esclusivamente delle pensioni degli italiani.


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