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La moda ritorna all’essenziale ai tempi del Covid-19

Giorgio Armani, 86 anni, icona dell’eleganza della moda italiana nel mondo.

Capacità sartoriale straordinaria, il fascino di uno stile intramontabile anche sotto i colpi della pandemia. Con nuove prospettive e progetti.

Armani, il “principe” della creatività del marchio made in Italy che ha affermato un’idea universale di moda non costretta entro parametri prestabiliti, ma libera espressione di ogni donna. Una moda non frivola che descrive il presente, con lo sguardo al futuro.

Nella settimana della moda, tenutasi a Milano a fine settembre, Armani ha scelto di sfilare in diretta televisiva. È il primo stilista che fa entrare il grande pubblico nel tempio esclusivo dell’alta moda. Un evento a porte chiuse della collezione primavera-estate 2021, preceduto da una biografia del suo design dal titolo “Timeless Thoughts” (“Idee senza tempo”), con star del cinema raggianti nei suoi vestiti, come Isabelle Huppert, Juliette Binoche, Julia Roberts, Cate Blanchett.

Un’atmosfera austera, nella diretta televisiva dell’anno 2020. Sullo sfondo di un muro grigio, modelle e modelli hanno sfilato, su una passerella metallica, nella maestosa fluidità Armani. Gli sguardi forti, assorti e penetranti. Vestiti di eleganza assoluta e rigorosa, dai tessuti morbidi e dai colori neutri. Il vuoto dello spazio sembrava evocare le strade, le piazze deserte durante il periodo dell’isolamento. Con il senso ancora vivo di un periodo che fa parte di una storia non superata e di un dolore non dimenticato.

Nel tempo della pandemia Covid, nel mondo che ha interrotto bruscamente il modo di comunicare e di relazionarsi, è cambiato anche il modo di vestirsi e di guardare a se stessi. Con un sentire diverso. Quale messaggio dalla moda?

Dopo mesi passati a casa in tuta e dopo il riordino degli armadi, durante i giorni più bui, eliminando, insieme agli abiti, interi “pezzi” del passato, c’è ancora posto, nell’attuale difficile socialità, per il desiderio e la seduzione? E per mantenere la propria identità di donna?

La paura della seconda ondata del contagio, la corsa al vaccino, gli incontri “a debita distanza” e con mascherina, affievoliscono entusiasmi, slanci, fantasia e immaginazione, offuscando anche le relazioni. Forse, quelle meno importanti.

Gli abiti traducono, da sempre, emozioni e sensibilità. Stili che, nel tempo, rappresentano il cambiamento della società. Dai bustini “strizzati” a minigonne e stile unisex, la moda ha dato volto ad una donna che ha acquistato via via autonomia riappropriandosi anche del proprio corpo.

Dal primo ottobre al 14 marzo 2021, Parigi, a Palais Galliera, celebra Coco Chanel. Una mostra di oltre 350 pezzi per declinare l’abbigliamento femminile come libertà, energia, protagonismo. Uno stile rigoroso, sobrio, essenziale, ideato per l’intramontabile glamour di una donna che non rinuncia ad essere chic e sexy. Espressione di una donna protagonista della propria vita. “Se siete tristi, se avete un problema sentimentale, truccatevi, mettete il rossetto rosso alle labbra e attaccate!”, ha detto la “rivoluzionaria” Coco.

Smart working e distanziamento hanno, ora, ridotto drasticamente occasioni e opportunità di vita e professionali. In un’Italia profondamente cambiata in abitudini, modalità di lavoro e d’incontro, scuola, l’organizzazione del tempo libero è vista con una certa ritrosia, tra rischi, limitazioni e prenotazioni.

È il tempo del “fai da te”. Per cucinare, accudire casa e famiglia, avere cura del corpo. Forse, accettandosi un po’ di più, in una naturale semplicità. È il tempo della pazienza, dote sempre più fragile nel mondo convulso vissuto, prima del virus, come unico possibile e “reale”.

E la moda, veicolo dell’apparire per essere “riconoscibili”, può contribuire a creare nuovi stimoli e nuovi entusiasmi per “uscire dalla capanna” e ripartire?

Una sfida per stilisti ma anche per l’individualità. Una volta tanto sia uomini che donne cercano di ritrovarsi in un’identità diversa rispetto al passato. Consapevoli di dover rimuovere ‘qualcosa’. Il superfluo, l’eccessivo, l’illusorio. E di voler rinnovare quanto ha custodito senso, profondità, autenticità. Abbattendo sovrastrutture, maschere, finzioni, apparenze.

Una revisione che porti al centro la persona.

È il monito delle Istituzioni per l’economia. “Papa Francesco ha tracciato un nuovo umanesimo anche sul fronte economico, l’economia deve recuperare una dimensione che faccia capo alla “persona umana”, ha detto il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in occasione del Festival dell’Economia civile di Firenze.

Quale dimensione? È l’interrogativo che chiede risposte anche ai grandi stilisti.

Secondo l’indagine Confartigianato, da gennaio a luglio 2020, in una situazione generale di forte riduzione dei consumi, si è registrato un calo del 27,9% nell’abbigliamento e del 17,3% nelle calzature. Una débâcle che fatto crollare, secondo l’associazione di categoria, la produzione delle imprese artigiane (52% nel settore scarpe, pelletteria e del 55% nell’abbigliamento).

Boom per il commercio delle vendite online, con un incremento del 28%. In un tempo in cui i consumatori si rivolgono a canali d’acquisto che permettono di risparmiare sui costi.

Il lusso della gioielleria tradizionale comincia a cedere il posto alla sostenibilità. Lucenti diamanti ecologici coltivati in laboratorio, di colore, peso, taglio e purezza pari a quelli tradizionali. Diamanti “etici”, dunque, e a prezzi accessibili.

“Etica” anche nei profumi. È ancora una volta Armani che lancia “My Way”, profumo carbon neutral, obiettivo, entro il 2025, per tutti i cosmetici della linea Armani Beauty. Un progetto che compensa l’inquinamento generato dalla produzione dei profumi con la piantumazione di alberi.

La moda resiste, dunque, con una nuova consapevolezza e flessibilità. Raccontando collezioni via video con colori e luccichii per rianimare il settore in crisi. Tra interrogativi e incertezze.

“La passerella che non c’è mai stata”, in assenza di sfilate dal vivo, è il nome della collezione uomo e donna 2021 della stilista Miuccia Prada, quest’anno firmata insieme a Raf Simons.

Altri, invece, fedeli alle sfilate “dal vivo” come Fendi, Ferretti, Dolce&Gabbana, Max Mara, Etro, Sportmax, Boss, Versace, Philosophy, Ferragamo, Blumarine.

“Una volta che la polvere si depositerà su questa crisi, la moda dovrà affrontare un mercato recessivo e un panorama in drammatica trasformazione. Ciò richiederà una collaborazione senza precedenti all’interno del settore, anche tra concorrenti. Nessuna azienda supererà la pandemia da sola e i fashion players dovranno condividere dati, strategie e approfondimenti su come navigare in mezzo alla tempesta” ha dichiarato Imran Amed, fondatore e CEO di The Business of Fashion. “La crisi è un catalizzatore che obbligherà l’industria a un cambiamento: è il momento di prepararsi per un mondo post-coronavirus”.

“A causa dell’interdipendenza del settore e della gravità della crisi, ci aspettiamo che l’impatto sulle aziende di moda sia a lungo termine. Ma questa crisi offre anche alla moda l’opportunità di ridisegnare tutta la catena del settore e di concentrarsi sui valori in base ai quali misuriamo le nostre azioni”, ha affermato Achim Berg, leader globale del gruppo Apparel, Fashion & Luxury di McKinsey & Company.

Sfilate virtuali, showroom digitali, commercio livestream, innovazione tecnologica sono, dunque, strumenti indispensabili per il business. Ed è già realtà, nella moda, il dibattito sulla sostenibilità per un futuro sempre più green, richiesto anche dai consumatori, oggi più sensibili al tema, dopo l’emergenza Covid.

Ma la domanda è sempre la stessa. Come cambierà l’individuo, oltre la moda del momento?

Occorrono “scatti interiori”. Quelli che vedono le donne sempre sui blocchi di partenza. Tema tutt’altro che frivolo, la moda interpreta l’intensità delle emozioni alle quali le donne non rinunciano mai e la capacità di ritrovare energie nuove. È lo stile interiore di sensibilità, disponibilità ed accoglienza, apprezzato dagli uomini più responsabili.

Oggi, guardando al passato per guardare al futuro, vorremmo “nuovi” uomini e donne, uniti in un percorso comune. Per combattere volgarità, definire priorità, relazioni significative, il valore etico che va al di là dei rapporti di forza e delle apparenze. Per ripensare ad una vita autentica, non omologata, nella sua delicata e splendida imperfezione. Per dare voce a sentimenti profondi, essenziali e ripensare ad un futuro che ognuno, ora più che mai, ha l’opportunità di disegnare, con coraggio. Con la vera “eleganza” che non sarà mai dimenticata.


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