Un leghista doc. Sul sito della fondazione di Angelino Alfano. Che parla di popolarismo, Dc e moderati. Tutto vero. È passata sotto traccia nella gran cassa pre-elettorale un’intervista rilasciata da Raffaele Volpi, deputato del Carroccio e presidente del Copasir, alla Fondazione De Gasperi. Merita invece una lettura. Specie dopo lo scossone preso dal centrodestra all’indomani delle regionali.
“Popolari e leghisti”. Già nel titolo c’è un ossimoro, o forse no. Volpi, pavese, 60 anni, non è proprio una retrovia della Lega. In Parlamento dal 2008, nel 2014 ha preso le redini di “Noi con Salvini”, la macchina da guerra di via Bellerio con cui Matteo Salvini ha conquistato il Sud. Fatta eccezione per la battuta di arresto fotografata ieri, non si può dire gli sia andata così male.
Nell’intervista, il capo del Copasir sembra aprire a una svolta popolare del Carroccio. “Non si può essere democristiani perché non esiste più la Dc, ma si può essere popolari in qualsiasi partito”, dice lui, che dei suoi primi passi mossi fra le fila della Dc lombarda non si è mai vergognato, “io non mi faccio problemi a dirlo”, scherzava in un’intervista a Formiche.net di febbraio. E poi ancora: “Ritengo che parlare da un lato di un popolarismo non necessariamente centrista e dall’altro di un riformismo creerebbe un confronto più sano in questo momento”.
Parole che un po’ stonano con i toni da oltranzismo nudo e crudo del “Capitano” e pesano tanto più perché Volpi, con Salvini, ha un ottimo rapporto (su Facebook espone fiero una foto profilo a fianco del segretario), e pure con Giancarlo Giorgetti, il vice che, così dicono le cronache di palazzo, ne ha abbastanza della retorica sovranista e infatti si è schierato apertamente per il no al referendum sul taglio dei parlamentari.
Già la scelta di parlare e dialogare con la fondazione presieduta da Alfano, ex braccio destro di Silvio Berlusconi, poi ministro con Letta, Renzi, Gentiloni a capo di Ncd, oggi tornato avvocato, è una notizia non da poco.
Vuol dire che la fatwa leghista contro Alfano, e il mondo a lui vicino, non c’è più, o almeno non è condivisa da tutti gli ufficiali del partito. D’altronde sembra che lo stesso Giorgetti abbia incontrato e conosciuto la fondazione ispirata allo statista trentino, fondata trent’anni fa dalla figlia primogenita Maria Romana De Gasperi, a lungo guidata da un certo Giulio Andreotti.
“Chi sono, oggi, i moderati?” chiede a Volpi l’intervistatore Luca Di Cesare. “Si può essere “moderati” in qualsiasi schieramento politico e ciò dovrebbe essere il richiamo per i giovani che vogliono impegnarsi nella politica”, risponde serafico lui.
Capitolo Europa, il deputato del Carroccio tira un buffetto al Ppe (partito cui la Fondazione è in parte legata tramite un network che fa capo al think tank di Bruxelles Martens Centre). Affettuoso, si intende. “Oggi potrebbe essere considerato una coalizione e non più un partito – dice Volpi, ma subito dopo, preso da un afflato Dc, definisce “centrale” la “bontà del confronto politico”. E aggiunge: “È necessario un ripensamento da parte del Partito Popolare Europeo perché per molti anni in Europa ha governato con i socialisti europei”. Come a dire: con i socialisti, il Ppe non ci azzecca granché. Con noi sì.