Papa Francesco ha lodato la decisione, assunta questa settimana dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che ha adottato una Risoluzione che “predispone alcune misure per affrontare le devastanti conseguenze del virus Covid-19, particolarmente per le zone già teatro di conflitti”.
Sostenuta da 135 Paesi, la decisione appare a Francesco apprezzabile per “la richiesta di un cessate-il-fuoco globale e immediato, che permetterebbe la pace e la sicurezza indispensabili per fornire l’assistenza umanitaria così urgentemente necessaria. Auspico che tale decisione venga attuata effettivamente e tempestivamente per il bene di tante persone che stanno soffrendo. Possa questa Risoluzione del Consiglio di Sicurezza diventare un primo passo coraggioso per un futuro di pace”.
La stampa accreditata in Vaticano fa sapere che nel testo diffuso poco prima dell’Angelus era previsto anche un appello del papa per Hong Kong, dove proprio in questi giorni è stata introdotta da Pechino la nuova legislazione sulla sicurezza. Il testo di cui si parla avrebbe ribadito i principi più cari alla Santa Sede: rispetto degli aneliti e dialogo. Non essendo stato letto il testo non esiste, ma si può escludere che la mancata pronuncia sia stata dovuta a pressioni cinesi. In un lasso di tempo così breve, il testo alla stampa viene divulgato meno di un’ora prima della pronuncia, è un’ipotesi che non sembra reggere all’evidenza. Vista la delicatezza mondiale del problema e la chiara preoccupazione di tutelare il dialogo e non di chiudere gli spiragli esistenti, si può ipotizzare che si sia ritenuto di far intendere quale sia il pensiero di Roma senza esternarlo però ufficialmente.
Non commento il testo perché non è stato pronunciato. La sua stesura e la stessa non pronuncia cosa potrebbero indicare? Uno sforzo ulteriore per tenere in piedi una prospettiva che aiuti la popolazione di Hong Kong e tutti i cinesi, non che usi i problemi come grimaldello conflittuale contro un regime che sta agendo con una potenza che nessuno a Hong Kong può sfidare. Cosa c’è dunque più che il rispetto delle legittime attese e del dialogo per aiutare a conseguirle? A guardar bene è lo stesso testo dell’Angelus odierno a rendere possibili una valutazione del genere. Commentando il brano evangelico il papa si è riferito così al passo in cui Gesù esprime la sua gratitudine al Padre per aver rivelato il Regno dei Cieli ai poveri e ai semplici: “In primo luogo, Gesù loda il Padre, perché ha tenuto nascosti i segreti del suo Regno, della sua verità, “ai sapienti e ai dotti” (v. 25). Li chiama così con un velo di ironia, perché presumono di essere saggi, sapienti, e dunque hanno il cuore chiuso, tante volte. La vera saggezza viene anche dal cuore, non è soltanto capire idee”. In queste ultime parole, ovviamente, non c’è un riferimento esplicito, ma una possibile indicazione di metodo.