Skip to main content

Il Piano resiliente di Colao e l’Italia nuova start-up nation

Di Valerio De Luca

Il rilancio del potenziale unico dell’Italia, che è alla base del Piano Colao e del decreto Rilancio, passa necessariamente per la resilienza del sistema Paese, e cioè il grado di resistenza ad uno shock delle istituzioni, delle strutture economiche e delle forze sociali che, sostenute da una carica di futuro, le consente di “balzare avanti” e di trasformarsi in qualcosa di più e di nuovo.

Questa metamorfosi post-Covid rappresenta la cosiddetta “New Normality” in cui già viviamo senza accorgercene. Il concetto di resilienza trasformativa è il nodo focale del Piano Colao per “un Italia più forte, resiliente ed equa” che poggia sui due pilastri della sostenibilità e innovazione, che in modo trasversale attraversano i sei macro-obiettivi e sei macro-settori delle “Iniziative per il rilancio 2020-2022”.

Queste proposte devono necessariamente leggersi in un quadro europeo e sovranazionale di misure straordinarie per il rilancio, a partire dal Green New Deal, al Recovery Fund fino all’enorme immissione di liquidità della Bce. Sono, quindi, prioritari la semplificazione della burocrazia, la riforma fiscale, digitalizzazione con il 5G e infrastrutture e ambiente.

Il governo e le istituzioni europee hanno saputo fronteggiare con decisione la crisi Covid-19, intervenendo con sostegni economici straordinari a cittadini e imprese, sebbene “i lacci e lacciuoli” della burocrazia hanno rallentato l’erogazione di fondi, ostacolando un’azione efficace e tempestiva soprattutto per le persone e le imprese in maggiori difficoltà. Si aggiunga poi che questa immissione di liquidità ha raggiunto anche persone e imprese che vivono nel “mondo di mezzo” del sommerso, sollevando una questione di equità fiscale, nel momento in cui lavoratori e imprese che pagano le tasse stanno di fatto sostenendo e finanziando chi non le paga.

In questo quadro, ben vengano le proposte di introdurre una voluntary disclosure per l’emersione e la regolarizzazione del contante derivante da redditi non dichiarati con il pagamento di un’imposta sostitutiva e l’obbligo di investimento di una parte dell’ammontare (40-60%) per 5 anni in strumenti finanziari di sostegno al Paese. Un buon mix regolamentare di incentivi, paletti e sanzioni. Ed ancora porre l’innovazione a servizio dell’equità fiscale e della sostenibilità delle finanze pubbliche con l’accelerazione verso la cashless society e il passaggio alla moneta e ai pagamenti elettronici che velocizzano i processi, rendendoli più sicuri e tracciabili, e al tempo stesso scoraggia l’uso di contanti.

La task force di Colao ha il coraggio di prendere una posizione a favore di un “superamento” del testo del codice degli appalti, proponendo però un rimedio peggiore del male che intende curare: la “complessiva riscrittura” del testo. Si rimane assai perplessi sulle tecniche legislative da adottare per semplificare il codice degli appalti in un’ottica di modernizzazione del Paese che può realizzarsi solo attraverso  l’immediato sblocco degli investimenti nelle grandi opere ed infrastrutture strategiche  che sono il vero volano di rilancio dell’intera filiera con spillover trasformativi e pervasivi sul territorio nazionale.

Nella scheda 22 si afferma : “Norme speciali o emergenziali e commissariamenti non danno risultati positivi concreti se non in casi condizionati da alti livelli di pressione sociale (vedi Expo 2015 e Ponte di Genova)”. E si aggiunge: “La riscrittura del codice richiede un tempo non breve, con la probabile costituzione di esperti che mal si concilia con la necessità di rilancio immediato delle infrastrutture”. In questo modo si lancia un sasso ma si nasconde la mano, rinviando la decisione ad un iter politico-legislativo che approderà necessariamente al solito “porto delle nebbie”.

Sarebbe meglio, invece, avvalersi appieno di un regime emergenziale con norme speciali ed eccezionali che, sospendendo e disapplicando temporaneamente e in parte la normativa esistente, introduce principi innovativi ed ambiti di disciplina derogatoria che modulano i diversi interessi in gioco, sia del pubblico che del privato.

Si potrebbe ottenere, ad esempio, una semplificazione della procedure di gara, in particolare, nella fase di assegnazione dei lavori, accelerando così i tempi, come docet il modello “ponte di Genova”, combinando poi la previsione esistente nel Codice di una negoziazione senza pubblicazione ma con invito a offrire con l’attuale normativa in tempi di Covid del bando europeo per gli investimenti ad alta innovazione. Questo regime emergenziale nel tempo potrebbe estendere il suo ambito di materie e di competenze, abrogando in parte o in toto la normativa vigente, stratificandosi e consolidandosi in una normativa autonoma che potrebbe portare naturalmente ad una codificazione di settore.

Un altro punto veramente cruciale riguarda il ruolo di intervento dello Stato nell’economia ed, in particolare, nel capitale delle imprese che, secondo il Piano Colao, può avvenire solo “in situazioni di emergenza” e con interventi “temporanei e selettivi”.

Facendo leva sulla normativa europea che prevede in tempi di emergenza, da un lato, la sospensione temporanea degli austeri vincoli di bilancio del patto di stabilità e crescita, e dall’altro, il divieto degli aiuti di Stato alle imprese, si presenta la grande occasione per dare un valido sostegno all’innovazione e alla rivoluzione verde in una logica virtuosa di partnership pubblico-privato. Si pensi solo, ad esempio, come l’inondazione di liquidità che giungerà potrà essere assorbita dagli investimenti statali e combinata con un calibrato sistema di incentivi nella direzione del potenziamento della banda larga e della tecnologia 5G in un’infrastruttura unica nel settore delle telecomunicazioni.

Lo Stato, grazie anche al ruolo propulsivo di Cdp e del Fondo Nazionale Innovazione, può fungere da catalizzatore per le imprese italiane verso i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, con un effetto moltiplicatore della digitalizzazione sui territori, sul lavoro, sulla burocrazia e sulla scuola.

In ultima analisi, rilanciare il potenziale unico del Paese, che è la mission della nostra Task Force Italia e delle sue linee di azioni strategiche, significa correre sui corsieri di innovazione e sostenibilità per trasformare in modo resiliente l’Italia in una nuova “Start-up Nation”.

×

Iscriviti alla newsletter