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Parlare di resa dei conti nel M5S è sbagliato. Francesco D’Uva spiega perché

“Siamo ancora in piena emergenza, il Covid- 19 ha colpito anche l’organizzazione e i tempi degli Stati Generali del Movimento che spero possano esserci il prima possibile”. La premessa necessaria per navigare le acque del Movimento 5 Stelle in queste settimane è l’emergenza Covid-19 che, spiega a Formiche.net Francesco D’Uva, ha scompaginato tutti i piani della forza guidata ora da Vito Crimi. “È chiaro che ora è facile parlare di scontri all’interno della forza principale di maggioranza in Parlamento, però la verità è che siamo abbastanza compatti e in questo Vito Crimi e i direttivi di Camera e Senato stanno facendo un lavoro eccellente”, aggiunge il deputato questore di M5S già capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera durante il governo Conte I. E poi un auspicio: che il buon esempio dell’attivismo messinese, da cui lui proviene, possa essere esportato anche negli altri territori.

A proposito degli Stati Generali del Movimento, oggi il Capo politico reggente Crimi ha parlato di un percorso in due fasi: un primo incontro a stretto giro per poi iniziare un percorso più ampio. Si è parlato di “resa dei conti” nelle prossime due settimane, è possibile immaginare delle tempistiche?

Ancora non è possibile dire quando sarà di preciso, ma io credo debba essere il prima possibile. Però voglio dire con chiarezza che parlare di resa dei conti è sbagliato. La resa dei conti c’è nel momento in cui si spinge in direzioni completamente diverse tra loro, e io questo non lo vedo. Il Movimento 5 Stelle sui temi principali è molto compatto: l’aiuto degli ultimi, la lotta ai privilegi, la lotta green e una giustizia più giusta. Tutto questo è abbastanza chiaro. Mi sembra piuttosto che si ingigantiscano semplici discussioni che è lecito ci siano.

In che senso?

Chi vuole disegnare il Movimento in mille modi diversi sbaglia. In questo momento c’è chi sta facendo il possibile per cambiare il Paese secondo la visione del Movimento 5 Stelle e lo fa in base al ruolo che ricopre. Questo è fondamentale che venga chiarito.

Questa mattina Crimi ha detto: al di là delle persone, contano le idee. Però c’è il nodo del Capo politico da sciogliere. voto su Rousseau per la sua elezione, comitato organizzativo o entrambe le cose?

Non è qualcosa che, chiaramente, si può riuscire a risolvere facilmente. Per me in questo momento bisogna capire quale sia la strada migliore, ma non mi sembra che siano uno in controtendenza rispetto all’altra. Valutare la possibilità di un comitato organizzativo mi sembra una cosa positiva perché può essere utile a racchiudere non le anime del Movimento, ma a sciogliere gli eventuali nodi che si dovessero presentare. Ciò non toglie che un comitato di questo tipo non escluda la possibilità di avere anche un Capo politico a tutti gli effetti.

Un Capo politico che sarebbe eletto attraverso Rousseau?

Noi siamo la forza politica che rispetto a tutte le altre ha una piattaforma di fare elezioni di questo tipo. Ogni singolo parlamentare versa una quota ed è giusto e normale che venga utilizzata. Lo facciamo proprio perché vogliamo che queste decisioni vengano prese da tutti gli iscritti al Movimento. Qualunque decisione venga presa deve passare da Rousseau. È quasi ridondante ripeterlo.

Eppure critiche al governo e al Movimento 5 Stelle sono arrivate, ad esempio, da Alessandro di Battista. Con lui c’è un dialogo o è vero che c’è una competizione tra lui e Di Maio per la guida del Movimento?

Ho cercato prima di non fare nomi dicendo che ognuno fa quello che può in base al ruolo che ricopre e di fatto era riferito anche ad Alessandro. Lui è un attivista molto importante, ha un grande peso e una grande popolarità, ma tutto si può dire fuorché che ci sia rivalità. Alessandro per noi è una risorsa, va non solo rispettato ma anche stimato per quello che fa. È una persona che al Movimento 5 Stelle ha dato tanto e se proprio bisogna definire il rapporto con lui non è certo di rivalità ma di dialogo. Quando lui critica il governo con i toni che conosciamo gli appartengono, non lo fa per distruggere qualcosa ma per fare in modo che M5S possa migliorarsi.

Nei prossimi giorni, mercoledì, arriverà anche Beppe Grillo a Roma. Cosa si aspetta da questo incontro?

Devo essere sincero, non sapevo venisse a Roma. Beppe Grillo è il garante e una figura importantissima nel Movimento ma non ha mai fatto valere il suo peso di garante per far spostare M5S in una direzione o in un’altra. Sono certo che ascolterà chi sta a Roma e vive la quotidianità del governo, del Parlamento e del Movimento in sé e darà certamente un aiuto importantissimo per noi.

Questa mattina un articolo del Corriere parlava di 6000 attivisti persi in 4 mesi e dal 2018 i sondaggi parlano di un calo nelle intenzioni di voto. C’è un problema di contatto con gli attivisti e gli elettori? E come rimediare?

Ma, intanto bisogna vedere bene questi 6000 attivisti come sono stati conteggiati perché non è chiarissimo. Si parla della chiusura dei MeetUp, che sono piattaforme online, certamente importanti, ma che non necessariamente spariscono nel nulla, potrebbero essersi spostati altrove, come ad esempio su Rousseau. Ma al di là di questo bisogna guardare territorio per territorio. Per me, da deputato messinese, è facile parlare del territorio che conosco: da noi il gruppo di attivisti è molto attivo, organizza eventi importanti, abbiamo rappresentati al consiglio di quartiere, al consiglio comunale, in regione e poi in Parlamento. I gruppi di attivisti si confrontano sì con i portavoce eletti, ma gli eventi sul territorio sono iniziative che partono proprio da loro: dal banchetto alla pulizia della spiaggia. Dobbiamo ricordarci che l’esperienza del Movimento nasce proprio da questo.

Cioè?

Io stesso oggi sono in Parlamento, ma come sono arrivato qui? Ero stanco di delegare qualcun altro e mi son detto: “Ora mi rimbocco le maniche e mi metto a fare qualcosa per il mio territorio”. Dopo flash mob, presentazioni di libri, eventi ti trasformano in un cittadino attivo. Se uno si aspetta che siano solo i portavoce – impegnati nell’attività istituzionale – a dire cosa fare non ha capito il senso della cittadinanza attiva. Gli attivisti devono prendere le iniziative necessarie per fare il bene del proprio territorio. A Messina su questo siamo molto fortunati, spero che possa essere il modello per altri territori.



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