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Sì al Mes, non ci sono alternative (e Conte lo sa). Il prof. Calise spiega perché

Questo governo ha un nodo da sciogliere, uno su tutti: il tempo. Se non si capisce che l’obiettivo è creare un piano che nelle prossime settimane inizi a far ripartire l’Italia, si tornerà a navigare in acque non semplicemente burrascose, ma in tempesta. Lo crede Mauro Calise, professore di Scienza Politica all’Università Federico II di Napoli che in una conversazione con Formiche.net traccia la via stretta che il presidente del Consiglio e la sua maggioranza hanno davanti: sul Mes Conte non ha scelta, e lo capiranno anche i 5 Stelle, con tutti i mal di pancia del caso. In questi due anni, aggiunge il professore, Conte è cresciuto politicamente e ha saputo affrontare la crisi meglio di politici come Trump e Johnson.

Professore, Conte nella sua ultima conferenza stampa ha parlato di “Stati Generali dell’Economia” per raccogliere le migliori idee per il futuro dell’Italia. Operazione mediatica, come alcuni critici hanno commentato, oppure opportunità?

Un po’ l’uno e l’altro. Mi spiego: le idee servono e sicuramente è utile coinvolgere in questa fase lo spettro più ampio possibile delle forze economiche e anche di quelle politiche perché è chiaro che a quel punto non si può tenere fuori dalla porta chi magari fa capo a orientamenti dell’opposizione. Però il nodo da sciogliere resta sempre lo stesso.

Quale?

Il tempo. L’obiettivo dovrebbe essere quello di dividere tra idee buone per i prossimi 10 anni e idee buone per le prossime 10 settimane. Chiarire subito che l’obiettivo fondamentale è quello della rapidità dell’implementazione perché è su questo che si gioca la partita. La differenza la fanno i tempi, quindi se questa iniziativa aiuta ad accelerarli sarà preziosa, se serve solo a prender tempo, allora diventa solo un’operazione di comunicazione.

Parlando di tempi, da parte dell’Europa c’è stata un’apertura con il Recovery Fund che stanzia fondi per i Paesi che più hanno subito la crisi da Covid-19, però si parla di risorse che arriveranno in un futuro non immediato. Questa mattina Zingaretti ha detto il suo sì netto al Mes, mentre da M5S ancora ci sono delle resistenze. Sarà questo il terreno di un nuovo screzio tra le due forze di maggioranza?

Io penso che Conte non abbia alternative su questo. Se cominciamo a fare distinguo sul Mes l’Europa ci volta le spalle. Io credo che Conte andrà dritto e mi aspetto che con un po’ di mal di pancia lo facciano anche i 5 Stelle, altrimenti si ritorna in alto mare e si torna a ballare perché nel momento in cui c’è un’apertura di credito così importante da parte dell’Ue si capisce però che bisogna guadagnarselo. Se tu rispondi dicendo “Il Mes no”, cambia proprio lo scenario politico. Se i 5 Stelle si mettono di traverso vuol dire che cambia tutto.

Ma se i 5 Stelle dovessero mettersi di traverso, i cittadini capirebbero le ragioni di una scelta simile?

Io non credo che i cittadini capirebbero, comunque il problema fondamentale è che non ci sono molte alternative a questo punto, piaccia o non piaccia. Non lo vedo come il problema principale, ma come un problema tattico. Il problema principale è con che tempi siamo in grado di spendere i quattrini e con che tempi i quattrini arriveranno. E su questo bisogna avere delle idee facilmente implementabili.

Ad esempio come?

Per esempio sbloccare subito tutti i cantieri che si potrebbero sbloccare come il modello Genova, per capirsi, è un’altra scelta che se il Pd e i sindacati iniziano a farsi venire i mal di pancia è un altro segnale che i soldi non si spenderanno. Se questi segnali si moltiplicano poi in autunno arriva il conto, e non arriva dall’Europa ma dalle piazze.

In autunno ci saranno, probabilmente, le elezioni regionali. Saranno un test per la politica, a suo giudizio? 

Non credo. Le elezioni regionali confermeranno quelli che oggi sono già al governo delle regioni. Insomma, avrà la sua parte la Lega, avrà la sua parte la sinistra e grosso modo non si smuoverà niente a livello nazionale. O meglio, si rafforzerà il governo regionale per di più di regioni che hanno dato una buona prova di sé in questi mesi. Altra cosa sarebbe stata se fosse andata al voto la Lombardia, ad esempio. Si sarebbe aperta la partita. Mi aspetto quindi che gli equilibri restino gli stessi.

Sono da poco passati due anni di Conte a Palazzo Chigi. Come li valuta?

Conte è cresciuto moltissimo. È un caso da manuale di come il ruolo possa modificare le personalità. Lui aveva un ottimo retroterra giuridico, ma pochissima o forse nessuna esperienza politica. Ha mostrato di maturare questa esperienza sul campo anche in situazioni difficilissime. Chiaramente si può sempre pretendere di più, però se guardiamo a quello che è successo in Paesi come la Gran Bretagna e l’America che dovrebbero avere dei sistemi di leadership a forte legittimazione popolare e sono stati un disastro dal punto di vista della crisi. Io penso sempre che in questi casi si debba guardare la complessità della situazione e su questa base valutare. Un neofita come Conte se l’è cavata molto meglio di leader professionisti del mestiere come Trump e Johnson, e anche Macron non ne è uscito proprio bene.

Questo, secondo lei, significa anche che c’è uno spazio per la famigerata lista Conte?

Intanto l’interesse principale di Conte è che non si vada al voto. Sta gestendo una situazione complessa e la sta portando avanti e questo è anche l’interesse della partita europea. Se si andasse rapidamente al voto tutte le aperture di credito dell’Europa verrebbero rimesse in discussione, quindi Conte adesso sta giocando in una dimensione anche internazionale. Io non credo che ora abbia l’idea di farsi un partito, piuttosto l’idea di far durare il più possibile un governo che sta gestendo delle manovre finanziarie senza precedenti nella Storia del nostro Paese. È più che sufficiente, credo, dal suo punto di vista.



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