“Desidero ringraziarli tutti e ciascuno. L’Italia – in questa emergenza – ha mostrato il suo volto migliore. Sono fiero del mio Paese”. L’occasione è il Concerto dedicato alle vittime del coronavirus in occasione della Festa della Repubblica, a parlare è il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Al centro delle sue parole, un messaggio fondamentale: è necessario cercare unità, coesione, collaborazione, quella che nei momenti più difficili della Storia hanno permesso all’Italia e agli italiani di superare le prove più impegnative. “Sono convinto che insieme ce la faremo. Che il legame che ci tiene uniti sarà più forte delle tensioni e delle difficoltà”, dice Mattarella, che nel suo discorso non ha dimenticato il segnale forte arrivato dall’Europa.
A partire dal 1946 “forze politiche, che erano divise, distanti e contrapposte su molti punti, trovavano il modo di collaborare nella redazione della nostra Costituzione, convergendo nella condivisione di valori e principi su cui fondare la nostra democrazia”, dice il Capo dello Stato, partendo proprio dall’inizio, dal momento in cui gli italiani reduci da una guerra mondiale e da lacerazioni interne si misero assieme per costruire un Paese migliore, ponendo le nuove fondamenta della Repubblica che si trovano oggi tra le pagine della Costituzione. “Abbiamo detto tante volte che noi italiani abbiamo le qualità e la forza d’animo per riuscire a superare anche questa prova. Così come abbiamo ricostruito il Paese settant’anni fa. Lo abbiamo visto nelle settimane che abbiamo alle spalle. Abbiamo toccato con mano la solidarietà, la generosità, la professionalità, la pazienza, il rispetto delle regole. Abbiamo riscoperto, in tante occasioni, giorno per giorno, doti che, a taluno, sembravano nascoste o appannate, come il senso dello Stato e l’altruismo. Abbiamo ritrovato, nel momento più difficile, il vero volto della Repubblica”.
E la prova per cittadini e istituzioni posta dal coronavirus è certamente diversa da quella che arrivava all’indomani del secondo conflitto mondiale, ma non per questo è meno importante. “Questo giorno interpella tutti coloro che hanno una responsabilità istituzionale – a partire da me naturalmente – circa il dovere di essere all’altezza di quel dolore, di quella speranza, di quel bisogno di fiducia”, sottolinea il Capo dello Stato, che ancora una volta invita istituzioni e forze politiche a cercare un punto di incontro. “Mi permetto di invitare, ancora una volta, a trovare le tante ragioni di uno sforzo comune, che non attenua le differenze di posizione politica né la diversità dei ruoli istituzionali”, sottolinea Mattarella, il quale ricorda quale sia la partita in gioco: “Siamo tutti chiamati a un impegno comune contro un gravissimo pericolo che ha investito la nostra Italia sul piano della salute, economico e sociale. Le sofferenze provocate dalla malattia non vanno brandite gli uni contro gli altri. Questo sentimento profondo, che avverto nei nostri concittadini, esige rispetto, serietà, rigore, senso della misura e attaccamento alle istituzioni. E lo richiede a tutti, tanto più a chi ha maggiori responsabilità. Non soltanto a livello politico”.
Il Capo dello Stato volge poi lo sguardo verso il futuro: “Questo 2 giugno ci invita a riflettere tutti su cosa è, su cosa vuole essere la Repubblica oggi. Non si tratta di immaginare di sospendere o annullare la normale dialettica politica. La democrazia vive e si alimenta di confronto fra posizioni diverse. Ma c’è qualcosa che viene prima della politica e che segna il suo limite. Qualcosa che non è disponibile per nessuna maggioranza e per nessuna opposizione: l’unità morale, la condivisione di un unico destino, il sentirsi responsabili l’uno dell’altro. Una generazione con l’altra. Un territorio con l’altro. Un ambiente sociale con l’altro. Tutti parte di una stessa storia. Di uno stesso popolo”.
E l’Italia, aggiunge il Presidente della Repubblica, non è sola in questo percorso di risalita. “L’Europa manifesta di aver ritrovato l’autentico spirito della sua integrazione”. Per il capo dello Stato “si va affermando, sempre più forte, la consapevolezza che la solidarietà tra i Paesi dell’Unione non è una scelta tra le tante, ma la sola via possibile per affrontare con successo la crisi più grave che le nostre generazioni abbiano vissuto. Nessun Paese avrà un futuro accettabile senza l’Unione europea. Neppure il più forte. Neppure il meno colpito dal virus. Adesso – ha aggiunto – dipende anche da noi: dalla nostra intelligenza, dalla nostra coesione, dalla nostra capacità di decisioni efficaci”.