E se dalla risposta collettiva degli italiani alla crisi del Covid-19 stesse nascendo, come vari aspetti e fattori sembrano evidenziare, un nuovo senso di cittadinanza, un nuovo sentiment del “bene comune”? Si tratterebbe di un grande passo avanti per la nostra democrazia, per la stessa vita politica e per il rapporto tra i cittadini e la politica, da vari anni ipotecato dal predominio del populismo, del nuovo dilettantismo, del principio del “uno vale uno”, del ripudio diffuso verso ogni tipo di élite, da cui tra l’altro era maturato il grande successo nelle elezioni del 2018 dei Cinque Stelle soprattutto (ma non solo) nel Mezzogiorno. E proprio dall’incontro fra due populismi, uno dei quali si era abbeverato dalle origini alla fonte del nuovo dilettantismo, era nato il governo giallo-verde, il Conte 1.
A questo punto invece non mi sembra azzardato poter dire che il grande shock del Covid-19 sta funzionando come un frullatore in cui si possono rimescolare gli ingredienti del processo democratico. Tornano sulla scena, messa in campo dal governo, e godendo di ampio rispetto popolare, quelle élite prima ripudiate sia dal populismo che dal nuovo dilettantismo. Cosa sono infatti gli scienziati, i virologi, gli epidemiologi che compongono il largo comitato tecnico scientifico? O cosa sono ad esempio gli economisti, i manager e gli altri esperti che compongono la vasta task force guidato da Vittorio Colao cui è affidata la seconda e la terza fase della ripresa? Due componenti che entrambe basano il loro apporto sulla comprovata esperienza e competenza. Ma c’è di più. Gli italiani, che sembravano diventati un popolo con scarso senso di identità Nazionale e uniti da un certo accanimento populistico contro “i poteri costituiti”, emergono da una sezione dell’ultimo sondaggio di Ilvo Diamanti (vedi Repubblica di domenica 3 maggio), come un popolo innanzitutto dotati di un buon grado di autostima e di un buon grado di fiducia nei loro concittadini, consapevoli di perseguire in modo individuale e collettivo il bene comune.
Il quesito è unico: “Su una scala da 1 a 10 che voto darebbe in questo momento per come si sta comportando rispetto all’emergenza Coronavirus? A…?”
Ben il 91% attribuisce un voto uguale o superiore a 6 a..”se stesso nei suoi comportamenti quotidiani” e ben il 79% attribuisce lo stesso voto “ai cittadini Italiani, nei loro comportamenti quotidiani”.
L’altro aspetto che emerge dal sondaggio è poi che i cittadini, come per certi versi tende ad avvenire di fronte a fenomeni calamitosi, si stringono decisamente attorno alle istituzioni, con percentuali dell’ 87% per il sistema sanitario, dell’87% per la Protezione Civile, del 76% per il Presidente della Repubblica e perfino del 66% per le regioni, che normalmente non sono considerate fra le istituzioni più efficienti.
Ovviamente chi paga il pegno della sua “distanza”, delle sue fratture interne e dei ritardi è l’Unione Europea, che incontra il consenso solo di un 34% dei cittadini.
Quanto al governo, scende da un 82% rilevato il 16 Marzo a un 67% rilevato il 30 Aprile, pagando probabilmente il prezzo di qualche divisione interna e dei ritardi nell’effettività delle prime misure come ad esempio il Decreto Liquidità, ma si tratta sempre di un consenso elevato, mentre l’opposizione di centrodesta nella valutazione dei cittadini si attesta allo stesso livello dell’Unione Europea.
Evidentemente gli Italiani, immersi nella crisi del coronavirus, hanno un approccio opposto rispetto a quella tara della divisività che i grandi sociologi da tempo ad essi attribuiscono e sono invece portati a ricercare e privilegiare, nella risposta alla crisi, le ragioni e gli atteggiamenti che uniscono rispetto a quelli che dividono e per questo penalizzano il Centrodestra, come emerge anche dalla netta caduta nei sondaggi di Salvini e della Lega Nord.
Mi hanno spiegato che nel linguaggio dei segni cinese la parola crisi e la parola opportunità si rappresentano con gli stessi segni. Se la crisi del Covid-19 ci darà l’opportunità di ridurre significativamente nella vita politica Italiana il tasso di populismo, il tasso di dilettantismo e di riavvicinare i cittadini alle istituzioni sarà certamente un lascito positivo.