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Investimenti, infrastrutture e innovazione. Istruzioni per la Fase 2

Di Andrea Chiappetta e Alessandro Golkar

Le crisi non sono tragedie. Sono spostamenti di equilibri. Tutto sta a riposizionarsi in maniera intelligente, ripartire dalla infrastrutture è la strada, non solo dal punto di vista fisico ma soprattutto digitale.

Spina dorsale di ogni Paese, le infrastrutture ricoprono storicamente il ruolo di piattaforma abilitante dell’economia nazionale, ma anche quello di ponte culturale e sociale tra le diverse realtà dell’Italia, e, sempre più, del mondo globale, pensiamo al vasto progetto asiatico della nuova Via della Seta, il quale deve e dovrà essere costantemente monitorato da parte dei Paesi che attraversa, a queste si aggiunge il dominio spaziale, vera nuova frontiera, dove abbiamo il dovere di essere protagonisti.

In un mondo globalizzato ed iperconnesso, le infrastrutture spaziali rappresentano l’ultima frontiera della competizione tecnologica, con significative ricadute in ambito sociale, ed economico. In questo l’Italia possiede competenze tecnologiche di assoluto rilievo. Alcuni degli esempi – tra molti – sono gli strumenti radar ad apertura sintetica di Thales Alenia Space Italia a bordo delle piattaforme satellitari Sentinel 1, Cosmo SkyMed Second Generation, e le tante missioni che vedono l’industria spaziale Italiana come vera protagonista. Pensiamo poi alle tante piccole medie imprese del settore che operano in Italia con successo nella filiera delle infrastrutture spaziali, come Sitael, D-Orbit, ed altre.

Non c’è prospettiva di sviluppo che possa prescindere dal potenziamento e sviluppo prospettico delle infrastrutture: reti energetiche, idriche, di telecomunicazioni, informatiche, vie di trasporto (terra, aria, mare) e spazio. Pensiamo ad esempio al nascente settore del New Space, dove l’Italia si è intelligentemente posizionata all’avanguardia mediante lo sviluppo della policy della New Space Economy.

Proprio i fronti trasporto e spaziale rappresentano ad oggi probabilmente gli aspetti che necessitano di maggiore attenzione, presentando oggettive problematiche, ma anche elevate potenzialità. Pensiamo ad esempio al nostro sistema portuale: in una nazione ad evidente, spiccata propensione marittima, al centro di una realtà così ricca come quella mediterranea che ci consente di godere di rilevanza non solo commerciale, ma anche geopolitica, lo sviluppo del sistema portuale riveste carattere di necessità e strategicità.

I flussi di traffico commerciale in costante aumento ed i fattori di rischio sempre più evidenti impongono lo sviluppo di una rete di porti moderna ed efficiente, che presenti caratteristiche di scalabilità, resilienza, interoperabilità. Il grado di ammodernamento apportato finora ha consentito di progredire in alcune di queste dimensioni, soprattutto nell’ambito dell’interoperabilità e interscambio informativo. La recente riforma della portualità e della logistica, poi, ha dato ulteriore impulso allo sviluppo del sistema integrato portuale, a supporto del ruolo dell’Italia come porta dell’Europa sul Mediterraneo, facilitando il trasporto di merci e passeggeri e creando occupazione e sviluppo economico.

Per quanto concerne il comparto spaziale, l’Italia vanta una filiera produttiva completa lungo tutta la catena del valore ed altamente competitiva a livello Europeo, nonché mondiale. Il posizionamento dell’Italia in progetti spaziali strategici in ambito Europeo, nonché Nord Americano non lasciano dubbi. L’Italia ha assolutamente il know-how tecnologico e le competenze per sviluppare una filiera completa ed all’avanguardia nel mondo del New Space, attualmente dominato dagli stakeholders statunitensi.

Registriamo con molto piacere lo stabilimento del primo strumento investimento tutto Italiano nell’innovazione in campo spaziale, consistente nel fondo Astra Ventures, avente un ambizioso primo target di raccolta di 80 milioni di Euro. Questo dato va confrontato con gli investimenti in ambito mondiale. Forbes riporta un livello di investimento privato nello spazio commerciale di 5,800 milioni di euro nel solo anno 2019, con concentrazione del capitale prevalentemente in società operanti in territorio statunitense. È chiaro dunque che l’Italia dovrà dotarsi di una strategia oculata di investimenti, ben integrata in un’ottica di New Space Economy mondiale, nonché sinergica con l’esiste ecosistema industriale nazionale e con gli attori preponderanti nel settore.

Ritornando al settore dei trasporti, notiamo che il riassetto strategico ha comportato la revisione della legislazione in materia portuale introducendo azioni amministrative di innovazione, digitalizzazione e coordinamento del sistema, insieme a interventi di miglioramento della rete logistica. I 58 principali porti italiani sono ora riorganizzati in 15 nuove Autorità di Sistema Portuale coordinati in sede di Conferenza nazionale presso il ministero.

I porti italiani sono ora al centro di una rete di connessioni in grado di rendere più organizzato, intelligente ed efficiente il sistema dei trasporti al servizio di imprese e passeggeri, coniugando la competitività con la dimensione di raccordo con i territori ed i mercati locali.Consci delle potenzialità e del nostro ruolo futuro nel Mediterraneo, dobbiamo consolidare quanto di buono già fatto, e proseguire su questa strada.

I flussi di traffico, di merci, di capitali, di dati, di persone viaggeranno sulle infrastrutture terrestri e spaziali, ma sono solo una parte del progetto che vede nell’area mediterranea un polo importante per l’attrazione di investimenti in infrastrutture, in special modo per la logistica in entrata ed uscita e per le telecomunicazioni. Tutto questo, se correttamente gestito in ottica di sistema tra pubblico e privato, potrebbe portare grossi vantaggi per l’economia: l’Italia dovrà dare il massimo per intercettare tutti questi flussi e puntare ad essere l’anello forte della ‘supply chain’ non solo dal punto di vista fisico, ma anche digitale.

Sempre in tema di trasporti, è indubbio il ruolo centrale che riveste la rete stradale nazionale, che storicamente ha svolto ruolo di maggior rilievo rispetto al sistema ferroviario. Le maggiori conquiste in questo ambito sono appannaggio dei decenni scorsi: è necessario ora far leva sulle prospettive rese disponibili dalle nuove tecnologie per ammodernare il sistema stradale, connettendo in maniera smart i poli industriali e snodi aeroportuali, ferroviari e portuali, mettendo a fattor comune sistemi di controllo e di guida autonoma e dare quindi attuazione al concetto teorico di Internet della mobilità.

D’altro canto, l’Italia è in una posizione di tutto rispetto in termini di ricerca – basti pensare che il primo esempio di guida autonoma risale al 1998, quando, in collaborazione con l’Università di Parma, una Lancia Thema percorse quasi duemila chilometri in sei giorni lungo per le strade del nord Italia, a cui dobbiamo aggiungere le diverse sperimentazioni relative all’utilizzo del 5G da Torino a Bari.

Sul fronte del trasporto aereo, i nuovi paradigmi del turismo, orientati sempre più ad un turismo di riscoperta locale anche grazie alle nuove piattaforme di prenotazione online e delle compagnie low-cost, impongono un costante impegno in innovazione del sistema aeroportuale, con attenzione sempre maggiore a servizi e ualità.

Passando dalle reti di trasporto fisiche a quelle informatiche, la frontiera è quella della banda ultralarga: il nuovo Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche, entrato in vigore il 20 dicembre 2018, prevede lo sviluppo di connettività ad altissima capacità come obiettivo primario. Con tale provvedimento, l’Europa cerca di riguadagnare il terreno perduto in questo settore: la penetrazione di tecnologia in fibra FTTH è altissima in Corea (81,6%), Giappone (69,1%), Cina (61,6%), mentre USA ed UE seguono distaccate al 14,5% e 13,9% rispettivamente, con l’Italia fanalino di coda con il 2,3% (dati FTTH Council al 2018).

In questo momento, l’isolamento volto a contrastare la diffusione del virus, la diffusione obbligata dello smart working, indica la fondamentale importanza di andare verso il potenziamento della rete che possa far fronte alle sempre maggiori esigenze di “traffico” di vita, di lavoro, di sviluppo, il tutto senza dimenticare il 5G (attualmente sono state lanciate reti commerciali in 40 paesi nel mondo e le proiezioni indicano come sarà parte pulsante del futuro delle comunicazioni e dei servizi annessi).

Nell’informatica troviamo una sinergia trasversale da esplorare, in chiave strategica nazionale, tra le infrastrutture di trasporto marittime, terrestri e quelle spaziali. Auspichiamo un rinnovato interesse dell’ecosistema industriale Italiano nel posizionarsi nell’emergente campo dei servizi di telecomunicazioni satellitari, quali il settore di Internet of Things (IoT), e potenzialmente contributi tecnologici allo sviluppo delle infrastrutture di connettività broadband via satellite.

Nel cosiddetto IoT, ritroviamo il connubio della connettività permanente di veicoli terrestri e marittimi, che risulterà essere di crescente interesse commerciale con l’avvento di sistemi di guida autonomi di livello 4, ossia di alta automazione. La connettività IoT e Broadband via satellite è settore tanto promettente quanto altamente competitivo e difficile da penetrare. Notiamo ad esempio il recente episodio di Chapter 11 di OneWeb, la famosa venture proponente una megacostellazione satellitare per traffico Internet attualmente in fase di forte ristrutturazione. Altresí, osserviamo che lo sviluppo della costellazione Starlink di SpaceX ha un notevole vantaggio sulla concorrenza, avendo una struttura verticale comprendente il segmento di lancio.

In termini di infrastrutture spaziali, il segmento di lancio occupa sicuramente un ruolo fondamentale nell’ecosistema industriale Italiano. Il settore dei lanciatori è probabilmente uno dei campi in cui si giocherà il successo o il fallimento di molte imprese del settore New Space. Osserviamo che recentemente il gruppo Ohb in Germania ha acquisito Rocket Factory Augsburg, dotandosi di una capacità indipendente di lancio nel mondo dei nanosatelliti.

Il sistema Italia possiede una capacità tecnologica equivalente in termini di filiera, ma non possiede tuttora una capacità indipendente di accesso in orbita, se non legata all’ecosistema Europeo. Può essere di fatto interessante esplorare queste opportunità, in particolare nell’ottica dello sviluppo di servizi di lancio a basso costo nel settore commerciale, aprendo dunque nuove opportunità di sviluppo per il nostro Paese. Da qui la necessità di avviare anche in questi settori un rinnovamento generazionale, simile per impatto a quello che cent’anni fa si attuò con la costituzione delle reti in rame. Per avviare tali cambiamenti sarebbero già a disposizione 1,7 miliardi di euro bloccati da due anni finalizzati ad aiutare famiglie, imprese e scuole a passare alla banda ultra larga.

Sarò quindi fondamentale, per il sistema Italia, cogliere e utilizzare questa crisi globale, puntando alla creazione, sostegno e protezione di tutti gli ecosistemi e piattaforme che nasceranno, che possono contribuire non solo in termini di servizi aggiuntivi e migliore qualità della vita ma anche al processo di sviluppo sostenibile, che è la prossima sfida globale alla quale non possiamo arrivare impreparati, anzi, dobbiamo fare di tutto per non doverla affrontare.

Il decreto Cura Italia, dedica un articolo, nello specifico il 79 che recita “Al fine di far fronte alla crescita dei consumi dei servizi e del traffico sulle reti di comunicazioni elettroniche le imprese che svolgono attività di fornitura di reti e servizi di comunicazioni elettroniche intraprendono misure e svolgono ogni utile iniziativa atta a potenziare le infrastrutture e a garantire il funzionamento delle reti e l’operatività e continuità dei servizi”, si legge al comma 2.

Gli operatori “adottano tutte le misure necessarie per potenziare e garantire l’accesso ininterrotto ai servizi di emergenza”. Le aziende del settore “soddisfano qualsiasi richiesta ragionevole di miglioramento della capacità di rete e della qualità del servizio da parte degli utenti, dando priorità alle richieste provenienti dalle strutture e dai settori ritenuti “prioritari” dall’unità di emergenza della PdC o dalle unità di crisi regionali”.Dobbiamo passare dalla parole ai fatti.

Oggi giorno dobbiamo necessariamente legare nel design di queste infrastrutture il ruolo dell’innovazione, e quindi di come applicare AI, Blockchain, e ovviamente embedded cybersecurity, onde ritrovarci nella condizione di dover pensare a questi strumenti in fase post e quindi con ulteriori costi e tempi, senza dimenticare la dimensione dello spazio che è quella in cui la nostra generazione dovrà applicarsi con competenza e dedizione poiché è lì che ci si gioca il futuro.

Abbiamo tracciato la strada nell’emergenza, adesso perseguiamola per tornare ad una nuova normalità, avendo sempre a mente il connubio: competitività e sicurezza delle infrastrutture, marittime, terrestri e spaziali ovviamente senza dimenticare il ruolo della digitalizzazione che risulta essere l’ingrediente senza il quale non potrebbero funzionare in maniera efficace ed efficiente –cosi facendo potremmo davvero disegnare le base per una Italia Next.

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