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Covid-19 e intelligence economica. I rischi della recessione da Nord a Sud

Di Luigi Barberio e Roberto Macheda

luigi barberioroberto machedaNel 2019 la crescita dell’economia mondiale ha subìto un significativo rallentamento, facendo registrare un incremento di appena il 3% rispetto al 2018. Ciò è stato determinato principalmente dalla situazione geo-economica caratterizzata dalla “guerra dei dazi”. Una dinamica che, verosimilmente, ha contribuito a consolidare la tendenza al reshoring, che potrebbe determinare processi di de-globalizzazione, invertendo il trend, globalista, finora in atto. In questo quadro s’innesta l’emergenza Covid-19.

Prima in Europa, l’Italia ha introdotto rigide misure di contenimento, con il blocco delle attività socio-economiche, che hanno determinato interruzioni lungo le catene del valore globali.

Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale l’economia italiana sarà tra le più deboli al mondo. Al netto dei correttivi nel 2020, la decrescita del Pil italiano si attesterà intorno al – 9,1% (quint’ultimi su 149 Paesi). Peggio dell’Italia, su scala globale, si attesteranno solo la Grecia (-10%); il Libano (-12%); il Venezuela (-15%) e Macao (-29,6). Mentre la Gran Bretagna registrerà -6.5%, la Germania – 7%, la Francia -7.2% e la Spagna – 8%.  Secondo le stime sviluppate da Svimez, un mese di lockdown comporta la riduzione di quasi 48 miliardi di euro del Pil italiano, pari al 3,1%. La suddivisione territoriale della perdita sarebbe: 37 miliardi al Centro Nord e circa 10 nel Sud. Nelle stime di contrazione economica, non è quantificata la vasta area del sommerso che incide, secondo i dati dell’Eurispes, per circa 540 miliardi di euro annui sul Pil ufficiale nazionale.

La perdita di produttività implica che i lavoratori dovranno affrontare una diminuzione del reddito con un inevitabile aumento della povertà profonda e delle disuguaglianze in tutti gli ambiti.

Nel Mezzogiorno, a causa della stratificazione di più crisi nel corso del tempo, l’emergenza sanitaria acuisce un contesto di fragilità sociale pregressa. Basti ricordare che, secondo Demoskopika, le regioni del Sud hanno gli indici di performance sanitaria più bassa in Italia.

Nel Nord le tre regioni maggiormente colpite dall’epidemia, ovvero Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, potrebbero perdere in valore assoluto circa il 3,6% del Prodotto Interno Lordo Italiano pari al 40% della perdita prevista del 9,1 su scala nazionale, con effetti devastanti sul tessuto economico e sociale di tutto il Paese. Il rischio di forte recessione economica ha evidenti implicazioni negative sull’occupazione e potrebbe rendere travolgenti le spinte secessioniste e all’autonomia differenziata. Tendenza analoga e parallela rispetto a quella che si manifesta relativamente all’uscita dell’Italia dall’Unione Europea.

In tema di policy si propongono interventi economici anticiclici, con una visione di lungo respiro, investimenti pubblici e privati (project financing) in infrastrutture fisiche e tecnologiche con snellimento delle procedure ed immediata cantierizzazione delle opere già progettate, oltre che il sostegno tempestivo a famiglie e imprese, in termini di sostegno al reddito per le prime, incentivi a fondo perduto per gli investimenti aziendali ed immediato smobilizzo dei crediti verso la Pa per le seconde. Infatti, la velocità d’intervento diviene il fattore critico di successo di qualsiasi politica economica emergenziale. In fine le “Fasi due e Tre” dovranno prevedere l’estensione delle misure di sostegno ai settori economici che avranno bisogno di più tempo per la ripartenza come turismo e servizi collegati.

In tale ottica, a fronte di procedure burocratiche più snelle, le attività di intelligence economica diventano una parte rilevante delle attività dell’intelligence istituzionale, da sviluppare in modo accentuato.

(Sesto estratto di un’analisi più ampia realizzata dalla Socint. La prima parte, le ragioni dello studio, si può leggere qui; la seconda, gli aspetti politici, qui; la terza, gli aspetti industriali e della piccola e media impresa, qui; la quarta, sugli aspetti scientifici, qui; la quinta sul sistema scolastico, qui)

La ricerca, curata dal Presidente della Socint Mario Caligiuri, Direttore del Laboratorio sull’Intelligence dell’Università della Calabria, è stata redatta da Mario Caligiuri (Ricaduta Politica – Il problema pedagogico) e dai ricercatori Roberto Macheda (Ricaduta Economica), Francesco Napoli (Ricaduta Industriale – Piccola e Media Impresa), Luigi Barberio (Ricaduta Economica – Ricaduta Industriale) e Luigi Rucco (Ricaduta Scientifica – Problema pedagogico).



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