Un errore clamoroso. È stato un errore clamoroso quello commesso dal presidente Conte e dal governo – dietro un “rigido” suggerimento del Comitato tecnico-scientifico – di vietare ancora la celebrazione delle messe con l’avvio della Fase 2: un divieto che si presume sia esteso alle funzioni religiose di altre confessioni. Un errore pertanto che lede la libertà di culto non solo dei cattolici, ma anche delle Comunità ebraiche, delle Chiese evangeliche in Italia e degli islamici.
Ma è soprattutto la Cei a sentirsi ferita come ha giustamente sottolineato già ieri sera Marco Tarquinio sulle colonne di Avvenire, dopo un duro comunicato della Conferenza episcopale italiana. Un clamoroso errore di Conte e dell’intero governo, inoltre, che rischia così di dare spazio al leader della Lega Matteo Salvini che ora potrà ripresentarsi (a ragione) così come il difensore della libertà di culto dei cattolici italiani.
Non sono bastati gli insistiti riferimenti di papa Francesco alla smaterializzazione e familiarizzazione delle celebrazioni liturgiche trasmesse e seguite solo in video; non sono bastate le sollecitazioni del cardinal Bassetti che aveva sottolineato come anche le comunità parrocchiali fossero pronte ad adottare tutte le misure di sicurezza necessarie per funzioni liturgiche partecipate dai fedeli; non sono bastate le dichiarazioni dell’Arcivescovo di Taranto monsignor Santoro – responsabile della pastorale del lavoro presso la Cei – che nei giorni scorsi a TV 2000 e poi anche su Avvenire aveva dichiarato che i fedeli di ogni età avevano auspicato di tornare quanto prima e di persona alle celebrazioni eucaristiche. O forse proprio tutta questa insistenza ha finito con l’infastidire qualche decisore politico?
Il singolare “rigore” del Comitato tecnico-scientifico al riguardo – peraltro ingenuamente, a nostro avviso, rivelato da Conte in conferenza stampa, che ha dimostrato così di averlo dovuto subire – potrebbe allora indurre attenti osservatori a supporre che qualche residuo di anticlericalismo veteromassone sopravviva fra i componenti del Comitato tecnico-scientifico? È possibile, ma sarebbe bene comunque, e politicamente opportuno per la tenuta stessa del governo, che Conte ponga rimedio ad horas all’errore compiuto, anche per non disperdere oltre il consenso dell’Episcopato italiano che aveva salutato il suo secondo gabinetto come una liberazione dall’incubo delle politiche antimigratorie del precedente esecutivo. Ma con questa decisione, in realtà, Conte rischia di perdere l’appoggio, o almeno la benevola neutralità, del cattolicesimo democratico che è una delle forze facenti parte della constituency del suo secondo esecutivo.
Ma c’è un’altra considerazione che riteniamo di proporre all’attenzione dei lettori e riguarda il carattere del tutto impolitico di questa “rigida” posizione del Comitato tecnico-scientifico che, se pure è composto da autorevoli scienziati, non sembra tuttavia rivelare una particolare attitudine a cogliere sino in fondo le necessità della politica, come se la gestione di un’emergenza come quella sanitaria si possa gestire solo a colpi di “editti”, del tutto avulsi da una profonda comprensione delle necessità della politica. E non intendiamo riferirci alle contingenze o preoccupazioni dei sondaggi dei partiti, ma alla dimensione alta della politica come capacità di composizione di interessi e sensibilità sociali e culturali diverse e di guida verso traguardi condivisi di grandi comunità nazionali: una comunità – è bene che lo si comprenda – ormai stremata dal lockdown e spaventatissima dalla durissima crisi economica che si sta abbattendo sul Paese e che produrrà danni sociali al momento difficilmente calcolabili. Crisi che molto probabilmente non sarà avvertita fra i tanti esperti delle task force istituite dal governo, garantiti nei loro emolumenti mensili regolarmente versati sui loro conti correnti.
Ora toccherà anche a personalità come Graziano Delrio, Dario Franceschini, Matteo Renzi e a tutti gli esponenti della maggioranza più vicini al mondo cattolico e rispettosi dei credenti di altre fedi porre rimedio al danno compiuto, imponendo l’immediata redazione di un protocollo di sicurezza per la partecipazione alle funzioni in chiese, sinagoghe e moschee: e siamo sicuri che anche il Presidente Mattarella con lo stile che lo caratterizza saprà far sentire la sua voce al riguardo.
Un’ultima considerazione: quasi cento sacerdoti purtroppo sono deceduti per il contagio contratto nel portare conforto ai malati di coronavirus. Solo un contagio (il direttore dell’Aifa) e nessun decesso per fortuna si sono registrati fra i componenti del Comitato tecnico-scientifico che non sembra – ma potremmo sbagliarci – abbiano avuto in queste settimane una particolare frequenza dei nosocomi nei quali si è combattuta la battaglia frontale contro il Covid-19, e dove sono caduti anche medici, infermieri e operatori sanitari. La storia ci ricorda che Cadorna ordinava le offensive sull’Isonzo nelle quali cadevano migliaia di soldati, restando al sicuro nelle sale del suo quartier generale.