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Riccardi: “No a un nuovo partito dei cattolici”

“Con Todi i cattolici hanno espresso l´esigenza di un governo forte, consapevoli dell´emergenza che attanagliava il Paese. Ora non si può parlare dei cattolici come di una corrente che battezzerà un nuovo partito. Però i cattolici sono un patrimonio di idee e di energie con cui interagire. Di certo non sono un partito ma sono una rete radicata tra la gente”. Andrea Riccardi, ministro-leader della Comunità di Sant´Egidio e fra gli animatori del nuovo protagonismo politico dei cattolici, nel tornare a escludere il suo ingresso in politica nel 2013, nel Partito della Nazione o altrove, si è detto certo che nessuna nuova forza politica potrà vantarsi del monopolio del voto cattolico.
 
“Dopo il 2013 – ha ripetuto Riccardi in una intervista a Repubblica – penso di tornare a fare quello che ho sempre fatto. Anche se non archivio la voglia di dare un contributo pensato alla crescita della cultura politica di questo Paese”. E da questo punto di vista, a giudizio di Riccardi, sono i partiti politici a doversi sapere in fretta rinnovare, ritrovando credibilità e moralità.
“Credo che questo paese abbia bisogno di più politica e di una politica diffusa e partecipata dalla gente. E parlo di partecipazione attiva, non solo attraverso il voto L´antipolitica mi preoccupa: il rischio c´è. Ma il governo tecnico non ha mai inteso cavalcarla molto”. E “l´antidoto all´antipolitica è una buona politica”. Perché “i partiti restano strumenti essenziali per condividere idee e passioni” e “il Paese chiede a tutti di essere attenti alle spese, di prendere atto delle difficoltà che tutti vivono”.


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