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Covid-19, così la Cina attacca gli Usa (e chiama in causa la Russia)

Tradisce un filo di nervosismo, Geng Shuang. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese parla durante la solita conferenza stampa dal quartier generale a Pechino, nel distretto di Chaoyang. Il coronavirus è il grande protagonista, e non potrebbe essere altrimenti. Ma il tradizionale botta e risposta questo mercoledì ha assunto toni più marcatamente politici.

Shuang risponde irritato alle accuse degli Stati Uniti, che da settimane, mesi denunciano l’inerzia di Pechino nella gestione della pandemia, la copertura e la censura della libera informazione, i ritardi che tanta parte hanno avuto nella diffusione del virus.

Il fuoco di fila dell’amministrazione Usa non è passato inosservato nella Città Proibita. Le stilettate a tratti un po’ provocatorie (il famoso “Wuhan virus”) hanno lasciato il posto ad accuse più circostanziate. Come quelle rivolte all’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) di Tedros Adhanom Ghebreyesus, il direttore nell’occhio del ciclone per la troppa morbidezza (eufemismo) nei confronti delle mancanze, volute e non, del governo cinese. “Who failed in corona pandemic” ha twittato con un gioco di parole il segretario di Stato Mike Pompeo.

Ora però la Casa Bianca non è l’unica a puntare il dito contro Pechino. Un sondaggio di Pew Research rivela che i due terzi degli americani (66%) hanno una pessima opinione della Cina. E l’accusa di aver diffuso la pandemia è approdata nei tribunali. Il procuratore generale dello Stato del Missouri, Eric Schmitt, ha presentato una causa contro il governo cinese per la perdita di vite umane e le conseguenze economiche provocate dal Coronavirus nel suo territorio.

“Questo tipo di causa non ha presupposti fattuali o legali. È semplicemente ridicola” ha chiosato Shuang. Un esordio non proprio soft, di una conferenza dai toni particolarmente accesi. Contro gli Stati Uniti, ovviamente. Paese che Shuang conosce bene: ha studiato nel Massachuttes, fra i banchi della storica Università di Tufts gestita dai cristiani universalisti. Dal 2011 al 2015 è stato consigliere all’Ambasciata cinese a Washington Dc, prima di approdare al ministero degli Esteri, e ricoprire infine la prestigiosa carica di portavoce. Una carriera non banale, a soli 47 anni.

L’invettiva del portavoce si riversa contro “una manciata di politici americani, alla ricerca di un capro espiatorio per la loro risposta inefficace, che negano i fatti per denigrare e insultare la Cina e ricorrono alla manipolazione politica”. Destinatario del fiume di ingiurie è un drappello di senatori e congressisti americani bipartisan, da Tom Cotton a Ted Cruz, da Josh Hawley a Marsha Blackburn, che da settimane propone nuove leggi con un solo obiettivo: mettere la Cina di fronte alle sue responsabilità.

Allo stesso scopo ha promesso di dedicarsi il Consigliere per la Sicurezza nazionale Usa Robert O’Brien. “Farebbero meglio a investire più tempo e sforzi nel loro business e a prendersi cura della propria gente con azioni concrete”. Un solo, breve passaggio in omaggio alla proverbiale narrazione della cooperazione win-win: “Un rapporto amichevole fra Cina e Usa è l’aspirazione di entrambi i Paesi”.

Shuang sciorina con precisione meccanica i numeri della campagna diplomatica globale di Pechino per il coronavirus. “Dall’inizio, il presidente Xi Jinping ha parlato al telefono 40 volte con 32 leader di Stato e capi di organizzazioni internazionali, il premier Li Keqiang 12 volte con 11 leader, il ministro degli Esteri Wang Yi 66 volte con 46 omologhi”.

Poi passa ai numeri della solidarietà, alle donazioni e agli “acquisti” che il governo cinese ha “facilitato”. “Questi atti di gentilezza incarnano il tradizionale valore cinese della reciprocità così come il grande cuore del popolo cinese e il suo spirito umanitario – ha detto Shuang, ma anche “il sens di una responsabilità globale di un grande Paese”.

Una chiosa è dedicata alle nuove geometrie di alleanze che Pechino sta disegnando sull’onda dell’emergenza. Una su tutte, quella con la Russia di Vladimir Putin. “Cina e Russia, come partner strategici in coordinamento per una nuova era, hanno cooperato da vicino per combattere il Covid-19 e promuovere di concerto una risposta internazionale”.



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