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Papa Francesco, l’orizzonte del bene e le beghe dei partiti. L’analisi di D’Ambrosio

C’è una sorta di “magistero quotidiano contro i virus”, che papa Francesco esprime ogni mattina nelle preghiere e nei commenti durante la messa a Santa Marta. Questa mattina si è espresso cosi: “Preghiamo oggi per gli uomini e le donne che hanno vocazione politica: la politica è una forma alta di carità. Per i partiti politici nei diversi Paesi, perché in questo momento di pandemia cerchino insieme il bene del Paese e non il bene del proprio partito”.

Mentre ascoltavo papa Francesco mi è ritornata in mente la frase di Adenauer: “Viviamo sotto il medesimo cielo, ma non abbiamo lo stesso orizzonte”. Il medesimo cielo, – o la “stessa barca”, come il papa ha ripetuto spesso in questi giorni – è la crisi che viviamo, sotto tutti si suoi punti di vista: sanitario, sociale, politico, istituzionale, economico; nessuno escluso. L’orizzonte è quello del senso, del significato, dei principi etici costituzionali da rafforzare o da riscoprire. Richiamare, come ha fatto il papa, il grande orizzonte etico del bene comune non è un esercizio retorico, ma è il voler riferirsi a un principio cardine che include solidarietà, opzione preferenziale per gli ultimi, accoglienza, equa distribuzione delle risorse, giustizia, condizioni di sviluppo e cosi via. Esso è un principio guida che riguarda tutti: politici e cittadini, responsabili di istituzioni e membri di esse.

Al bene comune si oppone una visione ristretta del bene, diremmo di “bottega”, individualista e utilitarista: ciò vale per un Paese, un organismo internazionale – si pensi all’Europa o alle Nazioni Unite – ma anche per famiglie, gruppi, aziende ecc. Non a caso ritroviamo nell’enciclica Laudato si’ la precisazione: “L’uomo e la donna del mondo postmoderno corrono il rischio permanente di diventare profondamente individualisti, e molti problemi sociali attuali sono da porre in relazione con la ricerca egoistica della soddisfazione immediata, con le crisi dei legami familiari e sociali, con le difficoltà a riconoscere l’altro”. In questa ricerca egoista, credo, vada inserito anche il “bene del partito”, che, spesso, è fatto di consenso immediato e populista. Ogni forma di ricerca egoistica, personale o di gruppo che sia, è uno dei grandi distruttori di bene comune. Il problema, allora, è far crescere una coscienza personale e collettiva che sappia superare la “bottega” e aprirsi agli altri, al mondo. Continuo a pensare che non ci aiuta il parlare di alcune categorie come di “eroi”. Gli eroi sono quello che compiono atti straordinari, cosi eccezionali da essere presentati come fuori dal quotidiano, non alla portata di tutti. Lavorare per il bene comune, invece, è un opera, un dovere per tutti e in ogni momento, nelle emergenze come nella normalità.

Certo l’attuale crisi ci mostra come quanto più si è in emergenza, tanto più si nota, in tutti, la dedizione interiore e le capacità nel costruire il bene comune. Certamente dedizione e capacità non ci evitano di sbagliare. Errori ne sono stati commessi, ovunque, vista anche la novità e la difficoltà della crisi in sé. Ritengo che gli errori più gravi riguardano l’IO di qualche politico che pur di apparire, carpire consensi, sfruttare rabbia e malcontento è capace di dire tutto e il contrario di tutto a distanza di giorni o ore. Vale per i politici ciò che vale per i medici: per essere politici responsabili ci vuole competenza e coscienza. Alcuni le hanno perse entrambi, o non le hanno mai avute a sufficienza.

Infine, non possiamo dimenticare che c’è un diretto rapporto tra scelte politiche e salute e bene dei singoli e dei gruppi. Mai come in un momento di crisi chi governa deve dare il meglio di sé, umanamente, eticamente e tecnicamente. Diceva De Gasperi, a un congresso della Dc, nel ’45: “Bisogna presentarsi dinanzi agli avvenimenti esterni ed interni con l’umiltà di riconoscere che essi superano la nostra misura… Per risolvere i problemi vi sono vari metodi: quello della forza, quello dell’intrigo, quello dell’onestà… Sono un uomo che ha l’ambizione di essere onesto. Quel poco d’intelligenza che ho la metto al servizio della verità” e del bene di tutti.


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