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Perché il game over ai giochi costa allo Stato, alle aziende e favorisce l’illegalità

Il game over dovuto all’emergenza coronavirus, ha colpito pesantemente anche il comparto del gioco pubblico. La sospensione del Lotto, SuperEnalotto, delle sale giochi e di tutte le attività rischia di costare caro per lo Stato e per le imprese del settore e della distribuzione. Basta fare due calcoli per capirlo: dei 100 miliardi di euro annui delle giocate, 80 vanno alle vincite e i 20 miliardi vengono divisi, una parte va allo Stato circa 12 miliardi e 8 alla distribuzione con gli esercenti, mentre i ricavi lordi del comparto sono di 3 miliardi di euro annui.

Dopo la voce dell’Irpef quello dei giochi è il primo contributo fiscale per il Paese e oggi a causa delle varie misure di contenimento decise per fronteggiare il Covid-19 l’unica forma di gioco è rimasto il Gratta & Vinci disponibile in tabaccheria. Il risultato è che gli incassi dell’erario del mese di marzo sono destinati a una brusca frenata rispetto ai 30 miliardi dell’anno scorso, anche perché il rinvio di alcune scadenze contributive ha generato minori entrate per 2,5 miliardi, meno dei 7,8 potenziali , ma lo stesso un altro pesante balzello per i conti pubblici italiani.

Al governo ne sono consapevoli e i primi giochi che potrebbero ripartire dovrebbero essere Lotto e SuperEnalotto anche perché la loro chiusura ha avuto un iter particolare. A bloccare i due concorsi più famosi d’Italia è stato un intervento diretto dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e non una disposizione governativa. Insomma è stata l’Agenzia a decidere il blocco e potrebbe essere la stessa a toglierlo. Con i tabaccai attivi, riaprire Lotto e SuperEnalotto non comporterebbe delle grandi difficoltà.

Intanto l’intero settore fa i calcoli di questo “lockdown” applicato al gioco. “È stato calcolato che una giornata di chiusura costi, allo Stato, circa 25 milioni di euro, e alle imprese del comparto circa 20 milioni di euro. I calcoli previsti invece fino ad oggi attestano una perdita secca per lo Stato di oltre 560 milioni di euro e di oltre 450 milioni di euro per le imprese del comparto”, ha spiegato Geronimo Cardia, presidente di Acadi, l’Associazione Concessionari di Giochi Pubblici. “Su base mensile il conteggio si attesta su cifre ancora più importanti, come 750 milioni di euro per lo Stato e 600 milioni di euro per le imprese del settore. E tutto in linea teorica poiché, in realtà, al momento è inimmaginabile una ripresa a regime “pronti via”. Per questo a nome del settore abbiamo fatto richieste molto semplici, quali il differimento del pagamento delle imposte e l’applicazione della cassa integrazione anche nel nostro comparto”.

Ma non è solo un problema per le casse dello Stato e per i lavoratori del comparto, oltre 100mila se si considera anche la filiera, la chiusura delle sale giochi e l’interruzione delle scommesse sportive e dei giochi gestiti dai Monopoli di Stato “potrebbero aumentare il ricorso al gioco d’azzardo illegale online così come la pirateria, con l’utilizzo di dispositivi illegali per avere accesso a contenuti multimediali offerti a pagamento da operatori privati”, ha evidenziato il capo della Polizia Franco Gabrielli in un documento che Interpol ha inviato ai 194 Paesi che fanno parte dell’organizzazione e che contiene una prima valutazione dell’impatto del Covid-19 sui compiti delle forze di polizia e sull’evolversi della criminalità. Questa situazione di grande difficoltà può rappresentare, si legge nel documento “uno scenario di indubbio interesse per la criminalità organizzata”.

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