Caro direttore,
Mi domando se dipenda dal fatto che molti si annoiano, oppure dalla necessità di comparire, ad ogni costo. Talvolta solo l’abitudine a dire la propria anche quando nessuno è interessato alla tua opinione. Fatto sta che in un momento di crisi epocale, soprattutto per le nostre generazioni che non hanno conosciuto crisi gravi quali la guerra, l’opinionista pare sia diventato la figura di riferimento nel vasto e variopinto sistema mediatico. Facebook ed i social media in generale, in tutto questo, hanno aperto un cammino, direi pericoloso, aprendo di fatto la strada alle fake news ed alla necessità, di molti, di esistere, di dire la propria e di sparare giudizi, spesso inutili e non richiesti, ma che diventano virali soprattutto quando seminano odio. Potremmo dire che hanno aperto il vaso di Pandora scatenando un effetto domino che trascina l’inutilità ad accedere ad un protagonismo becero del quale faremmo volentieri a meno.
È altrettanto noto che la televisione parlata è la meno costosa (giacché, quasi sempre, ricca solo di “aria fritta”) per cui ha affollato gli schermi, di una televisione generalista sempre più in difficoltà e che, in generale, concede spazio al libero sfogo di alcuni, alimenta i commenti di altri, generando un effetto a catena come quello sopra descritto e dando vita, per intenderci, a ciò che una volta si faceva, in maniera socialmente più sana, nelle osterie.
Di esempi, soprattutto ora che le persone hanno più tempo a disposizione, loro malgrado, se ne potrebbero citare a centinaia ogni giorno ma tralasciando quelli che si sviluppano in ambiti più privatistici, come all’interno dei social media, mi voglio soffermare su quelli, uno in particolare, che trovano alloggio nella televisione che in questo momento, più di ogni altro mezzo, entra nella casa della gente.
Guardando due giorni fa un programma su La7 sono rimasta, come cittadina italiana ma residente negli Stati Uniti, basita di fronte agli attacchi gratuiti portati da Alan Friedman al Presidente Trump in un momento nel quale proprio gli Stati Uniti, che debbono affrontare un emergenza nata ben distante da loro, non solo non hanno abbandonato l’Italia ma fanno di tutto per stare al nostro fianco. Il giornalista, che ovviamente era lì non per apportare un contributo costruttivo, ma per emettere sentenze – lavoro, per inciso, che spetta ad altro tipo di professionista, sicuramente più preparato a farlo – ha, come molto spesso accade, riportato una frase, fuori dal contesto, del Presidente Trump atta a screditarlo e, di fatto, mentendo al pubblico televisivo che lo stava guardando, solo per ottenere un suo scopo personale, probabilmente politico. La giornalista che lo intervistava, a quel punto, avrebbe dovuto essere mera osservatrice o, approfondire la veridicità e congruenza delle affermazioni di Freedman, non tanto per prendere la parte del Presidente o del giornalista, quanto per garantire una informazione corretta e completa. Non lo ha fatto ed è scivolata, anch’essa, nella polemica gratuita.
Come non essere quindi d’accordo con quanto dichiarato dal Presidente Berlusconi che quando si è in guerra – e questa è una guerra globale – si deve sempre e comunque stare al fianco del “comandante in capo” anche e soprattutto quando è stato eletto dai cittadini … cosa che non si può certo dire di un opinionista.
Io stessa ho provato, più volte e sulla mia pelle, quanto possa essere spiacevole, subdola e mendace un’informazione parziale e propagandistica, spesso finalizzata ad ottenere vantaggi personali se non dedita al “ricatto”. L’ho subita ed ho contato sulla intelligenza di chi leggeva la notizia. Ma in questo momento non si può accettare questo “esercizio” strumentale di una professione tanto nobile quanto indispensabile. Ora è il momento di parlare di fatti, di realtà, perché si sa, quando la gente ha paura, quando prova panico e non vede un futuro che garantisca una debita sopravvivenza, si possono ingenerare gravi problemi anche di ordine pubblico e questo, oltre a quanto già stiamo vivendo, è l’ultimo scenario che vorremmo di fronte agli occhi.