Contro il coronavirus stiamo combattendo una guerra. Una dura guerra sanitaria che poi diverrà anche una guerra di ricostruzione sociale ed economica.
Come in guerra, stiamo governando con strumenti eccezionali (Dpcm, ordinanze), con un ruolo limitato del Parlamento e una forte compressione delle libertà fondamentali.
Ancora non capiamo bene quando finirà questa situazione. Settimane o forse mesi. Ma dobbiamo iniziare a sforzarci per pensare al dopo. E il “dopo” non potrà che essere come dopo una guerra.
Tutti ricordiamo che alla fine della II Guerra Mondiale, i partiti decisero di mettere fine a polemiche e litigi per avviare insieme la ricostruzione.
La cosiddetta “svolta di Salerno” dell’aprile del 1944, prende il nome da una iniziativa di Palmiro Togliatti, per trovare un compromesso tra partiti antifascisti, monarchia e Badoglio. Vennero formati governi di unità nazionale (Badoglio II, Bonomi, De Gasperi) ai quale parteciparono i rappresentanti di tutte le forze politiche presenti nel Comitato di Liberazione Nazionale, accantonando inizialmente anche la questione istituzionale.
Fu una svolta clamorosa che avviò la pacificazione nazionale, anche attraverso passaggi “indigesti” (come la amnistia per i reati fascisti firmata dallo stesso Togliatti in qualità di Ministro di Grazia e Giustizia).
Mi sono soffermato su questi precedenti storici, per ricordare a tutti noi che ci aspetteranno mesi difficili, dove saremo costretti a prendere scelte coraggiose. E che si potranno prendere solo con un governo di unità nazionale. Poi, una volta sistemate le cose, ci sarà tempo per tornare a litigare e discutere, come fecero per anni Peppone e Don Camillo.