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Se la cura si chiama amore

Il nostro è un Paese che sta cominciando ad affrontare solo ora, e a piccoli passi, il problema della società che è cambiata. Siamo un po’, come tutto il vecchio continente, alle prese con numeri statistici troppo significativi per non metterci di fronte a interventi strutturali per far sì che la terza, anzi la quarta età, sia vissuta con dignità e attenzione. Una famiglia colpita dall’Alzheimer attualmente in Italia ha solo l’appoggio di associazioni di volontariato, nate dall’esigenza di dare voce alle necessità di chi è stato investito da questa sindrome per migliorare il più possibile la qualità di vita nel percorso degenerativo che essa comporta.
La Giovinezza sconfinata, il mio film sulla malattia dell’Alzheimer e prima del film il libro, dal quale è stata tratta la sceneggiatura, parte da un’esperienza molto personale. Lino il protagonista porta il nome di mio padre, che ho perduto presto in un incidente stradale. Un padre che non ha avuto il tempo di diventare anziano e che comunque ha lasciato un segno molto forte nella mia vita. Ho vissuto in casa l’esperienza di chi ha accanto un malato di Alzheimer. La madre di mia moglie è stata colpita, ferita dalla malattia anche nella sua fisicità, oltre che nella capacità di ricordare e riconoscere le persone di famiglia ed è morta da poco. La perdita di memoria purtroppo muta completamente il carattere della persona malata, si diventa aggressivi, intolleranti a tutto e a tutti. I pochi istanti in cui mia moglie riusciva a entrare in contatto con sua madre erano i momenti affettivi in cui predominava l’amore.
Ai protagonisti, Fabrizio Bentivoglio che interpreta Lino e Francesca Neri, Chicca la moglie, ho chiesto di affrontare un tema così delicato da attori, non esagerando mai. Confrontandosi con il tema dell’Alzheimer si vanno a toccare equilibri dell’animo umano troppo delicati per non mettere al primo posto grazia e poesia. Ho posto l’amore al di sopra di tutto, perché solo con l’affetto si riesce a superare la disperazione che può prevalere in alcuni momenti, sia nella persona malata sia in chi le vive accanto. Chicca nel film si rende conto che solo attraverso un grande amore può continuare la vita con Lino. Un amore che diventa filiale, che la porta a fare le stesse cose di Lino, a giocare con lui, a comportarsi come fa una madre con il figlio. Ritornano a vivere una sconfinata giovinezza. Quando si parla di Alzheimer si pensa subito al malato, ma non si accosta a questi il disagio di chi ci vive insieme.


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