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Derivati del Tesoro, il Financial Times ridimensiona l’allarme

L’Italia rischia di pagare, secondo stime, 8 miliardi di euro di perdite nella ristrutturazione di derivati con cui Roma aggiustò i conti per centrare gli obiettivi di deficit fissati dall’Unione Europea per i primi Paesi che volevano aderire all’euro.

A sostenerlo è il Financial Times, che nel dare la notizia cita un documento del Tesoro di 29 pagine, trasmesso alla Corte dei Conti. Tuttavia, rassicura il quotidiano della City, questi derivati hanno un significato politico, ma poca importanza sul piano economico. “Roma – sottolinea – fa bene a minimizzare”.

Questa – spiega Ft – “è una grande perdita in relazione al valore dei contratti, ma piccola se paragonata alle dimensioni dell’economia italiana”. E inoltre, sarebbe frutto di sfortuna, anziché di errori, dal momento che a metà degli anni ‘90 era impossibile prevedere le condizioni estreme del mercato di oggi.

COSA È ACCADUTO
I contratti originali dei derivati, analizzati da esperti,- riporta il Corriere della Sera – risalirebbero alla fine degli anni 1990, ovvero al periodo “precedente o subito successivo all’ingresso dell’Italia nell’euro”. In quel periodo “Mario Draghi, attuale presidente della Bce, era direttore generale del Tesoro”.

Nel 1995 l’Italia aveva un deficit di bilancio del 7,7%. Nel 1998, l’anno cruciale per l’approvazione del suo ingresso nell’euro, il deficit si era ridotto al 2,7%”. Sul rapporto del Tesoro è intervenuta anche la Guardia di Finanza con perquisizioni lo scorso aprile negli uffici di Via XX Settembre.

La guerra sui derivati. Il Tesoro assicura: non esiste alcun pericolo per i conti dello Stato (fonte video: La 7)


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