“Dopo che i ripetuti avvertimenti sono stati ignorati, la polizia sul posto ha arrestato almeno 60 persone, tra cui due consiglieri distrettuali, sospettati di partecipazione a un’assemblea non autorizzata e altri crimini relativi alla pubblica sicurezza correlati”, ha scritto sulla propria pagina Facebook la polizia cinese di Hong Kong. La nota serve a raccontare al mondo come mai quelle persone sono state arrestate: violazione della legge che non permette (più) ai cittadini del Porto Profumato di manifestare, simbolo estremo della cinesizzaione che pesa sul Paese.
Hong Kong police arrest dozens of people in a bid to prevent China national day protest https://t.co/xs7qBsqGl7 pic.twitter.com/SZNQ2gbjan
— Reuters (@Reuters) October 1, 2020
Oggi è la Festa nazionale cinese, e ci si aspettava che i movimenti di protesta e pro-democrazia potessero muoversi. Seimila poliziotti erano stati mobilitati affinché tutto si svolgesse regolarmente, e quanto successo a Causeway Bay, il quartiere dello shopping, è conseguenza delle tensioni. Chi ha osato sfidare l’ordine delle autorità locali (imposto dal Partito/Stato cinese) è finito in carcere. Alcune persone hanno iniziato a cantare “Libertate Hong Kong” e subito gli agenti della polizia hanno alzato uno striscione viola con scritto che quella manifestazione era in violazione della legge sulla sicurezza nazionale (voluta da Pechino).
Seconds after a few protesters chanted “Liberate #HongKong, Revolution of our times,” police raised a purple banner to warn people could be in breach of the national security law on Great George Street in Causeway Bay. pic.twitter.com/s0yyUiCCKd — Hong Kong Free Press HKFP (@hkfp) October 1, 2020
Riunito a Bruxelles, davanti alla notizia, il Consiglio Europeo “sottolinea le sue forti preoccupazioni” per la situazione dei diritti umani in Cina e ad Hong Kong che è stata di fatto sfregiata dalla nuova legge sulla sicurezza nazionale che proibisce – e punisce con pene molto pesanti – qualsiasi espressione pubblica contro la morsa cinese e a favore della libertà (che in forma parziale dovrebbe teoricamente essere garantita dallo schema “un paese, due sistemi”).
Hong Kong police arrest dozens of people in a bid to prevent China national day protest https://t.co/xs7qBsqGl7pic.twitter.com/SZNQ2gbjan
— Reuters (@Reuters) October 1, 2020
“Non siamo impensieriti dalle sanzioni che la Comunità internazionale vuole imporci”, ha detto la Chief executive, Carrie Lam, governatrice di Hong Kong su indicazione cinese: “Negli ultimi tre mesi (quelli dopo l’applicazione della nuove legge draconiana, ndr), la semplice verità è, ed è ovvio vedere, che la stabilità è stata ripristinata nella società mentre la sicurezza nazionale è stata salvaguardata, e la nostra gente può continuare a godere dei propri diritti e libertà fondamentali in conformità con la legge”.
“Quindi – ha continuato Lam in una dichiarazione alla stampa nel giorno di festa – non importa quanto alcuni governi stranieri, che mantengono doppi standard, lanciano accuse severe e ingiustificate contro le autorità incaricate di attuare la legge sulla sicurezza nazionale, o impongono in modo aggressivo ulteriori sanzioni contro i funzionari responsabili della HKSAR (acronimo inglese della regione amministrativa speciale di Hong Kong, ndr), io e i miei colleghi continueremo ad adempiere al nostro dovere di salvaguardare la sicurezza nazionale in conformità con la legge senza paura o ansia”.