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Alleanze ed export. Così il Pentagono rafforza (e cambia) la sua postura

Il capo del Pentagono Mark Esper è intervenuto all’Atlantic Council per illustrare il nuovo approccio degli Stati Uniti ad alleanze e partnership. L’obiettivo è rafforzarle e calarle nel ritorno alla “great power competition”. Cambiano i Foreign Military Sales, legati a una nuova iniziativa che vuole rendere l’export militare ancora più rapido e moderno. Ecco come

L’arma in più degli Stati Uniti nel confronto a tutto tondo con Cina e Russia sono le alleanze. E se la competizione globale aumenta d’intensità, allora anche le alleanze devono essere rafforzate. Ci sta pensando il Pentagono, con una nuova “guidance” che vuole agevolare l’export militare dell’industria americana (così da sostenerla) e stringere i rapporti con alleati e partner tra interoperabilità e programmi comuni. L’ha illustrata ieri il segretario alla Difesa Usa Mark Esper, protagonista della sessione di #ACFrontPage, ormai tra i principali format dell’Atlantic Council.

IL MOMENTO

A due settimane dal voto, l’intervento potrebbe essere inteso come un’illustrazione programmatica della postura internazionale del dipartimento della Difesa in caso di riconferma per Donald Trump. Eppure, considerando che a livello di grand strategy non dovrebbe cambiare molto pure con la vittoria di Joe Biden (qui un focus), l’iniziativa del Pentagono pare molto più di un messaggio elettorale.

IL QUADRO STRATEGICO

Alla base del nuovo approccio c’è l’adattamento di alleanze e partnership a quanto affermato due anni fa nella National Defense Strategy (Nds): il ritorno al confronto globale tra super potenze. I principali competitor, Russia e Cina, “stanno modernizzando le loro forze armate, continuando a ignorare il diritto internazionale, a violare la sovranità degli Stati più piccoli e a orientare l’equilibrio di potenza a loro favore”, ha spiegato Esper. E così, se prima le alleanze in giro per il mondo erano basate su interessi regionali, adesso gli Stati Uniti vogliono inserirle in un quadro globale più definito. Ciò presuppone la richiesta di una scelta di campo ad alleati e partner. Anche per intese circoscritte (ad esempio vendite militari), Washington chiede la condivisione di una lettura del mondo competitivo.

LA NUOVA GUIDANCE DEL PENTAGONO

Il piano confluisce nella nuova Guidance for development of alliances and partnerships (Gdap), “approccio comprensivo per rafforzare alleanze e costruire partnership”. L’ambizione non è irrilevante; Esper ha chiarito che si vuole rompere il “business as usual” con nuove iniziative con “like minded nations”, spingendo per l’interoperabilità degli assetti e per una più forte base industriale “capace di competere nei mercati globali”.

In termini pratici, la Gdap dovrebbe sincronizzare tutte le azioni delle varie diramazioni del Pentagono nel mondo, allineando le attività di cooperazione in materia di sicurezza, le vendite e le partnership sui programmi di collaborazione. Per questo, Esper ha chiesto ai funzionari del dipartimento di focalizzarsi su quattro aeree: engagement con i leader di altri Paesi; formazione militare internazionale; lo State Partnership Program (dalla Guardia nazionale) e i Foreign Military Sales (Fms), cioè il meccanismo principale con cui gli Stati Uniti effettuano vendite militari in tutto il mondo. Proprio l’azione sui Fms rappresenta la grande novità dell’approccio sancito dalla Gdap.

COME CAMBIANO I FOREIGN MILITARY SALES

È il G2G americano, strumento già avanzato per sostenere l’export nazionale e consolidare i rapporti in tutto il mondo. Gestito dalla Defense security cooperation agency (Dsca) del Pentagono, prevede che il presidente identifichi i Paesi con cui strutturare un Fms; il dipartimento di Stato approva dunque ogni singolo programma caso per caso; se il valore della vendita supera determinate soglie (più alte per alleati Nato e partner stretti), l’accordo deve essere notificato al Congresso che ha la possibilità di bloccarla con apposito atto legislativo. Nel 2019, ha ricordato Esper, la formula è valsa all’export Usa 55 miliardi di dollari.

LA “DEFENSE TRADE MODERNIZATION”

Con la Gdap, i Foreign military sales si legano ancora di più all’obiettivo di sostenere il comparto industriale: “La forza delle vendite militari all’estero come strumento per far progredire le nostre relazioni è pari al suo potenziale per sostenere la nostra base industriale nazionale e aumentare l’innovazione in Patria e la concorrenza strategica nel mercato globale”, ha detto il capo del Pentagono.

In altre parole, il peso dell’export sul sostegno all’industria viene equiparato al suo valore (ritenuto altissimo negli Usa) per la politica estera. Per questo, i Fms vengono legati da Esper a un altro acronimo, “Dtm”, ulteriore recente iniziativa del Pentagono. È il piano di “Defense trade modernization”, lanciato per “porre rimedio a un processo di esportazione della Difesa che è stato spesso identificato come lento, opaco e complicato”. Si punta cioè ad accelerare e modernizzare l’approccio commerciale della Difesa a stelle e strisce.

QUATTRO PASSAGGI

Come? Con quattro modifiche all’export, che Esper ha detto di aver comunicato alle strutture del Pentagono già il mese scorso. Primo, la possibilità di formule di export più rapide per i sistemi d’arma critici. Secondo, l’istituzione di “un quadro agire per il rilascio della tecnologia”, probabile riferimento a un ulteriore snellimento dei tempi per le varie approvazioni. Terzo, “dare priorità a Paesi o capacità (o entrambi) per acquisire e preservare mercati-chiavi”. Quarto, infine, uno sforzo analitico a sostegno del comparto produttivo: “Migliorare la prevedibilità della domanda internazionale per indirizzare gli investimenti commerciali e aumentare la capacità dell’industria”.

LA COMPETIZIONE

D’altra parte, ha spiegato il capo del Pentagono, “dobbiamo competere con Cina e Russia, le cui industrie a controllo statale possono accelerare l’export militare in modi che non non possiamo né vorremmo mai utilizzare”. Per questo, “abbiamo deciso di riformare il nostro approccio, così da rendere gli Stati Uniti più competitivi sul mercato globale e rafforzare la nostra cooperazione con alleati e partner”.



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