Finisce tutto in samba, anche le lobby. In questo siamo perfettamente allineati con la mentalità brasiliana. Le differenze ci sono, ma di dettaglio. Diciamo che noi italiani, che siamo abituati al mangiar bene, preferiamo concludere “a pizza e fichi”. I brasiliani preferiscono la musica. Dettagli a parte, il contenuto è identico.
Di samba ne stiamo ballando addirittura 2 in queste settimane. Una lungo le vie di Bruxelles. Ma ci riguarda molto da vicino. In (quasi) perfetta sincronia sono state pubblicate (e presentate) 3 ricerche. Una dell’OCSE, l’altra di Burson-Marsteller, la terza di Alter-EU. Una montagna di pagine, che dicono tutte più o meno le stesse cose.
E cioè, sul lato BM (Qui la ricerca), che per il 26% degli addetti ai lavori c’è poca trasparenza nella gestione delle lobby in Europa (intesa sia come Unione che come legislazioni nazionali). Che le percentuali di quelli che sono d’accordo a regole etiche e rigorose sono bulgare (86%). E che gli studi legali e i giornalisti sono le “bestie nere” del lobbying, nel senso che sono tra i più lobbisti di tutti, ma anche tra i meno tracciati.
ma anche, dal lato Alter-EU (Qui un commento), che il registro europeo è strutturato male ed è pieno di lacune. Prende un sacco di “buche”, per dirla in gergo giornalistico. Eppure è difeso a spada tratta dalla Commissione, che continua a invocare piccoli aggiustamenti – o toppe – da mettere qui e la per puntellare l’edificio pericolante.
Infine, dal lato OCSE (Qui un commento preliminare), dice che politici e lobbisti non la pensano affatto allo stesso modo. Emblematico il caso della trasparenza degli atti normativi prima della loro approvazione. La metà dei lobbisti la invoca, per svolgere meglio – e, appunto, in modo più trasparente – il proprio lavoro. Ma i parlamentari disposti a caldeggiare questa opzione non sono più di 2 su 10. Una minoranza schiacciante. Questa e altre divergenze che sono emerse con prepotenza nel corso della presentazione della ricerca, pochi giorni fa, a Parigi. Ne trovate un resoconto fedele su Twitter, con l’hashtag #OECDLobbying. C’è disaccordo su praticamente tutto, tranne che sull’idea di approvare delle riforme (fermo restando che solo 1/3 dei Paesi europei ha una legislazione adeguata sulla materia).
Nei 2/3 che mancano all’appello ci siamo anche noi italiani. Strano perché di stagioni delle riforme siamo piuttosto esperti. Dovremmo viverne una proprio ora. Almeno per il momento però siamo finiti a ballare la samba, agitando le acque e aspettando che si calmino. Ipotesi che, sempre al momento, appare piuttosto remota. Nell’attesa le lobby si sono riappropriate del terreno sul quale sono cresciute e prosperate negli ultimi anni. Quello degli agglomerati di interessi. Ultimamente vanno molto forte la lobby gay in Vaticano, quella delle sigarette elettroniche e quella dei giochi d’azzardo. Quella della trasparenza manca all’appello.
Lalalalalalalala, Brasil, Brasil…