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Benzina sul fuoco. Così Putin incita Trump

“La Russia potrebbe continuare ad accentuare le critiche contro il voto per corrispondenza”, avvertivano gli analisti della Homeland Security americana a inizio settembre. Dal Cremlino benzina sul fuoco delle accuse di brogli di Trump e nessun riconoscimento per Biden

Siamo a sei giorni dalle elezioni presidenziali americane, a due dalla proclamazione del contender democratico Joe Biden come vincitore, e da Mosca non solo non è arrivato ancora il classico messaggio di congratulazioni – passaggio dovuto della grammatica diplomatico-istituzionale – ma il commento uscito oggi, lunedì 9 novembre, è allusivo anzichenò: “Crediamo che la cosa giusta da fare sia aspettare il risultato ufficiale dell’elezione”, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov.

La dichiarazione non è casuale: è progettata per allargare la crepa interna negli Usa che si è approfondita anche attraverso le uscite forti del presidente uscente Donald Trump, il quale ha già più volte rifiutato di concedere la vittoria allo sfidante, accusandolo piuttosto di brogli elettorali. È un gioco d’infowar: diffondere dichiarazioni velenose per aumentare il caos e creare disturbo. E sebbene è piuttosto chiaro che Vladimir Putin avrebbe preferito il repubblicano – su cui aveva un ascendente – rispetto al democratico (con cui ha già dimostrato in passato distanze personali) va detto che questo genere di tattica sarebbe stata usata anche se avesse vinto Trump.

La ragione come accennato è nel sobillare disordine e creare interferenze nel dibattito pubblico statunitense, con la consapevolezza che una parte dell’elettorato americano non solo è assolutamente d’accordo con le accuse di Trump, ma è anche particolarmente incline ad assorbire le notizie cospirazioniste che escono dalla Russia – senza chiaramente percepire la macchina della disinformatia che c’è alle spalle. Inoltre per Mosca è anche una posizione utile sul fronte interno: il tema elettorale è sempre questione delicata per un presidente che ha vinto più volte anche attraverso elezioni indicate come pilotate.

Il giorno prima della proclamazione di Biden, il capo di stato russo ha per esempio ricevuto nel suo ufficio Ella Pamfilova, presidente della Commissione elettorale centrale. Nel readout dell’incontro (dopo i convenevoli e i ricordi sul 75esimo anniversario della Grande Vittoria, tanto per condire tutto con un pizzico di nazionalismo) si è discusso del voto per corrispondenza. Pamfilova ha suggerito a Putin di “abbandonare” questo metodo in Russia, perché l’andamento dello scrutinio negli Stati Uniti avrebbe dimostrato che con quel modo di votare si aprono “spazi immensi” per frodi elettorali.

“Completa assurdità”, scrive su Twitter Michael McFaul, ex ambasciatore americano a Mosca dell’amministrazione Obama. Il voto per posta è quello che Trump ha messo al centro del mirino e attorno a cui ha costruito la regia per delegittimare la vittoria di Biden. Il presidente uscente e i Repubblicani sapevano che i Democratici avrebbero preferito quel metodo, soprattutto per evitare assembramenti ai seggi. I Dem sono tendenzialmente più attenti al rispetto delle regole base per controllare l’epidemia Covid – regole che Trump ha invece sempre mal digerito, soprattutto dal punto di vista dell’approccio mentale (restrittivo) alle stesse, minimizzando la pandemia.

Ora Putin sfrutta il momento col doppio scopo: da una parte assiste Trump nella sua crociata, ma non soltanto per interesse diretto a favore del repubblicano, molto di più infatti per aumentare il caos negli Usa; dall’altra parte si porta in vantaggio per situazioni scomode a casa propria, dove potrebbe aver bisogno di evitare richieste su forme di voto a distanza, quella con cui i russi potrebbero scegliere liberamente il proprio presidente senza pressioni fisiche degli sgherri putiniani di tutti i ranghi, quella in cui le opposizioni potrebbero trovare maggiori spazi e consensi.

“La Russia potrebbe continuare ad accentuare le critiche contro il voto per corrispondenza”, avvertivano gli analisti della Homeland Security americana a inizio settembre.

(Foto: Kremlin.ru, Putin e Pamfilova)



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