C’è un collegamento tra l’annuncio di Pfizer sul vaccino anti-Covid e il risultato elettorale acquisito negli Stati Uniti? Non vi sono evidenze in grado di dimostrarlo oggi e probabilmente mai ne avremo ma si può dire che la destra, giuste o sbagliate che siano le sue posizioni, continua a capirci poco del reale funzionamento del potere. Il corsivo di Roberto Arditti
Ma guarda un po’ che deliziosa coincidenza.
Da un lato c’è Joe Biden che incassa il plauso dell’intero mondo “politically correct” per la sua elezione a Presidente degli Stati Uniti.
Un successo vistoso quello del vecchio senatore del Delaware (viene eletto per la prima volta nel 1972, quando a Palazzo Chigi c’è Giulio Andreotti con il suo secondo governo: il Divo Giulio farà in tempo a presiederne altri cinque dopo quella data), un successo acclamato da tutta la sinistra (europea e non) innanzitutto per la sua essenza rassicurante, tale per cui si può ragionevolmente prevedere un cambio di atteggiamento sui temi della sostenibilità (accordo di Parigi), della salute (ritiro del progetto di uscita dall’Oms), dell’immigrazione (il muro con il Messico non è certo una priorità), delle relazioni con la Cina (fine dei toni da “guerra fredda”), con l’Europa (retromarcia su Brexit) e in Medio Oriente (appoggio più tiepido all’asse Gerusalemme-Riyad).
Insomma un ribaltamento vero e proprio, non a caso raccontato in queste ore con tutto il disprezzo possibile verso l’ingombrante presidente sconfitto, trattato da Twitter come uno spacciatore di “fake news” e umiliato dai principali network televisivi che gli hanno tagliato l’ultimo discorso, neanche fosse un ciarlatano da morning show.
Dunque da un lato c’è Joe Biden, che sconfigge l’orrido Trump, indigesto a tutti i benpensanti del pianeta.
Anche perché, detto tra noi, Trump è orrendo davvero, proprio come può esserlo un brutale immobiliarista cresciuto a Manhattan alla scuola di suo padre, squalo senza pietà del business più difficile del mondo se sviluppato nell’area a massimo reddito del pianeta, cioè quella degli spazi edificabili attorno a Central Park.
Trump è orrendo nella sua maleducazione istintiva, nella sua arroganza naturale, nella sua vergognosa attitudine verso l’universo femminile, nella sua palese idiosincrasia verso i riti democratici, nella sua insistita volontà di accarezzare gli istinti peggiori degli americani, compreso l’uso smodato delle armi ed ogni forma di recrudescenza razzista e discriminatoria.
Dall’altro lato però c’è un annuncio di oggi, lunedì 9 novembre, a tre giorni scarsi dall’evidenza della vittoria di Biden (e mentre in alcuni Stati, ormai ininfluenti, continua il conteggio dei voti).
È l’annuncio di Pfizer, colosso farmaceutico americano con quartier generale a New York, che proprio oggi per bocca del suo presidente Albert Bourla comunica al mondo (e all’America) che il vaccino contro Covid-19 è in dirittura d’arrivo, che sarà efficace al 90 % e che entro la fine dell’anno ne saranno disponibili 50 milioni di dosi, per produrne poi 1,3 miliardi nel 2021.
C’è un collegamento tra i due accadimenti?
Non vi sono evidenze in grado di dimostrarlo oggi e probabilmente mai ne avremo.
È pero assai ragionevole affermare che gli elementi a disposizione del colosso americano fossero già disponibili da qualche tempo, quindi registriamo che la notizia esce a risultato elettorale acquisito, verosimilmente perché si è deciso così.
Ed eccoci allora al punto centrale di questa riflessione.
La destra, giuste o sbagliate che siano le sue posizioni, continua a capirci poco del reale funzionamento del potere.
Essa infatti continua ad avere (in Italia come negli Usa) fiducia cieca nel consenso popolare, non capendo mai (o quasi mai) cose le succede intorno.
Al punto che in Italia (tanto per fare un esempio a noi vicino) si ritrova al governo (Salvini nel 2018) e ne finisce cacciata fuori quasi senza nemmeno capire perché, mentre negli Stati Uniti viene travolta dallo tsunami del virus (molto più efficace di Biden nel battere Trump) senza neanche accorgersi di avere il vaccino in casa: lì, bell’è pronto a pochi chilometri dalla Trump Tower (lato sud di Central Park).
Meditino a lungo sulle vicende americane Capitan Salvini e Capitan Meloni, magari cercando qualche consiglio dal vecchio Cavaliere, chiedendogli di tornare con la memoria al 1994 ed alla sua prima cacciata da Palazzo Chigi (gli è successo anche nel 2011).
Oggi come oggi, a Roma come a Washington, la destra sta al potere come Mike Tyson alle buone maniere.