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Conte, il contismo e il lockdown. Parla Morassut (Pd)

Il lockdown? “Decidano i tecnici”. Conte? La leadership “non è in discussione”. Una diagnosi della maggioranza rossogialla e dell’emergenza Covid con Roberto Morassut, sottosegretario all’Ambiente del Pd

 

La leadership di Conte? “Non è in discussione”. Le divergenze tra forze della maggioranza? “Sono assolutamente normali in una situazione emergenziale come quella che stiamo vivendo”. Ne è convinto il sottosegretario all’ambiente Roberto Morrassut, prima fila del Pd e uno degli uomini più vicini a Goffredo Bettini. In un momento di forti tensioni tra Stato centrale e regioni “il nemico è il virus, non le regole”, spiega a Formiche.net.

Emergenza ma anche un’occasione: quale sarà l’impatto oggettivo del Recovery Fund anche sul versante green?

Con gli aiuti del Recovery Fund per superare l’emergenza pandemica si concretizza l’idea di Europa solidale, giusta, verde: un’Europa che non è più solo vincoli ma anche grandi opportunità. Il governo utilizzerà queste risorse per far rialzare il Paese ed il 37% dei fondi andrà a realizzare e coprire gli obiettivi del Green deal europeo. Cambia il nostro modo di concepire lo sviluppo, uno sviluppo che non dovrà più essere dannoso per l’ambiente e per la nostra salute. È un investimento sul futuro dei nostri figli. Ho piena fiducia per la direzione che prenderà lo sviluppo green dell’Italia, già eccellenza in Europa sul fronte dell’economia circolare ma con profondi gap da colmare sui fronti dell’efficientamento energetico, del sostegno alle rinnovabili così come dell’impiantistica per la rigenerazione dei rifiuti. I prossimi anni saranno determinanti.

La sceneggiata campana rappresenta un ostacolo all’azione del governo contro il Covid?

Le regioni si stanno muovendo nell’ambito del più recente dpcm che prevede che i governatori adottino se necessario e sulla base del numero dei contagi misure più restrittive. È il momento che tutti si assumano le proprie responsabilità per il raggiungimento di un obiettivo comune. D’altronde sono state proprio le regioni a chiedere maggiore autonomia e gli stessi parametri per la definizione delle diverse aree sono stati condivisi con le stesse.

Sarebbe stato meglio secondo lei un lockdown subito per tutti?

L’obiettivo del governo è quello di evitare lockdown generalizzato, perché bisogna salvaguardare il lavoro e l’istruzione in presenza, ma la decisione finale spetta alla cabina di regia e al Cts – ovvero ai tecnici, e non ai partiti o alla politica – che decideranno sulla base della curva dei contagi. Naturalemente, a fronte di contagi che avvengono per lo più in ambiente familiare, è necessario uno sforzo da parte di tutti i cittadini per il rispetto delle regole fondamentali. Il nemico è il virus e non le regole.

C’è il rischio che passi il messaggio, in questa seconda ondata, di voler delegare fin troppo ai cittadini scelte e fisiologiche conseguenze?

Il governo ha imposto delle regole da rispettare e ha dato delle raccomandazioni: sulle prime la responsabilità dell’attuazione e del rispetto ricade ovviamente sulla politica. Sulle seconde è importante che anche i cittadini facciano la loro parte come hanno fatto egregiamente già in occasione della prima ondata. In attesa di un vaccino che speriamo arrivi già con l’inizio del nuovo anno è importante che vi sia un ulteriore sforzo da parte di tutti: il compito del governo sarà poi quello di ricostruire quella parte del tessuto economico e sociale del paese oggi indebolito e sofferente.

Il contismo è a una svolta: dopo la barra dritta durante la prima ondata c’è la possibilità che il premier non riesca più ad essere punto di equilibrio nella sua maggioranza?

Giuseppe Conte, insieme a tanti altri capi di governo mondiali, ha dovuto affrontare la più grande crisi dal dopoguerra. Sia lui che le forze di maggioranza che lo sostengono hanno cercato sin da subito di mettere insieme l’esigenza di contenere la diffusione del contagio a quella di evitare il tracollo economico del Paese. Per quanto riguarda la pandemia i numeri ci dicono che l’Italia è stata trai i Paesi che meglio è riuscita a contrastare il virus. Quanto all’economia, il lavoro fatto in Europa per ottenere una fetta consistente dei miliardi che verranno destinati al recovery fund, garantirà al Paese le risorse necessarie per uscire dalla crisi e per quel “rimbalzo” che tutti auspichiamo. Questi sono i fatti: eventuali differenze di vedute su singole questioni tra forze della maggioranza sono assolutamente normali in una situazione emergenziale come quella che stiamo vivendo e il tema della leadership non è assolutamente in discussione, malgrado si leggano alcuni retroscena senza fondamento.

Quali prospettive offre alla sinistra italiana la vittoria di Joe Biden?

La vittoria di Biden negli Stati Uniti rappresenta una sorta di ritorno alla normalità da parte di un Paese che negli ultimi 4 anni ha vissuto un momento di oscurantismo e chiusura.

Per noi la vittoria del candidato democratico rappresenta una nuova apertura al dialogo con l’Europa e un ritorno ad una economia condivisa che superi l’anacronistica imposizione dei dazi.

Biden ha già annunciato che riporterà gli Usa nell’accordo sul clima di Parigi e nell’organizzazione mondiale della sanità: con lui l’America tornerà ad essere un grande alleato per combattere i grandi mali che affliggono il pianeta.

L’alleanza strutturale col M5s si cementerà ulteriormente con vista Quirinale? Ovvero siete fiduciosi in una maturazione dell’alleato grillino?

Con i Cinque Stelle non c’è un’alleanza strutturale, ma la necessità condivisa di governare bene il Paese, come abbiamo detto sin dalla nascita di questo esecutivo, ci siamo proposti di governare come alleati e non come avversari.



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