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Primavere arabe, Terzi: “Ora c’è bisogno di noi”

Dopo le primavere arabe “c´è una forte domanda di Italia, di presenza del nostro paese” in Nord Africa e Medio Oriente: “E´ un´esigenza delle classi politiche e degli operatori economici, perché siamo visti come il paese che può focalizzare meglio l´attenzione dell´Ue verso il Mediterraneo” come ha sottolineato il ministro degli Esteri Giulio Terzi durante un´audizione davanti alle Commissioni esteri di Camera e Senato.
 
La Farnesina, ha ricordato Terzi ospiterà il prossimo 20 febbraio il ´Dialogo 5+5´, foro di discussione che riunisce i paesi delle due sponde del Mediterraneo. L´Inviato speciale del ministro per il Mediterraneo Maurizio Massari è stato protagonista nei giorni scorsi missioni preparatorie nei Paesi che prenderanno parte all´iniziativa.
Attesi alla riunione, come riferito dallo stesso ministro, oltre ai capi delle diplomazie dei Paesi membri del ´5+5´, l´Alto Rappresentante Ue per la politica estera Catherine Ashton, il Commissario Fuhle e il segretario generale dell´Unione per il Maghreb Arabo. L´intenzione italiana è quella di dare al meeting “un carattere concreto e operativo”.
 
“Vogliamo intensificare il dialogo politico e di sicurezza, ma anche le collaborazioni in ambiti strategici” ha assicurato il titolare della Farnesina, citando “lotta al terrorismo e alle organizzazioni criminali; gestione dei flussi migratori; approvvigionamenti energetici; sicurezza alimentare; protezione dell´ambiente; co-sviluppo”. Una “particolare attenzione – ha preannunciato Terzi – sarà dedicata anche all´educazione, alla formazione, alla collaborazione universitaria e al dialogo interculturale e fra società civili”.
 
Siria
“Non ci sono, nel caso della Siria, le condizioni per un intervento militare che possa riaffermare il principio della responsabilità di proteggere i civili dagli attacchi” ha dichiarato Terzi.
“La popolazione siriana non può più attendere” ha fatto notare il titolare della Farnesina, secondo cui “la comunità internazionale deve rispondere alla gravissima crisi, politica e umanitaria” perché “abbiamo il dovere politico e morale di difendere i diritti dei siriani”.
Ogni crisi, però, è “un caso a sé” e quindi la soluzione per la Siria non sarà come quella scelta per la Libia: Dev´essere “politica”.
 


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