Secondo Merlo (Federlogistica-Conftrasporto) “il Golden power è una diga contro tentativi di colonizzazione cinese”. Ma non basta: “Serve un regolamento sulle concessioni portuali” per rilanciare il sistema portuale. Anche perché con Biden la musica non cambierà…
Lo scudo del governo a protezione delle infrastrutture critiche dalle mire cinesi non basta. A lamentarlo, in un’intervista all’edizione genovese di Repubblica, è Luigi Merlo, presidente di Federlogistica-Conftrasporto e già dirigente di Mediterranean Shipping Company ma anche presidente dell’Autorità portuale di Genova. “Il Golden power”, ha spiegato, “cala il suo scudo protettivo sulle infrastrutture strategiche e quindi anche sui porti, edificando giustamente quella diga contro i tentativi in atto, di ‘colonizzazione’ da parte della Cina”. Ma non basta, spiega facendo appello alla politica: “Senza una standardizzazione e quindi il varo di un regolamento che effettivamente uniformi le concessioni portuali, si potrebbe delineare un rischio di isolamento e quindi di emarginazione della portualità italiana che va tenuto in debita considerazione”.
Merlo indica due strade: da una parte tutela del comparto strategico con misure più opportune, dall’altra il rinnovo della complessa materia delle concessioni. Per questo chiede un tavolo di confronto con il ministero dei Trasporti e con l’authority di regolazione dei Trasporti. L’obiettivo, spiega Repubblica, è il varo del regolamento attuativo in materia di concessioni portuali, questione ferma alla legge di riforma portuale del 1994.
Ricordando le preoccupazioni europee e statunitensi sulla Via della Seta e la scure a stelle e strisce sul colosso cinese Cccc a Trieste (impostazione che difficilmente subirà grosse modifiche con l’arrivo della nuova amministrazione guidata da Joe Biden) Merlo avverte: “Il Golden power senza un’immediata definizione di regole uniformi per le concessioni, rischia di cristallizzare una volta di più lo status quo, impedendo ai porti del Paese di spiccare il volo e di diventare, come dovrebbe accadere, il vero motore per il rilancio del Paese”.
Parole che ricordano quanto una recente analisi di Ferruccio de Bortoli, editorialista e già direttore del Corriere della Sera, sull’inserto L’Economia, dal titolo “Golden power ‘gonfiato’. Ci difende o ci danneggia?”. “Nell’incertezza applicativa si notifica un po’ di tutto”, scriveva de Bortoli che, chiedendosi se un Golden power sempre più ampio non rischi di essere inefficace e allontanare gli investimenti, punzecchiava il governo su 5G, porti e Via della Seta. E lo facevo evidenziando l’assenza di veti e prescrizioni particolari: però, “intanto, dando solo uno sguardo distratto al settore dei trasporti marittimi, cinesi e turchi sbarcavano nel porto di Taranto”, concludeva sferzante l’ex direttore del Corriere.