La Fondazione Luigi Einaudi ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte con tre domande specifiche su come si intende organizzare la distribuzione del vaccino contro il coronavirus, dal momento che l’approvvigionamento di quello per l’influenza è stato fallimentare in alcune parti d’Italia. L’intervento di Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Luigi Einaudi
La Fondazione Luigi Einaudi, ha deciso di inviare, facendosi anche promotrice di una raccolta di firme, una lettera aperta al presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
In tale nota chiediamo di voler fornire ai cittadini italiani tre semplici dati in relazione ai vaccini anti-Covid che sembrano in fase di avanzata produzione:
1. i criteri con i quali saranno avviate e poi proseguite le vaccinazioni;
2. le modalità di gestione e distribuzione dei vaccini;
3. i tempi di somministrazione degli stessi.
Altre nazioni europee appaiono decisamente avanti nella elaborazione della fase di vaccinazione e invece in Italia quando si parla di vaccinazione ci si riferisce ancora a quello anti influenzale (che non c’è !). Allora la preoccupazione appare legittima.
Tutta la scorsa primavera, durante il primo lockdown, ogni conferenza stampa della Protezione Civile, tenuta con questo o quello scienziato, si concludeva sempre allo stesso modo: “Raccomandiamo, soprattutto alle persone anziane e fragili, di vaccinarsi in autunno contro l’influenza, anche per non sovrapporre i sintomi dell’eventuale infezione da Covid-19 con quelli della normale e stagionale influenza”.
Bene saranno andati in vacanza gli scienziati, sarà andata in vacanza la Protezione civile, ma il dato certo è che al rientro mai come quest’anno è stato introvabile proprio il vaccino antinfluenzale, da loro così caldamente raccomandato. Comportamento inaccettabile da parte di chi dovrebbe assicurare la salute pubblica, almeno negli elementi di base.
Ora è cominciata la discussione sul vaccino, o sui vaccini, anti-Covid e temiamo fortemente che da qui a Natale l’unico modo di affrontare la questione sia appunto quella di parlarne, magari intervenendo in massa ai talkshow televisivi.
Su questo il governo deve capire da subito che non si scherza, non sono ammessi i clamorosi errori di cui è stata punteggiata la vicenda Covid in questi mesi: dai banchi a rotelle, alla carenza dei tamponi con annesso l’osceno spettacolo delle file chilometriche ai drive-in, appunto alle mancate vaccinazioni.
Ora bisogna concentrarsi sul predisporre nella maniera più efficace possibile un vero piano vaccinale. Qui si rischia la vita di decine di migliaia di nostri concittadini.
Dunque chiederemo ogni giorno al governo cosa stia facendo, ponendo appunto queste tre semplici domande. Il governo non può esimersi dal risponderci, perché altrimenti né risponderebbe agli italiani.