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Una ventata di Terzo settore per Rai 2. Parla il direttore Di Meo

Il 3 dicembre, in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con disabilità, Rai 2 propone una puntata speciale di “O anche no – Il lavoro è di tutti”, ideato e condotto da Paola Severini. Una ventata di Terzo settore come ci spiega il direttore di rete, Ludovico Di Meo

Dare voce alle disabilità positive, con l’apporto di tanti artisti e della musica. Lo farà Rai 2 che il 3 dicembre ha messo in calendario il programma dedicato all’inclusione e alla solidarietà di Paola Severini, giunto alla sua terza edizione. Questo anche grazie alla creazione della nuova Direzione di Rai per il Sociale affidata a Giovanni Parapini, che garantisce una maggiore centralità del lavoro e della vocazione sociale dell’azienda. Tra gli ospiti, Carlo Verdone che si esibirà alla batteria con il gruppo rock Ladri di Carrozzelle e testimonianze come quella di Luca Trapanese, fondatore della Onlus a Ruota Libera o di Michele Spanò, lo youtuber disabile protagonista di gameplay e challenge divertenti. Ne abbiamo parlato con il direttore di rete, Ludovico Di Meo.

Direttore, quest’anno avete vinto tre “Diversity Media Awards” e un riconoscimento per il Miglior servizio Tg agli “Oscar dell’inclusione”. Nello speciale di “O anche no – Il Lavoro è di tutti”, per la prima volta assoluta in una rete generalista ogni canzone sarà tradotta e interpretata artisticamente in diretta e “in chiaro” da una Lis Performer. Come è nata la vostra partecipazione a questo progetto?

Rai 2 è molto presente, sul terzo settore specialmente investiamo molto, gran parte della riuscita di questo lavoro è dovuta a Paola Severini, molto determinata nel portare avanti tutto quel che riguarda l’attività dei suoi giovani amici, e siamo molto contenti perché è riuscita a portare in televisione una ventata di racconti molto diversi. È davvero importante saper affrontare questi temi in modo serio, con un impegno forte, per far conoscere queste storie che chi non vive non può conoscere e possono essere un insegnamento per tutti. Il programma dà risalto a un impegno molto importante e diffuso nel tempo, ed è anche una sorta di ringraziamento per tutto il lavoro svolto.

A noi piace molto il programma “O anche no” perché mette in piazza tutte le fragilità, l’entusiasmo di questi ragazzi e specialmente in questo momento in cui il distanziamento crea problemi a tutti e ancor di più a loro, è fondamentale che siano vicini e uniti in qualche modo, in questa giornata. E che riescano a comunicare. Il programma è uno spettacolo che mette in piazza musica, arte, sport insieme a testimonianze di vita: a dimostrazione di quanto l’atteggiamento con cui viene affrontato questo tema sia inclusivo e divertente, alla portata di tutti. La Rai è sempre un palcoscenico che dà la possibilità di farsi sfruttare, però bisogna farlo con i tempi, i modi e la sensibilità giusta, come riesce a farlo questo programma.

Gli scorsi anni sono stati ospiti di Rai 2 anche Bebe Vio e Alex Zanardi che hanno dato un messaggio fantastico della disabilità, che serve a tutti noi. Ed è solo l’inizio, perché tutto questo può sviluppare ottimi risultati in termini di numeri e ascolti, facendo sì che il messaggio positivi arrivi a più persone possibile e quindi diventi una risorsa importante. Sarà normale farlo sempre, cercare laddove è possibile di dare un palcoscenico adeguato a questi messaggi. Siamo contenti e orgogliosi che questo accada e dobbiamo riuscire sempre di più a garantire un palcoscenico adeguato a questi messaggi, non è mai abbastanza.

È stata creata da poco la nuova direzione Rai per il sociale, come si svolge la collaborazione con la rete e più nello specifico nella programmazione televisiva?

La nuova Direzione Rai per il sociale di Giovanni Parapini è importante perché stabilisce un contatto tra tutte le risorse e riesce a collegarle, già in passato Rai2 ha cercato di essere presente sui temi riguardanti il terzo settore, con molta competenza e voglia di farlo. Però una direzione è un aiuto in più che apprezziamo particolarmente perché stabilisce un ordine e un accentramento sia delle risorse, che degli spazi in palinsesto e ottimizza il lavoro, dandogli un ordine preciso.

Il mondo del lavoro è stato particolarmente segnato dalla pandemia di Covid-19, in che modo la Rai può aiutare a sensibilizzare i telespettatori e l’opinione pubblica in generale su questo tema “Il lavoro è di tutti”?

Il problema del Covid purtroppo è trasversale, ci sono vari livelli di emergenza: sociale, lavorativa e psicologica, ci sono anche situazioni di stress emotivo molto marcate. L’incidenza sul lavoro pesa su tutti quanti, e in questo senso la nostra rete prova ad essere un megafono di necessità, emergenze, facendo da ponte con le istituzioni. E in questo senso è necessario parlarne il più possibile, più ne parli, più coinvolgi e meglio è.

Il virus è stato assolutamente democratico e sappiamo che nessuno è escluso, questo ci permette di sentirci fratelli nel mondo. Da questo punto di vista è necessario dare stimoli e spunti vari, chissà che nei momenti di crisi si esalti la nostra capacità di rimetterci in gioco, noi nel frattempo raccontiamo quello che accade. Spesso si dice che la buona notizia non fa notizia, magari invece lavorare sulla solidarietà può diventare un buon investimento per generare anche un po’ di benessere. Cerchiamo di far conoscere esempi e modelli virtuosi che possano aiutare, affinché possano rappresentare qualcosa a cui aggrapparsi, una spinta in più. Poi chiaramente sottolineo che la vera trincea è altrove, noi siamo un mondo particolare, per non parlare della difficoltà che sta vivendo l’universo dell’arte e della cultura o del cinema, che è come se si fosse improvvisamente bloccato.

Quali sono, secondo lei, i passi ulteriori che Rai2 e la Rai possono fare per assicurare a tutti la possibilità di sentirsi rappresentati e valorizzati?

Il nostro appuntamento con “O anche no” è ormai classico e stabilizzato, nella nostra rete questi temi troveranno sempre un alloggio e una cassa di risonanza sicura. Nello specifico, c’è la possibilità di portare dei piccoli spin-off negli altri programmi di informazione ma anche di costume.

Non dimentichiamoci che l’emergenza Covid è anche un’emergenza produttiva, quindi in questo momento abbiamo dei problemi reali di produzione dei programmi. Quando la situazione sarà più gestibile, con l’aiuto della Direzione di Giovanni Parapini, si potrà valutare una distribuzione intelligente ma con una scrittura ragionata e accattivante, come quella utilizzata per il programma.

Spesso si corre il rischio di uno scatto nella gara alla solidarietà, che però non deve essere svolta soltanto per togliersi un peso dalla coscienza, ma per sfruttare al meglio l’opportunità di conoscere dei mondi che spesso non conosciamo: aiutare e compiere azioni di volontariato, far conoscere ai telespettatori il modo in cui possono aiutare è un buon cibo per lo spirito. La cosa bella dell’Italia è nonostante tutto la sua capacità di reazione solidale, siamo sempre stati così, da sempre, siamo il popolo che nei momenti difficili ha sempre saputo dare sostegno, aiuto e rifugio.


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