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A che punto è l’innovazione dei contratti. Il punto del Censis

Rinnovato il contratto degli occhiali, fino a 83 euro di aumenti in busta paga per 18mila addetti in 400 aziende. Il Censis spiega il declino del potere contrattuale e il leader Uil Bombardieri chiede di rinnovare i contratti ancora aperti

“Un altro contratto rinnovato bene sia dal punto di vista economico che da quello normativo. L’ipotesi di intesa che abbiamo siglato ieri sera è un risultato buono e giusto! Andiamo avanti a passo di carica nel percorso contrattuale relativo al nostro settore. Ieri l’epilogo positivo del ccnl degli occhiali e dell’occhialeria; in precedenza quelli del vetro, delle spazzole e pennelli, della gomma-plastica, della ceramica; presto giungerà il tempo per quelli del tessile, della concia, della pelle, dell’artigianato. Il manifatturiero rappresenta la punta di diamante per il rilancio dell’industria nazionale”. Così Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec, ha commentato il rinnovo del ccnl del settore occhiali ed occhialeria che riguarda 18mila lavoratori addetti in 400 imprese tra cui Marcolin, Safilo e Galileo. L’aumento economico a regime, concordato tra i sindacati di categoria ed Anfao, l’associazione imprenditoriale del settore aderente a Confindustria, è di 70 euro sui minimi ed 83 euro totali per un periodo di vigenza contrattuale che va dal primo gennaio 2019 al 31 dicembre 2022.

IL GIUDIZIO DI UILTEC, FILCTEM E FEMCA

“Ora attendiamo il pronunciamento dei lavoratori interessati dall’intesa in questione – ha aggiunto Pirani – ma riteniamo che apprezzeranno l’epilogo positivo a cui siamo giunti”. Anche Daniele Piras, segretaria nazionale della Uiltec stessa ha espresso soddisfazione: “Si tratta di un accordo che è figlio del difficile tempo presente ed il massimo risultato possibile come miglior trattamento nelle buste paga di chi lavora nonostante la crisi. Insomma, un’iniezione di fiducia che servirà come effetto moltiplicatore nel mercato del settore specifico”. Anche dal sindacato di settore della Cgil e della Cisl sono giunti giudizi positivi: ”Questo rinnovo è un ulteriore importante segnale positivo per il nostro sistema industriale e certifica che il sistema delle relazioni sindacali e della contrattazione in questo paese sono all’altezza della difficile sfida che la crisi in atto ci pone davanti”, hanno commentato Marco Falcinelli e Sonia Paoloni, rispettivamente segretario generale e segretaria nazionale della Filctem Cgil ricordando come la pandemia “ha colpito duramente il sistema della moda, il calo del fatturato si attesta intorno al 30%, per questo rinnovare in queste condizioni aiuta tutti gli addetti dell’ occhialeria con un ottimo risultato economico che complessivamente supera gli 80 euro”.

I due dirigenti sindacali hanno poi ribadito: “Un rinnovo che getta le basi per la futura ripartenza e mette a riparo i lavoratori dal rischio della perdita del posto di lavoro a causa della crisi pandemica. Questa intesa è la prima sottoscritta tra i contratti rappresentati da Confindustria Moda, è un segnale importante perché può dare il via alla chiusura dei successivi contratti che speriamo avvenga il prima possibile, ne guadagneranno i lavoratori, l’industria e il Paese”. Del medesimo tenore il giudizio di Raffaele Salvatoni, segretario nazionale della Femca: “Con il testo in questione – ha rilevato – abbiamo introdotto novità molto significative sul fronte della crescita professionale degli addetti, con un ruolo sempre più importante affidato all’Osservatorio ed all’Ente bilaterale nazionale che permetta di definire ulteriori percorsi di crescita professionale, individuali o di gruppo, e che consentano anche di favorire i futuri rinnovi contrattuali e generare una proficua discussione sulle politiche industriali. Si provvederà, inoltre, a mettere in atto percorsi formativi mirati sulle nuove competenze, in grado di rispondere alle esigenze di un settore in netta trasformazione. Nell’occhialeria, infatti, stiamo assistendo all’arrivo di moderni processi di riorganizzazione e ristrutturazione, caratterizzati dall’introduzione di nuove modalità di produzione legate allo sviluppo tecnologico e organizzativo”.

LA PARTE SALARIALE

L’intesa sottoscritta prevede un aumento medio complessivo (Tec) di 83 euro, di cui 70 sui minimi (Tem) con riferimento al 4° livello, distribuiti in 2 tranche: 30 euro dal 1° luglio 2021; 40 euro dal 1° gennaio 2022.Per quanto riguarda il welfare contrattuale sono previsti ulteriori 4 euro sulla previdenza integrativa, pari ad un incremento dello 0,2% a carico delle imprese, e 4 euro sull’assistenza sanitaria integrativa. Inoltre, sul piano economico e sul riconoscimento della professionalità nel luogo di lavoro, riguardo al capitolo contrattuale Premio di professionalità a valore aggiunto “comportamenti organizzativi”, si è concordato di dare piena attuazione agli stessi con decorrenza 1° giugno 2021, che comporterà un’indennità mensile dai 12 ai 18 euro in base al comportamento richiesto dall’azienda, e avrà un costo medio contrattuale pari a 5 euro. Va ricordato che l’erogazione di tali importi ed il riconoscimento delle professionalità era bloccato da oltre 3 anni. Infine, per le imprese che non hanno la contrattazione di 2° livello, l’intesa prevede l’aumento dell’elemento perequativo che passa dai 320 del precedente contratto agli attuali 330 euro annui.

LA PARTE NORMATIVA

Tra gli elementi di novità presenti in questo rinnovo contrattuale si distinguono l’introduzione di linee guida sulla responsabilità sociale di impresa e il recepimento di tutti i protocolli confederali ed europei sulla violenza di genere. Sul tema della Formazione, le Rsu aziendali potranno nominare all’interno dei propri membri un “delegato alla formazione”. Invece, sul tema dei diritti individuali, nell’ipotesi di accordo, la norma contrattuale sul “diritto allo studio” sarà estesa anche ai lavoratori che frequentano corsi universitari. Sarà aumentato dell’1% il diritto al part-time a tempo determinato per il rientro dalla maternità e verrà aumentata la banca ore individuale che passa dalle attuali 16 a 24 ore. Verrà aumentata la percentuale di retribuzione per le ore di straordinario effettuato nella giornata del sabato dal 25% attuale al 35%. Infine, ma non meno importante, si è concordato di dare piena operatività all’Osservatorio nazionale ed all’Ente bilaterale di settore.

BOMBARDIERI CHIEDE DI INNOVARE I CONTRATTI

Rinnovare i contratti è uno dei moniti ribaditi ieri anche da Pier Paolo Bombardieri, leader della Uil confederale: “Bisogna – ha detto commentando i dati diffusi dal Censis- rinnovare presto i contratti: sono milioni i lavoratori, pubblici e privati, che attendono il rinnovo. Accrescere il potere contrattuale dei lavoratori dipendenti e aumentare il loro potere d’acquisto è essenziale per far ripartire i consumi e l’economia”, ha spiegato ancora Bombardieri. “‘Prima la Vita’ è stato il nostro punto fermo durante la pandemia: sacrifici e senso di responsabilità hanno permesso di resistere a una situazione difficile e inaspettata, ma dobbiamo vigilare affinché l’emergenza non porti con sé la riduzione delle tutele e dei diritti individuali e collettivi”, ha continuato Bombardieri. “È bene che la politica riesca a guardare oltre le prossime elezioni: si colgano tutte le opportunità e si sfrutti ogni possibilità per ricostruire il Paese”, ha concluso.

IL DECLINO DELLA CONTRATTAZIONE DAI DATI DEL CENSIS

“Un destino di indebolimento del potere contrattuale caratterizza oggi la rappresentanza del lavoro dipendente”. Così il Censis, nel 54° Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2020, ha riassunto la situazione della contrattazione nazionale collettiva. A giugno di quest’anno, si legge nel Rapporto, il numero dei contratti e accordi collettivi nazionali, depositati presso il Cnel, ha raggiunto la cifra di 935. Alla stessa data, risultano in attesa di rinnovo 576 contratti collettivi, pari al 62% del totale dei contratti presenti nell’archivio del Cnel. Sono in attesa di rinnovo 10 milioni di lavoratori dipendenti del settore privato e 3,2 milioni che lavorano nel pubblico, per un totale di lavoratori afferenti alla totalità dei contratti collettivi che raggiunge i 15,8 milioni.

“I 13,2 milioni in attesa di rinnovo rappresentano, nei fatti, l’83,6%sul totale dei lavoratori finora coperti dalla contrattazione nazionale. Questa percentuale può essere presa come una misura del rischio di delegittimazione al quale si espone la rappresentanza dei lavoratori, ma che non risparmia anche le organizzazioni datoriali più rappresentative”, ha sottolineato il Censis. “Particolarmente delicata”, per il Censis è la situazione dell’intero comparto pubblico, il quale è attualmente regolato da contratti scaduti e ancora non rinnovati, mentre l’attesa di rinnovo ha superato ormai, in media, i 18 mesi. E a mettere in crisi anche la rappresentanza sindacale è il fenomeno del dumping contrattuale. “Così come il rischio di delegittimazione della rappresentanza ha una sua misura nella quota di lavoratori in attesa di rinnovo contrattuale, – ha spiegato il Censis – l’area dell’esposizione al rischio di dumping contrattuale può essere indirettamente misurata dal livello di concentrazione dei lavoratori rappresentati nel minor numero di contratti di riferimento, ma più rilevanti in termini di datori di lavoro e di lavoratori interessati”.

Dalle analisi del Cnel, alla data del 30 giugno 2020, in soli 7 contratti in attesa di rinnovo si concentrano 6,2 milioni di lavoratori e 738.000 imprese o datori di lavoro. Sul totale dei lavoratori in attesa di rinnovo, i 7 contratti coprono una quota del 46,6%, ma se si esclude il comparto pubblico e si prende in considerazione il solo comparto privato, la quota sale al 61,6%. Il 37,6% dei lavoratori dei 7 contratti fa riferimento a quello delle aziende del terziario, della distribuzione e dei servizi, mentre un altro 24% fa riferimento al contratto dei dipendenti delle aziende metalmeccaniche e dell’installazione di impianti. In totale, questi due contratti rappresentano oltre il 60% dei lavoratori con contratti scaduti (3,8 milioni di lavoratori interessati). Se si aggiunge il contratto del turismo, la percentuale sale al 73,3%.


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