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Perché il Movimento non silurerà Conte. Parla De Masi

Il sociologo e ideologo del Movimento Cinque Stelle mette una mano sul fuoco: nessun incidente sul Mes. Di Maio e Conte sono i due politici più originali, troveranno la quadra. Biden? Difficile capisca i Cinque Stelle, anche perché gliene ha parlato Renzi…

“Sono un sociologo, non un politologo. Ma non serve una laurea ad honorem per capire che il governo non cadrà sul Mes”. Domenico De Masi, in verità, fa il modesto. È sì un sociologo di rango, ma in pochi conoscono meglio di lui il Movimento Cinque Stelle, di cui ha scritto una corposa road map, trecento pagine, per gli anni che verranno.

De Masi, come fa ad esserne sicuro?

La crisi che tutti paventano è surreale. Nessuno farà cadere il governo. Nessuno, oggi, vuole lasciare il Paese all’anarchia, nel mezzo di una pandemia.

E la fronda?

Chi l’ha messa in piedi andrà fino in fondo, ma non ha i numeri per bloccare la risoluzione. Ho studiato per cinque anni il Movimento. È cambiato molto, la strada per farne una formazione partitica è già stata imboccata, non si torna indietro.

Cosa manca al traguardo?

Per un partito alla vecchia maniera? Affinare le capacità truffaldine e distaccarsi un po’ di più dai cittadini (ride, ndr). La verità è che non me lo auguro affatto. Il Movimento è una forza politica ancora fresca. Troverà la sua strada, e la sua leadership.

Luigi Di Maio è tornato in prima linea. Ma anche Conte sembra in cerca di un ruolo. C’è spazio per entrambi?

Sono due persone intelligenti, spero capiscano che hanno tutto il vantaggio di muoversi insieme e concordare i gradini di questa lunga marcia. Sono i due politici più originali degli ultimi dieci anni della politica italiana. Di Maio ha 34 anni, è stato due volte ministro, capo di un partito politico. Non ce ne sono molti altri.

Il sito Politico.eu al suo posto mette Giorgia Meloni.

Sono categorie diverse. Loro sono fra i progressisti, la Meloni fra i reazionari. Non c’è dubbio, lei è la migliore leader di una destra fortemente reazionaria. La differenza è che se Conte lascia la politica torna professore ordinario di una delle più prestigiose università d’Europa.

La lascerà, questa politica? Nel Pd c’è chi incrocia le dita…

Questo deve chiederlo a lui. Il Pd dovrebbe pensare alla sua classe dirigente, che non riesce a rinnovare da trent’anni. Da Franceschini a Zingaretti, sono sempre gli stessi volti. Una forza che si colloca a sinistra, si è liberata di una fronda di neoliberisti, da Carlo Calenda a Matteo Renzi, ma resta a metà strada fra socialdemocrazia e neoliberismo. I Cinque Stelle sono molto più vicini alla prima sponda.

Hanno qualche speranza di stare simpatici a Joe Biden?

Guardi, capire i Cinque Stelle è un’impresa, sono un organismo bicefalo, non più movimento e non ancora partito, non mi illudo che ci riescano in America. Anche perché mi risulta che sia stato Renzi a parlare a Biden del Movimento. E dubito abbia fatto una grande presentazione.

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