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Il governo è immune, Conte no. La versione di Diamanti (YouTrend)

classe dirigente

Oltre il Mes, oltre gli sgambetti sul Next Generation Eu, c’è una nuova fase politica che si apre in cui il premier Conte non è più deus ex machina, spiega Giovanni Diamanti, co-fondatore di YouTrend. Mattarella? Sa che non ci sono alternative. Ma la politica italiana è piena di sorprese…

“Il vero dato politico? Conte ha perso la sua immunità. Non è più blindato come prima”. Non saranno il Mes e i fondi europei a terremotare il governo, spiega Giovanni Diamanti, politologo e saggista, co-fondatore di YouTrend. “Qui si è aperta una nuova fase politica”.

Diamanti, che fase?

C’è un riassetto di fondo dei rapporti di forza fra i partiti della maggioranza e il presidente del Consiglio, è tutto più precario. Fino a primavera inoltrata Conte ha goduto di un gradimento altissimo, e così il suo governo. Oggi rimane alto, ma ben al di sotto, intorno al 50%. Non è più intoccabile.

Non sarà che Pd e M5S si sono resi conto che possono farne a meno?

Era inevitabile che si arrivasse a questa presa di coscienza. In una situazione di stallo, con un tripolarismo bilanciato, il governo vive di equilibri precari, specialmente quando a sostenerlo sono forze politiche in competizione fra loro. È il prezzo da pagare quando partiti non alleati prima del voto formano insieme un esecutivo.

Fra i dem cresce l’impazienza. Hanno un piano B?

Difficile dirlo, sicuramente c’è una maggiore insofferenza. Più aumenta l’autonomia di Conte, più si costruisce un profilo indipendente, più le forze di maggioranza alzano la voce. A nessuno sfugge che il premier ha qualche mira politica.

Guarda ai Cinque Stelle?

Il Movimento oggi è senza una leadership vera, e un futuro incerto. È indubbio che Conte si stia ritagliando un ruolo, e il Pd lo ha fiutato per tempo. Va detto però che Conte continua a piacere agli elettori democratici, e alle elezioni politiche tutti dovranno tenerne conto, Pd compreso.

Il governo resiste fino alla fine?

Ci saranno scossoni, un terremoto è più difficile. Il Next Generation Eu è una partita politica enorme che tutti i partiti della maggioranza vogliono giocare. Due di loro, M5S e Italia Viva, temono il voto anticipato, perché hanno molto da perdere. Il Pd può osare di più, e a ragione. È uscito molto rafforzato dalle regionali. E, soprattutto, ha una cultura di governo.

A far da scudo intorno a Palazzo Chigi c’è la prudenza del Quirinale? Tutti i partiti, chi più chi meno, sembrano convinti che Mattarella non voglia una crisi.

È così. Una delle forze di Conte in Parlamento è proprio questa. Non esistono, oggi, un vero nome e una vera maggioranza alternativi. Si è parlato molto di Mario Draghi, ma dal Colle non ci sono segnali in quella direzione. Vero è anche che negli ultimi sei, sette anni la politica italiana ci ha abituato a sorprese e virate repentine.

Nel giro di due settimane un altro, potenziale sostegno del governo, Silvio Berlusconi, ha fatto un passo indietro. Perché?

Un’operazione strana, Berlusconi ha parlato tanto per cambiare poco. Ma un dato è innegabile: nell’ultimo mese Berlusconi e Forza Italia sono tornati al centro dell’agenda politica. Hanno riacquistato un ruolo che è stato riconosciuto, da tutti. E tuttavia il baricentro di Berlusconi rimane nel perimetro del centrodestra. Lo dicono i dati: perfino gli elettori leghisti e buona parte di quelli di FdI non si sentono appartenenti alla destra populista, ma elettori tradizionali del centrodestra italiano. Il suo posto è lì.

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