Come costruire un nuovo sistema sanitario che erediti i punti di forza di quello vigente, ma superi le fragilità emerse durante la pandemia? Se ne è discusso durante il webinar “Sistema salute e governance farmaceutica: nuovi paradigmi”. Tra le proposte: programmazione, visione di lungo periodo e superamento dei tetti di spesa, ma anche maggiori investimenti e rivalutazione del valore sociale del farmaco
È il valore economico e sociale del farmaco il protagonista indiscusso del webinar “Sistema salute e governance farmaceutica: nuovi paradigmi” organizzato dal Ceis e dall’Università di Tor Vergata, con il contributo non condizionato di Sanofi Genzyme. Ma sono silos, tetti di spesa e payback ad aver fatto la parte del leone nel corso del dibattito, che si è scaldato proprio quando sul tavolo della discussione è stato messo l’accordo sul payback che, finalizzato negli anni scorsi, sembra non essere mai stato pienamente rispettato.
UN NUOVO RINASCIMENTO SANITARIO
“Urge un nuovo rinascimento del Servizio sanitario nazionale e del sistema di welfare nel suo complesso”, ha esordito Francesco Saverio Mennini, direttore del centro per l’EEHTA del Ceis di Tor Vergata e presidente della Società italiana di Health technology assessment (Sitha). “Per farlo – ha continuato – bisogna partire da tre pilastri: abbandonare la logica dei silos; effettuare una valutazione della spesa sanitaria che parta dal rapporto costo-benefici, comprendendo come a grandi investimenti possano corrispondere grandi risparmi; superare la logica dei tetti di spesa e lo strano legame generatosi con il payback”.
TETTI DI SPESA E LOGICA DEI SILOS
Ma a intervenire con vigore sui tetti di spesa è il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, che fa luce sul trend distorsivo registrato negli ultimi: “Assistiamo a uno sforamento della spesa diretta e a un avanzo di quella territoriale senza fare nulla per efficientare il sistema. Il suo superamento, da cui tutti potremmo trarre vantaggio, non è più questione di possibilità ma di volontà”, ha chiosato Scaccabarozzi, puntando il dito contro le regioni. “Noi avevamo fatto un patto e non è stato rispettato”, ha concluso, facendo riferimento all’accordo stipulato con le regioni in cui si prevedeva la risoluzione del contenzioso sul payback farmaceutico e il superamento dei tetti di spesa. “Tutte le volte si trova una scusa per non modificare il sistema. Ma è arrivato il momento di smettere di promettere e iniziare ad agire”, ha concluso.
REGIONE LAZIO: “SERVE AIUTO DA AIFA”
A difendere le regioni, la dirigente dell’area politica del farmaco della Regione Lazio Lorella Lambardozzi, secondo cui urge sedersi nuovamente a un tavolo virtuale per definire i passi da compiere affinché tutti possano uscire vincitori, sistema sanitario in primis, da questa discussione. Lamentando, però, al contempo, alcune mancanze da parte degli organi preposti al corretto funzionamento del sistema farmaceutico nazionale. “Devono aiutarci, Aifa in primis. Ci sono ancora dei problemi da risolvere, come la revisione del prontuario, il mancato decollo dei farmaci biosimilari nell’ambito della convenzionata, le equivalenze terapeutiche ma anche le modalità di definizione dei farmaci innovativi, dei farmaci orfani e così via”. “Noi siamo favorevoli all’abolizione dei tetti di spesa – ha aggiunto Lambardozzi – ma in questo momento sono gli unici strumenti disponibili per contenere la spesa”.
PAYBACK, UN SISTEMA INSOSTENIBILE
Eppure, secondo Marcello Cattani, presidente e managing director di Sanofi Italia e Malta, “Silos e payback non possono più esistere perché non sono sostenibili per il nostro sistema”. “Dobbiamo fare un passo avanti – ha auspicato – o l’Italia resterà indietro e i pazienti italiani non avranno le stesse garanzie dei cittadini degli altri Paesi europei”.
LA STRATEGIA DEL FUTURO: PROGRAMMAZIONE E VISIONE DI LUNGO PERIODO
Ma non si è parlato solo di questo. Il Covid, infatti, e le lezioni che ci ha insegnato, hanno dato modo agli interlocutori di confrontarsi sugli errori commessi in passato e sulle strategie auspicabili affinché non si ripetano in futuro. “Dobbiamo uscire dalla logica emergenziale e del breve periodo – ha sottolineato Mennini – che hanno permeato la strategia degli anni passati. Servono una visione di lungo periodo e programmazione e pianificazione lungimiranti affinché ne beneficino sia il sistema sanitario che l’universo economico che vi gravita attorno”. “Un Paese in salute – ha aggiunto – migliora in produttività, diminuisce le spese in campo sociale, aumenta le risorse e, non da ultimo, attira maggiori investimenti”.
MANCATI INVESTIMENTI SANITARI RICADONO SU PREVIDENZA
“L’articolo 32 e l’articolo 38 della Costituzione non più interconnessi di quanto non si creda”, ha fatto eco Raffaele Migliorini, coordinatore generale medico legale Inps, che ha sottolineato come mancati investimenti in campo sanitario ricadono poi sulla spesa previdenziale. “Il 50% delle domande poste per adire a un beneficio assistenziale e/o per invalidità civile risalgono a malattie neoplastiche e psichiatriche”, ha spiegato.
IL COSTO DI UN FARMACO NON È IL SUO PREZZO
Ma il cambio di visione, convengono tutti gli speaker, deve essere sistemico. “Si confonde troppo spesso il prezzo di un farmaco con il suo valore. Ma prezzo e valore non sono sinonimi, e considerarli tali è un errore grave. Spesso farmaci definiti ad alto costo sono solo ad alto prezzo, e spesso implicano in realtà una riduzione dei costi già nel breve periodo”, ha sottolineato Mennini. A fare eco Francesca Moccia, vicesegretario generale di Cittadinanzattiva: “Il valore di un farmaco non è il suo prezzo, ma il valore sociale che porta con sé, troppo spesso preso sotto gamba. C’è un cambio di passo da fare, e non ha a che fare con il prezzo dei farmaci, ma con le politiche pubbliche”.
SANITÀ ITALIANA DEFINANZIATA
Ma per cambiare visione, servono maggiori investimenti. “Investire in salute non è un costo ma, appunto, un investimento”, ha ricordato Massimo Scaccabarozzi. Eppure, negli ultimi anni, le risorse in campo sanitario non sono aumentate. Anzi, non essendo commisurate al fabbisogno, come suggerisce Mennini, “sono diminuite perché si basano sulla spesa storica e non sul fabbisogno reale”. “I tempi sono maturi affinché si intraprendano percorsi che non muovano primariamente verso il contenimento della spesa”, ha convenuto Ugo Trama, responsabile della Uod “Politica del farmaco e dispositivi”.
IL VALORE DEL PHARMA NEL POST-PANDEMIA
“Negli anni scorsi sanità e farmaceutica non sono stati una priorità ma una voce da tagliare e a farne le spese sono i cittadini”, ha chiosato Cattani. Condividendo con speaker e uditori un grande allarme: “All’inizio della pandemia c’è stato un momento in cui è aumentata la consapevolezza di quanto il settore può dare al Paese. La mia percezione è che questa spinta sia un po’ venuta meno, ma spero di sbagliarmi”.