Risposte visionarie e coraggiose per far fronte alle nuove sfide della sanità. Questo l’auspicio del ministro dell’Università e della ricerca Gaetano Manfredi alla presentazione del comitato Healthcare, nato in seno ad AmCham per supportare le istituzioni nella gestione della sanità del domani. “Pandemia – ha sottolineato il ministro – grande acceleratore di cambiamento”.
Collaborazione pubblico-privato, ripensamento delle modalità di coinvolgimento del privato anche in fase di progettazione e programmazione, innovazione e trasformazione digitale, evoluzione culturale. Sono questi i quattro pilastri su cui si poggia la strategia del comitato Healthcare di AmCham, presentato per la prima volta ieri in occasione del virtual meeting “1st Healthcare Day – Recovery plan in ambito healthcare: il contributo di AmCham Italy”, alla presenza del consigliere commerciale dell’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia Isabella Cascarano che ha fatto i saluti introduttivi insieme a Simone Crolla, consigliere delegato di AmCham.
NON PROBLEMI, MA SOLUZIONI
La strategia del comitato, che si pone come obiettivo quello di non limitarsi a un general statement ma, al contrario, di proporre soluzioni pratiche ed empiriche, muove dal presupposto che l’healthcare vada considerato come un ecosistema complesso caratterizzato da un’ampia eterogeneità di attori, di modelli organizzativi e di offerte, ragion per cui le sfide che stiamo affrontando, e che affronteremo in futuro, potranno essere vinte solo mediante nuovi modelli di cooperazione e di partnership fra tutti i soggetti coinvolti.
TUTTI GLI STRUMENTI PER RIPARTIRE
Sono dieci, dunque, le proposte avanzate dal comitato, composto da quaranta soggetti fra aziende, università e associazioni. Il primo, quello di rafforzare le attività di prevenzione e controllo, punta a favorire la ripresa e la continuità operativa delle attività produttive. In secondo luogo, si propone di dotare i medici di medicina generale di strumenti e processi adeguati per la gestione proattiva, la sorveglianza virologica e la presa in carico dei potenziali malati e dei malati di Covid-19. Inoltre, si suggerisce di rivedere i setting assistenziali e riconoscere, dal punto di vista amministrativo e tariffario, le prestazioni/visite erogate o erogabili in un setting virtuale oltre che definire, qualificare e remunerare le prestazioni di telemedicina e le terapie digitali.
IL RUOLO-CHIAVE DEI REAL WORLD DATA
Anche un più rapido smaltimento delle liste di attesa per le prestazioni “no Covid” è fra gli obiettivi del comitato, insieme alla costruzione di una piattaforma di raccolta, analisi e gestione dei dati in ambito Covid. Si auspica, infine, un sistema di formazione da remoto per gli operatori del sistema sanitario, la capitalizzazione della flessibilità degli assetti produttivi delle aziende del comparto, un maggiore investimento sul personale del settore e, da ultimo, una spinta che dia continuità alle attività di ricerca clinica già in corso, anche attraverso l’uso dei real world data per lo svolgimento dei test clinici in modo da agire sulla corretta selezione dei pazienti per i singoli trattamenti ed aumentare l’efficacia delle cure.
MANFREDI: “PANDEMIA ACCELERATORE DI CAMBIAMENTO”
“La pandemia di Covid-19 ha dimostrato i limiti di un modello sanitario che non è stato in grado di affrontare la complessità della sfida pandemica che, però, oltre ad essere una tragedia si è dimostrata un grande acceleratore di cambiamento” ha esordito il ministro dell’Università e della ricerca Gaetano Manfredi, secondo cui risulta di primaria importanza in primis “dare risposte complesse a problemi complessi” ma anche dare “una risposta che non sia episodica ma sistemica e stabile nel tempo, oltre che visionaria e coraggiosa e che consenta di fare scelte che in epoca pre-Covid non saremmo stati in grado di fare”.
STRATEGIA VINCENTE: PIÙ COLLABORAZIONE
Fra le altre cose il ministro ha puntato proprio su quella collaborazione di cui ampiamente si parla nel documento del comitato. “Abbiamo davanti una sfida straordinaria che può essere vinta solo con attività di sistema”, ha suggerito. “La trasformazione del sistema salute – ha poi aggiunto – passa necessariamente da azioni che siano coordinate”, investendo in primis “su competenza che siano in grado di interpretare e realizzarle le istanze di cambiamento” ma anche e soprattutto sulla tecnologia, alla base della salute e della sanità del futuro. “Tecnologia e ricerca sono fondamentali, così come suggerito non da ultimo dai programmi e dai progetti che fanno capo allo stesso Recovery fund”. Ma per usufruire appieno di risorse competenti e specializzate e degli strumenti forniti dalla tecnologia, urge una nuova organizzazione. “Non si può pensare – ha precisato il ministro – di inserire nuovi profili professionali e nuove tecnologie in un’organizzazione vecchia”.
IL FUTURO DELLA SANITÀ PASSA PER IL DIGITALE
“La nuova normalità non potrà che essere digitale”, ha commentato Massimo Scaccabarozzi, presidente e ad di Janssen Italia oltre che presidente di Farmindustria, chiamato, in occasione della tavola rotonda che ha seguito la presentazione del comitato, a parlare del ruolo che il digitale gioca nella sanità del futuro. A fargli eco, Enrico Cereda, presidente e ad di IBM Italia. “Il futuro della sanità sarò digitale e sono sicuro che investendo in tecnologie digitali miglioreremo tutti gli aspetti della nostra sanità”, ha commentato.
MEDICINA OSPEDALIERA VS. MEDICINA DI TERRITORIO
E sebbene da mesi, ormai, si parli della dicotomia ospedale/territorio, Luciano Ravera, amministratore delegato dell’IRCCS Humanitas, ha tenuto a precisare che da una maggiore attenzione al territorio non dovrà scaturire un ridimensionamento del ruolo dell’ospedale, che inevitabilmente resterà fondamentale. “Va semplicemente ripensato nella sua struttura e nelle sue funzioni”, ha suggerito. “Utilizzando – ha ricordato – tutti gli strumenti forniti dalla digitalizzazione del settore salute. La tecnologia è e sarà il sistema portante di questa nuova visione di sistema sanitario”, ha concluso.
QUALE BILANCIAMENTO FRA INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ?
“Un’industria che non innova non sopravvive e un’industria sanitaria che non sopravvive grava in primis sui cittadini e sui pazienti” ha chiosato Luigi Mazzei, country director di Edwards Lifesciences Italia, parlando di bilanciamento fra innovazione e sostenibilità. “Le opportunità offerte dalle nuove frontiere tecnologiche spesso si sono impantanate in un sistema fragile di accesso all’innovazione. Servono infrastrutture e competenze, e dunque investimenti, per cogliere le grandi opportunità offerte da questa sfida”, ha concluso. Ha convenuto con lui Massimo Scaccabarozzi, che citando le parole di papa Francesco ha ricordato: “Il più grande peccato di questa pandemia sarebbe quello di sprecarla”.