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Intelligence, pressing su Conte. Da M5S al Pd, chi vuole la delega

Anche il ministro degli Affari europei del Pd chiede al premier Giuseppe Conte di cedere la delega sull’intelligence, “aprirei una riflessione”. Il pressing è trasversale alla maggioranza e si incrocia con altre due partite sensibili. Ecco quali

Si allarga il fronte di chi chiede al presidente del Consiglio Giuseppe Conte di cedere la delega dell’intelligence. L’ultimo a far suo l’appello è il ministro degli Affari europei Enzo Amendola, volto di punta della compagine dem nell’esecutivo.

Ospite a “Omnibus” su La7, il ministro e già sottosegretario agli Esteri si è aggiunto alla schiera di chi pensa che la supervisione dei Servizi segreti sia oggi un compito troppo oneroso per ricadere sulle sole spalle del premier. “La delega ai servizi segreti è un onere molto grande per il presidente del Consiglio, magari su quello aprirei una riflessione”.

Conte ha motivato la scelta con la necessità di un filo diretto con le agenzie ma che ha sempre fatto storcere il naso al Copasir e alle stesse forze della maggioranza. Amendola, che con Conte ha seguito passo passo i negoziati per il Next generation Eu, specifica di non voler fare il tiratore scelto, “lo dico non per mancanza di fiducia nel premier ma perché è una delega gravosa di forti responsabilità”.

Il suo intervento conta non solo per il peso politico del mittente ma anche perché è l’ultimo di una lunga schiera di appelli che attraversa trasversalmente tutta la coalizione. Se nel Copasir l’appello è quasi unanime, è stato Matteo Renzi a riportare sul tavolo la questione in vista di una verifica natalizia della maggioranza che si preannuncia irta di insidie.

“I servizi segreti sono di tutti – ha detto ospite a Carta Bianca su Rai3 l’ex premier, che all’epoca affidò a Marco Minniti la delega – Questa cosa va cambiata, i presidenti del Consiglio si fanno aiutare da una persona che ha una forza istituzionale”. Al coro si è unita tutta la pattuglia di Italia Viva, con Maria Elena Boschi in testa, “difficile continuare a tenere la delega quando ci sono così tanti problemi aperti” ha detto intervistata dal Messaggero.

Sulla stampa circolano i nomi del dem Emanuele Fiano e del presidente dei renziani Ettore Rosato come possibili candidati al ruolo. Un nodo non facile da districare, anche perché Conte non dà segnali di cedimento. Il pressing comunque si fa sempre più stringente.

Sul piatto c’è, fra l’altro, la tormentata vicenda dell’l’Istituto italiano di cybersicurezza (Iic), la fondazione per la cybersecurity coordinata dal premier e dal Dis che, dopo un lungo braccio di ferro, non sarà infine inserita nella legge di bilancio (salvo colpi di scena). In coda, poi, la partita per le nomine dei vicedirettori delle agenzie nonché dei vertici dei Carabinieri. È un lungo domino, che attende solo un’altra schicchera per partire.

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