Skip to main content

L’Italia in Africa? Opportunità (anche) per gli Usa. La versione di Del Re

Emanuela Del Re, viceministra degli Esteri, ha partecipato a un evento Gmf/Iai per spiegare come il nuovo ruolo italiano in Africa può rappresentare un ulteriore momento per rafforzare la cooperazione transatlantica

Settimana intensa per la diplomazia italiana impegnata sul fronte africano. Martedì 15 dicembre, la Farnesina ha lanciato la nuova strategia per l’Africa, un Partenariato con l’Africa con caratteri altamente innovativi e un cambio di paradigma nell’affrontare le relazioni con un continente tanto grande quanto diversificato.

Gli eventi degli ultimi anni hanno reso necessario un ripensamento dell’approccio italiano rispetto al continente. Le questioni di sicurezza sono certamente importanti: l’evidente crescita dei gruppi jihadisti in tutto il continente, nel Sahel, nel Corno D’Africa e più recentemente in Congo e in Mozambico, rappresenta un problema enorme ed evidente. Ma la questione è più ampia: l’Africa è il continente del presente, non del futuro, come sottolineato dalla viceministra degli Esteri Emanuela Claudia Del Re nel lanciare il partenariato, sottolineando come — prima della pandemia — molte economie africane fossero regolarmente in testa alla classifiche mondiali per dinamicità e tassi di crescita.

La viceministra, nel corso degli ultimi due anni, è stata una dei principali attori politici italiani impegnati nel riorganizzare e rafforzare l’approccio italiano all’Africa, come dimostrato recentemente dall’annuncio dell’apertura di una nuova ambasciata italiana a Bamako, in Mali, Paese sempre più centrale nelle dinamiche saheliane, dove il nostro Paese sarà anche impegnato con i propri soldati per la missione Takuba, uno dei capisaldi della riorganizzazione delle presenza militare italiana come definita dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini.

Come architetto concettuale di tale nuova visione italiana rispetto all’Africa, la viceministra è stata ospite, giovedì 17 dicembre, del German Marshall Fund, uno dei principali think tank di Washington DC, in un evento online organizzato insieme all’Istituto Affari Internazionali — con cui il Gmf ha lanciato lo scorso anno una fellowship congiunta sulla politica estera italiana — e all’ambasciata italiana di Washington. Titolo: “Italy’s engagement in Africa and what it means for transatlantic relations” (L’impegno dell’Italia in Africa e cosa significa per le relazioni transatlantiche).

Dopo le osservazioni dell’ambasciatore d’Italia a Washington, Armando Varricchio, la viceministra ha dialogato con Ian Lesser, vicepresidente e direttore esecutivo dell’ufficio di Brussels del Gmf, capo del Programma sul Mediterraneo e l’Atlantico allargato del think tank. Al centro del dibattito tanti temi legati alle dinamiche africane e al ruolo italiano, sempre da una prospettiva transatlantica. Il dialogo si è incentrato sulla visione d’insieme che ha spinto l’Italia a formulare un nuovo partenariato con l’Africa, in cui i governi africani non sono destinatari di aiuti ma sono partner che influiscono sulle decisioni, italiane, europee e globali. Come detto dalla viceministra, con questo partenariato l’Italia vuole creare un nuovo linguaggio, afro-italiano o italo-africano, per affrontare insieme le molteplici sfide del presente e del futuro. Come dimostrato dalla pandemia, ha aggiunto, il mondo interconnesso è una realtà, e queste sfide si affrontano — e vincono — solo insieme.

L’attivismo italiano nel continente è uno dei temi in ascesa nell’attuale dibattito transatlantico a DC ed è visto come un’opportunità perché l’Italia può offrire sia risorse di vario genere, dai Carabinieri alla tecnologia, sia perché altri Paesi europei attivamente coinvolti nella regione possono ridurre lo sforzo che la Francia ha svolto da sola per anni. Da Washington, un impegno più propriamente europeo, e non solo francese, viene visto come un’opportunità.

Giusto un mese fa, il 17 novembre, l’Italia ha organizzato il nono Incontro degli inviati speciali per il Sahel, ospitato virtualmente dal ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. In quella cornice, l’ambasciatore J. Peter Pham, inviato speciale Usa per il Sahel, disse: “Come ricordato dalla viceministra Del Re, abbiamo un’opportunità storica. Spero che attraverso le nostre discussioni odierne e il nostro impegno continuo, saremo in grado di guardare indietro tra dieci anni e di essere in grado di misurare i progressi significativi e sostenuti compiuti dalle istituzioni africane e regionali”.

Come sottolineato dalla viceministra durante l’evento Gmf/Iai, per l’Italia uno degli obiettivi della propria presidenza del G20 è portare più Africa nei processi decisionali globali: non solo dare la possibilità ai popoli e ai governi africani di essere ascoltati, ma anche di avere un ruolo maggiore nelle scelte della governance globale. Nel fare ciò, ha anche sottolineato come l’Italia sia pronta a dialogare con tutti gli attori impegnati nel continente, quindi anche la Cina e chiunque mostri un interesse reale nel supportare i Paesi del continente. Da questo punto di vista, la viceministra ha sottolineato l’importanza delle relazioni con gli Stati Uniti, notando come Roma e Washington debbano “accompagnare la trasformazione socio-economica dell’Africa.” Gli Stati Uniti, ha aggiunto, dovrebbero mantenere la propria presenza in Somalia: farlo lancerebbe un segnale fondamentale rispetto all’interesse americano nel supportare questi processi.

La cooperazione transatlantica resta una priorità per l’Italia e il nuovo ruolo italiano in Africa può rappresentare un ulteriore momento per rafforzare questa cooperazione, in particolare con una nuova amministrazione, culturalmente e politicamente più aperta verso l’Europa e il multilateralismo, in arrivo.

×

Iscriviti alla newsletter