Microchip sottocutanei, esoscheletri e tessuti digitali per il “soldato potenziato”. Non è fantascienza, ma il progetto su cui lavora la Francia nell’ambito di una serie di riflessioni sugli scenari del futuro. Ma per il “soldat augmenté”, la Difesa d’oltralpe si interroga, oltre che sulla fattibilità, anche sui risvolti etici di simili soluzioni. L’obiettivo, ha detto Florence Parly, è avere Iron Man, non Spiderman. E intanto in Cina…
Il 4 dicembre scorso il ministro della Difesa, Florence Parly, ha rilasciato una nota a conclusione dei lavori del Comitato etico del Forum digitale innovazione difesa (Fdid), la struttura voluta proprio dal ministro per indagare gli sviluppi tecnologici nel settore militare e le loro ricadute morali. Nello specifico, il comitato si era occupato di indagare gli impatti sul piano etico del concetto di “soldat augmenté”, il super-soldato del futuro. A metà strada tra possibilità tecnica e immaginazione fantascientifica, il “soldat augmenté” è l’ipotesi, sempre più realistica, di potenziare le prestazioni di un soldato sia attraverso strumenti sempre più all’avanguardia (esoscheletri, tessuti digitali) che tramite l’innesto di microchip e sensori direttamente nel corpo.
IRON MAN O SPIDERMAN?
Proprio la possibilità di intervenire sul corpo umano ha spinto il ministro ad avviare i lavori del comitato, i cui risultati sono stati sintetizzati dalla stessa Parly: “Diciamo sì all’armatura di Iron Man e no al potenziamento e alla mutazione genetica di Spiderman”, accettando dunque lo sviluppo di nuove attrezzature militari, ma rifiutando gli eventuali interventi sul corpo del soldato. Le preoccupazioni del ministero non sono frutto di una pura riflessione filosofica, ma si basano sulle ultime innovazioni nel campo della robotica applicata al corpo umano, sempre più sofisticata e invasiva. Impianti per potenziare la vista, l’udito, le reazioni di un individuo sono in fase avanzata di studio. Sebbene queste soluzioni nascano nell’ambito della medicina, la Difesa francese ne ha riconosciuto il potenziale impatto disruptive che queste tecnologie possono avere se applicate al campo di battaglia.
LA FRANCIA IMMAGINA IL FUTURO
La riflessione etica sul “soldat augmenté” è solo la più recente delle iniziative che si interrogano sul futuro della Difesa lanciate dal ministro Parly. Già alla fine dell’anno scorso il ministero aveva avviato i lavori del “Red team”, un gruppo composto da autori fantascientifici e futurologi il cui compito era immaginare le minacce e le sfide del prossimo cinquantennio. Il concetto di “red team” nasce in realtà nel contesto delle esercitazioni militari: è l’unità che si occupa di sviluppare le strategie, le tattiche e le dottrine della forza nemica simulata. Il “Red team” transalpino svolge la stessa funzione provando a immaginare in quale scenario si muoveranno le forze militari francesi tra il 2050 e il 2080, prendendo in considerazione il progresso dell’esplorazione spaziale, i cambiamenti climatici, l’evoluzione demografica e le trasformazioni globali. Il tutto in salsa Jules Verne, provando ad anticipare il futuro grazie alla “fantasia della scienza”. Le conclusioni del “Red team” ipotizzano un nuovo stadio dell’evoluzione umana, definito “homo sapiens spatialis”; la possibilità di accedere alla stratosfera grazie a un ascensore spaziale; nuove megalopoli e città sopra e sotto il mare; migrazioni climatiche e nazioni pirata che minacciano lo spazio cibernetico in un mondo sempre più connesso.
LA “GRANDEUR” 2.0
In attesa del futuro, le Forze armate francesi hanno già cominciato a investire in tecnologie all’avanguardia: dall’impiego sempre più estensivo dei velivoli senza pilota allo sviluppo di armi anti-drone, sia cinetiche che a energia. Tra i progetti figura persino una piattaforma individuale jet in grado di sollevare in aria un soldato equipaggiato, di cui è stata data una dimostrazione dal vivo durante la parata per la festa della Bastiglia del 2019. Le innovazioni tecnologiche nel campo della difesa intraprese dalle forze militari d’oltralpe rispondono certamente alla necessità di impiegare capacità sempre più all’avanguardia in scenari complessi e multidimensionali. Tuttavia, non è da sottovalutare la ricaduta sulla ricerca francese di un’autonomia strategica nello scenario internazionale, come evidenziato dagli impegni unilaterali assunti nell’area del Sahel e la posizione di Parigi all’interno del dibattito sulla Difesa comune europea, che la Francia vorrebbe svincolata dalla Nato. In questo senso, le innovazioni tecnologiche al limite della fantascienza potrebbero diventare la versione contemporanea e proiettata sul futuro della “force de frappe”, la forza di dissuasione nucleare voluta da Charles De Gaulle durante la Guerra fredda per innalzare la Francia allo status di potenza nucleare.
COSA FANNO GLI ALTRI PAESI
Le riflessioni sul “soldato del futuro” non sono una prerogativa esclusivamente francese, numerosi progetti sono stati avviati nel corso del tempo da diversi Paesi, a cominciare dagli Stati uniti. Anche l’Italia, col suo sistema “Soldato futuro”, ha cominciato a immaginare nuovi strumenti con cui equipaggiare i propri militari. Tuttavia, queste iniziative raramente hanno raggiunto il limite fantascientifico impostato dalla riflessione francese, intervenendo principalmente sulla apparecchiatura ottica di armi e visori o sui sistemi di comunicazione. Una notevole eccezione a questa tendenza è rappresentata dalla Cina, sempre più impegnata in un intensivo programma di build-up militare.
ESOSCHELETRI CINESI SULL’HIMALAYA
Come riportato da alcuni media di Pechino, tra cui Cctv, Asia Times e Global Times, per affrontare i rigori a cui sono sottoposte le truppe di stanza sul confine himalayano con l’India, e anche a causa dell’aggravarsi delle tensioni tra i due Stati, Pechino ha equipaggiato per la prima volta i propri soldati di una tuta esoscheletrica “alla Iron Man”. La tuta in questione permette al soldato di trasportare più peso, più a lungo, in un terreno difficile come quello dell’Himalaya, a oltre 5.000 metri sul livello del mare. L’iniziativa, al di là delle ricadute operative sulla “guerriglia di confine” tra Cina e India, dimostra la volontà di Pechino di impegnarsi attivamente nel potenziamento artificiale dei propri militari. Se oggi questo potenziamento avviene attraverso un esoscheletro, non è detto che in futuro la Cina si ponga gli stessi scrupoli etici della Francia nell’utilizzo degli innesti sintetici direttamente sui corpi dei soldati.