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Nord Stream 2, ecco chi storce il naso per la ripresa dei lavori

Tubi poggiati nelle acque tedesche nonostante le sanzioni. La faida tra Mosca e Washington potrà segnare un punto di svolta il prossimo 20 gennaio, quando si insedierà il nuovo presidente Joe Biden?

La faida tra Mosca e Washington potrà segnare un punto di svolta il prossimo 20 gennaio, quando si insedierà il nuovo presidente Joe Biden? Il consorzio Nord Stream 2, guidato dalla russa Gazprom, ha completato la posa dei tubi per il progetto nelle acque tedesche, ma secondo Washington il progetto aumenterà la dipendenza europea dal gas russo e comprometterà la sicurezza energetica europea. In tutto il nuovo gasdotto dovrebbe costare 9,5 miliardi di euro (11,6 miliardi di dollari).

LAVORI

Il consorzio Nord Stream 2 ha terminato i lavori su una porzione di gasdotto lunga 2,6 chilometri, che era stata bloccata dalla minaccia delle sanzioni Usa. Gazprom ha quindi ultimato il 90% dei lavori fino a ieri nella Zona Economica Esclusiva della Germania e da oggi con uno sguardo sui 100 km che mancano, ovvero nelle sezioni di acque profonde al largo della Danimarca.

Come è noto, il progetto ideato per raddoppiare la capacità del gasdotto sottomarino esistente Nord Stream dalla Russia alla Germania, è diventato un tema di scontro tra Mosca e Washington. Un anno fa il consorzio svizzero-olandese Allseas aveva sospeso la posa dei tubi dopo la minaccia di sanzioni Usa.

Secondo i dati forniti da Refinitiv Eikon, la nave posatubi russa Fortuna ha lasciato il cantiere del gasdotto Nord Stream 2 nella sezione tedesca del Mar Baltico. Entro le prossime due settimane dovrebbe continuare i lavori di posa dei tubi nelle acque danesi.

QUI USA

In maniera bipartisan i legislatori Usa ritengono che Nord Stream 2 aggirerà l’Ucraina, impedendole di accaparrarsi le tasse di transito. Già in passato Biden ha parlato dell’oleodotto come di un “cattivo affare” per l’Europa, puntando il dito contro Mosca anche per il suo presunto ruolo nel recente attacco informatico contro le agenzie governative statunitensi. Resta da capire come impatteranno le sanzioni sulle 120 aziende di 12 Paesi europei coinvolte nel progetto. Tra gli altri, i partner occidentali di Gazprom sono la tedesca Uniper, l’austriaca OMV, la Wintershall Dea di BASF, la società petrolifera anglo-olandese Shell e la francese Engie.

SANZIONI

Lo scorso agosto una delegazione dell’Ue a Washington si era ufficialmente opposta a ulteriori sanzioni contro l’oleodotto. Le nuove sanzioni americane riguardano i soggetti stranieri che forniscono servizi di sottoscrizione, assicurazione o riassicurazione per le navi posatubi Nord Stream 2; servizi o strutture per aggiornamenti tecnologici e installazione di apparecchiature di saldatura; servizi di collaudo, ispezione o certificazione necessari per il completamento o il funzionamento della condotta.

CONGRESSO

Entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legislazione e successivamente ogni 90 giorni, il Segretario di Stato americano presenterà alle commissioni del Congresso competenti un rapporto che descriva la natura delle consultazioni con i governi degli Stati membri dell’Ue, Norvegia, Svizzera e Regno Unito riguardo le problematiche da essi sollevate e identifichi i soggetti che forniscano i servizi citati nelle sanzioni. Ovvero un controllo costante e analitico sui player e le relative azioni nel progetto in questione.

QUI MOSCA

“Noi e i nostri partner europei siamo interessati alla realizzazione di questo progetto”. Ha commentato così il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov, le notizie relative alle nuove sanzioni, che potrebbero provocare ritardi nel completamento del gasdotto.

“Questo può complicare l’implementazione del progetto – ha aggiunto – ma allo stesso tempo i nostri partner europei e noi siamo interessati all’implementazione del progetto in modo che sia finalizzato nell’interesse dei consumatori europei e dei fornitori di gas russi”. Interrogato sulla possibilità che l’amministrazione Trump abbia il tempo di fermare il progetto, ha aggiunto: “Non siamo propensi a leggere i fondi di caffè qui. Abbiamo i nostri problemi da risolvere e ci stiamo lavorando”.

BLACK LIST

Tra questi c’è anche la presunta “traccia russa” in un attacco al sistema informatico del Bundestag nel 2015. Per questa ragione Mosca ha inserito nella sua black list alcuni funzionari delle forze dell’ordine e dei servizi segreti tedeschi, impedendo loro di entrare in Russia, come risposta alle sanzioni europee sul caso.

“In risposta alle azioni distruttive dell’Ue, Mosca ha deciso di espandere la lista nera dei cittadini tedeschi a cui è stato vietato l’ingresso in Russia – recita una nota del ministero degli esteri – In conformità con il principio diplomatico di reciprocità, la Russia ha inserito nella lista nera gli alti funzionari delle forze dell’ordine e delle agenzie di intelligence che appartengono al ministero della Difesa tedesco”.

twitter@FDepalo

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