I cattolici, se davvero ispirati, possono essere il collante, la garanzia per la costituzione di una area politica coesa e plurale, che sappia essere alternativa credibile alla sinistra come alla destra. L’intervento di Raffaele Bonanni, già segretario generale della Cisl
Periodicamente, alla notizia della nascita di un soggetto politico o prepolitico di cattolici, taluni che persistono nella militanza in schieramenti dominanti dell’attuale assetto politico, subito si affrettano a stigmatizzare l’accadimento come iniziative fallaci, portando a conferma di tali affermazioni altre esperienze nel tempo fallite. D’altronde cosa c’è da aspettarsi da parte di chi condivide la condizione di predominio dei populisti o dei nemici delle tradizioni e della Dottrina Sociale della Chiesa?
Penso invece che nel mondo cattolico, seppur il sentimento sia nella fase di incubazione, sta crescendo la consapevolezza che è dannoso quando non improduttivo, disperdersi in tanti rivoli, dando consenso ad ogni partito operante nel Paese, oppure ingrossando le fila di coloro che non si recano alle urne.
Questa consapevolezza è sempre più presente almeno per 2 ragioni: perché è evidente che l’attuale assetto politico dominante non mostra di avere alcun orizzonte rispetto ai grandi e piccoli quesiti che questa epoca straordinariamente importante richiede di chiarire sulla sicurezza economica e sociale del Paese, come sui nuovi ed ingombranti poteri economici privati mondiali e sulle necessarie nuove e conseguenti frontiere della democrazia; sulla cocente constatazione che sui temi cruciali per il creato: della vita, e del valore del lavoro per l’uomo, le forze politiche più affermate al momento o li combattono o li strumentalizzano beceramente, non offrendo soluzioni.
Insomma si afferma la convinzione che la cultura ispirata dalla Dottrina Sociale della Chiesa, sia decisiva proprio in frangenti speciali come quelli che viviamo oggi per fronteggiare le esigenze dell’economia e della coesione sociale.
Dunque, il proposito di chiamare all’impegno politico la maggior parte dei cattolici per il servizio da offrire al Paese, non significa fare un partito di cattolici, bensì mettere a disposizione un grande potenziale di persone orientate al bene del Paese, come garanzia e stimolo a costruire nuova e grande forza politica centrista, con liberali democratici che credono ad una economia sociale di mercato e di economia di cooperazione ed di terzo settore, come alle altre realtà culturali legate all’umanesimo che riconducono ogni impegno alla affermazione della persona ed alle sue esigenze materiali ed immateriali.
Attualmente nel Paese sono presenti più spinte verso un riequilibrio della politica che restringa gli spazi del populismo e che dia forma responsabile all’agire politico. Per cogliere davvero questa aspirazione, occorrerà riunirsi tutti in un solo soggetto, scevro da personalismi, ricerca di affermazione degli uni sugli altri, rivangando il passato, oppure peggio alzando scudi di pretesa e supposta superiorità morale.
I cattolici, se davvero ispirati, possono essere il collante, la garanzia per la costituzione di una area politica coesa e plurale, che sappia essere alternativa credibile alla sinistra come alla destra. Allora non presenze piccole e strumentali alla ricerca di albergo a sinistra o a destra come è accaduto in questo ultimo quarto di secolo, con effetti disastrosi per la tenuta dei conti pubblici, per la reputazione della Repubblica, per la coesione sociale, per la notevole perdita di terreno nella competizione di mercato. Ma semplicemente e decisamente, una aggregazione Centrista che sia davvero alternativa allo status quo.
Dunque la unica ed essenziale missione è quella di riportare la grande parte dei cattolici in una sola formazione in modo tale che tutti gli altri centristi possano sentirsi incoraggiati ad un progetto politico comune per offrire agli italiani una credibile alternativa alla situazione attuale.
Penso che su queste direttrici si giocherà l’avvenire del Paese per correggere drasticamente la politica per fronteggiare la tenuta economica e dei conti pubblici, la pericolosa politica fiscale vigente, la caduta nella competizione nel mercato, le politiche per la famiglia e la istruzione, la stessa credibilità interna ed esterna della nostra Repubblica.