La rivista Le Grand Continent, centrale quando si parla di dibattito geopolitico, inizierà a pubblicare anche in spagnolo, italiano, tedesco, e polacco. È proprio dalle sue pagine che il presidente francese Macron ha affrontato un tema caldo come l’autonomia strategica europea, un vero e proprio manifesto…
A metà novembre Emmanuel Macron ha lasciato in un’intervista una sorta di manifesto sulla sua visione del mondo, una forma di riassunto del primo mandato del presidente francese tutto ruotato pensando al secondo – dopo le elezioni del 2022. L’intervista è stata pubblicata da Le Grand Continent, una rivista che nel giro di un paio d’anni è diventata un riferimento continentale del dibattito geopolitico. Tra i contenuti di Macron, per esempio, c’è un attacco frontale contro la ministra della Difesa tedesca, la quale era colpevole di avergli suggerito, in un intervento su Politico, che “le illusioni sull’autonomia strategica europea devono finire” – e sul Grand Continent è uscita anche la risposta da Berlino.
Il tema è enorme, l’autonomia strategica europea è di fatto il centro del dibattito geopolitico nel Vecchio Continente (vedere come il principale think tank paneuropeo, l’Ecfr, si è dedicato al tema). È anche l’argomento di un policy paper del Grand Continent uscito il 29 dicembre: una carrellata d’opinioni e analisi sulla sovranità europea che una fonte diplomatica italiana definisce “un documento collettaneo da non sottovalutare”, sottolineando il ruolo della pubblicazione. La rivista rappresenta il progetto principale del Groupe d’études géopolitiques (Geg), think tank fondato nel 2017 da studenti e alumni dell’École Normale Supérieure, e sta diventando il cuore di questo genere di discussioni. Ha avuto un hype quando il presidente francese ha deciso di dargli spazio, ma già prima era riuscita a raccogliere interventi di personaggi come Henry Kissinger o Josep Borrell.
Dal 2021 GC si strutturerà a livello europeo: pubblicherà edizioni in spagnolo, italiano, tedesco, e polacco. L’intento di superare il monolinguismo inglese sembra mostrare un interesse ad avvicinarsi ancora di più ai lettori delle più importanti capitali europee attraverso le loro lingue madri. “Buona parte di dibattito è attualmente fatta in lingua inglese ed è molto centrata sull’anglosfera. Partendo da questo presupposto, ossia andare oltre l’inglese per creare un dibattito su scala continentale, il nostro obiettivo è di aprire il più possibile la discussione ai vari spazi linguistici, e dunque culturali. E metterli in dialogo”, spiega a Formiche.net Giovanni Collot, responsabile della redazione italiana della rivista.
La “scala pertinente”, come la chiama il Geg, è assolutamente quella continentale. La penetrazione linguistica ne è uno strumento. “Macron ha utilizzato l’intervista per lasciare il suo manifesto, e contemporaneamente ha riconosciuto al Grand Continent un ruolo di contenitore del dibattito geopolitico in grado di parlare a tutta Europa”, aggiunge Francesco Maselli, giornalista italiano che nel 2018 ha contribuito a fondare il progetto – la rivista diffonde ancora una newsletter, “Lettera del Lunedì”, che Maselli ha contribuito a pensare come fotografia settimanale sui fatti geopolitici salienti nel mondo visti dall’Europa.
Macron nell’intervista di novembre ha messo in chiaro che lui pensa alla sovranità westafliana come modello (d’Europa). All’opposto dell’europeismo retorico con cui viene spesso, e superficialmente, dipinto, il presidente francese dimostra di andare oltre. Non pensare semplicemente l’Europa come un moltiplicatore di forza per la Francia, ma di vedere per il continente gli stati nazionali come modello di fondo. Il concetto di autonomia strategica continentale contiene questo modello. Per il francese sovranità e autonomia diventano richieste di un maggiore margine di manovra, una terza forza tra Stati Uniti e Cina, una terza voce indipendente. Però attenzione: non significa fare a meno degli americani, ma creare un’indipendenza adeguata (dall’America e dall’Europa).
“Gli Stati Uniti ci rispetteranno come alleati solo se siamo seri e se siamo sovrani riguardo alla nostra Difesa”, dice per esempio Macron nell’intervista, e ancora “dobbiamo continuare a costruire la nostra indipendenza per noi stessi, come fanno gli Stati Uniti per se stessi e come fa la Cina per se stessa”. Nei giorni in cui il pezzo che ha portato il Grand Continent tra i commenti di tutte le cancellerie d’Europa e del mondo che conta, Macron era in polemica con i media anglosassoni perché (a suo dire) non lo stavano difendendo in modo adeguato davanti a quella che lui ha individuato come una delle minacce strategiche principali per la Francia: il separatismo islamista.
Il Grand Continent punta a competere con l’Economist e il Financial Times per parlare meglio agli europei, sebbene al momento il progetto non abbia fondi paragonali ai due colossi, cosa che per ora non è un problema urgente – anche perché ha un modello di business basato su contributi volontari dal mondo universitario che gli gravita attorno. Ma quella dimensione che intende darsi spiega come Macron pensi alla rivista francese anche in termini di competitività. Diffondere in tutti i paesi europei un dibattito costruito nella pubblicazione parigina ha un valore anche per la sua narrazione.
Ma la rivista è una vetrina del macronismo? “Non lo è, non del tutto: ospita pensieri molto differenti e immagino che se all’Eliseo ci fosse stata Marine Le Pen avrebbe avuto lo stesso spazio”. Però, secondo Maselli, c’è una chiave di lettura secondo cui Le Grand Continent e Macron possono avere in comune una visione: “Fanno la stessa analisi della società, ossia sono convinti che la faglia non sia tra destra e sinistra ma sul modello di società aperta o meno, nazionalismo contro
“Obiettivo di Geg e Le Grand Continent non è tanto avere un’opinione preconcetta – spiega Collot – ma di creare un dibattito strategico ampio e informato con la possibilità di trovare un eventuale fil rouge. Siamo strutturanti, non strutturati. Idea alla base è comunque di fare l’equivalente delle grandi riviste americane dove si porta avanti un dibattito strategico in cui si possano presentare e discutere ampie visioni. E di farlo in modo europeo“. E la sovranità europea e l’autonomia strategica sono al momento temi fondamentali a cui dare spazio chiaramente “in modo europeo“.