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Brexit, Difesa e Leonardo. Cosa hanno detto Carta, Crosetto e Morris

Jill Morris, Luciano Carta, Guido Crosetto, Lorenzo Mariani e Michele Nones, protagonisti dell’evento IAI dedicato all’impatto della Brexit sulla Difesa. I nuovi scenari spingono infatti a una riflessione sul futuro delle collaborazioni tra Gran Bretagna e i Paesi europei. Per l’Italia, preservare i rapporti con Londra è una priorità

“Il Regno Unito ha lasciato l’Unione europea ma non l’Europa”. Con queste parole l’ambasciatrice britannica in Italia, Jill Morris, ha riassunto il nodo della questione dibattuta oggi nel corso del webinar organizzato dall’Istituto Affari Internazionali (Iai) “La collaborazione italo-britannica nella difesa e sicurezza dopo la Brexit”. All’evento hanno partecipato anche il vicesegretario generale della Difesa e vicedirettore nazionale degli Armamenti, ammiraglio Dario Giacomin, il presidente di Leonardo, Luciano Carta, il presidente dell’Aiad, Guido Crosetto, l’ad di MBDA Italia, Lorenzo Mariani e il vicepresidente dello Iai, Michele Nones. Durante il suo intervento, l’ambasciatrice Morris ha voluto sottolineare l’importanza che ha per il Regno Unito la collaborazione strategica con l’Unione europea e i singoli Paesi del Vecchio continente. In particolare la Gran Bretagna ha improntato la sua linea strategica intorno alle politiche di procurement militare ad una forte collaborazione tra governo e imprese private, in particolare attraverso l’attivazione della Defence growth partnership e della Defence and security exports.

COLLABORAZIONI PASSATE…

Il tema dell’importanza che il Regno Unito riveste per la collaborazione in materia di industria della difesa e della sicurezza è stato ripreso anche dall’ammiraglio Giacomin, che ha ricordato come l’Italia abbia collaborato e continui a collaborare con i britannici su tutta una serie di progetti di grande successo, come il Panavia PA-200 Tornado e l’Eurofighter Typhoon. Inoltre, l’ammiraglio ha ricordato lo sviluppo congiunto del progetto di caccia di sesta generazione Tempest, al quale l’Italia collabora, accanto a Uk e Svezia, con Leonardo e Avio Aereo, Elettronica e MBDA. Le collaborazioni tra i due Paesi non si limitano del resto al settore aereo, interessando anche la componente di armamento terrestre, navale e, naturalmente, aeronautico, con i sistemi missilistici Aster, Meteor, Brimstone e altri. Per Giacomin, mantenere un elevato livello di collaborazione tra Paesi europei è una condizione necessaria per poter affrontare la competizione con i colossi globali.

… E FUTURE

“La Brexit non rappresenterà un ostacolo”, ha chiosato anche Luciano Carta, presidente di Leonardo, che ha voluto sottolineare la volontà dell’azienda di proseguire sulla strada della collaborazione con la Gran Bretagna. “Al Regno Unito ci lega una comunanza di valori e di tradizionali impegni a difesa di quegli stessi valori che nessuna Brexit potrà e vorrà mai cancellare. È nostra volontà, certamente condivisa anche dagli amici britannici, di mantenere una stretta collaborazione nella tutela e nella promozione dei nostri valori comuni”, ha continuato Carta, sottolineando quanto la collaborazione tra entrambe le sponde della Manica siano di interesse di tutte le parti, sia per le importanti capabilities del Regno Unito che per l’importanza come mercato e attore globale dell’Europa. Leonardo, tra l’altro, può considerarsi a buon diritto un’azienda “anche” britannica, con 7.500 dipendenti distribuiti su tutte le isole dell’arcipelago britannico, e con investimenti annuali per circa 180 milioni di sterline in Ricerca e sviluppo. “Italia e Regno Unito – ha proseguito Carta – vantano una storica e straordinaria collaborazione industriale, basti pensare ai progetti flagship come il cacciabombardiere Tornado o l’elicottero AW101, che rende i due Paesi partner naturali nell’aeronautica e le rispettive industrie dell’aerospazio e difesa particolarmente interconnesse”.

IL MODELLO BRITANNICO

La collaborazione tra Italia e Regno Unito è stato, secondo il presidente di Aiad Guido Crosetto, un momento molto positivo per l’industria italiana della difesa che ha potuto osservare e apprendere i metodi di approccio alla diplomazia commerciale, avvalendosi della più sviluppata rete internazionale britannica. Di centrale importanza è poi l’elevato livello di integrazione strategica che nel sistema-Paese britannico hanno le industrie di settore, auspicando anche per l’Italia di un modello che prenda in considerazione sia le grandi che le medie e piccole imprese, tutelandone il know how e potenziandone le capacità di partnership internazionale. Fondamentale sarà anche riuscire a evitare le insidie più pericolose della nuova burocrazia che, dopo la Brexit, rischia di rallentare i rapporti tra le due sponde della Manica: soprattutto le piccole aziende si troveranno in difficoltà, avendo meno mezzi a disposizione per poter superare le nuove barriere burocratiche.

L’IMPORTANZA DELLA CONDIVISIONE

L’amministratore delegato di MBDA Italia, Lorenzo Mariani, ha poi sottolineato l’importanza che la condivisione degli investimenti ha in un campo come quello della difesa, sempre particolarmente rilevanti e che in settori specifici, come quello missilistico, possono addirittura eccedere la capacità di quanto una singola Nazione europea possa permettersi. MBDA, composto da Airbus (37,5%), BAE System (37,5&) e Leonardo (25%), nasce proprio con questo obiettivo e con un focus dato all’export, altro importante settore dell’industria. Nelle parole di Mariani, in futuro sarà sempre più fondamentale “implementare e sostenere un modello che poggi su una organizzazione integrata che prescinda dalla nazionalità”. Per il rapporto con il Regno Unito bisognerà preservare tre elementi: gli accordi bilaterali, i programmi condivisi, come i vari progetti legati alla Pesco e, nel futuro, al Fondo europeo di Difesa (Edf), e il movimento di merci sul territorio europeo. Per Mariani, infine, la collaborazione tra Italia e Regno Unito “è nel nostro Dna e ciò che è nel Dna ovviamente non si estirpa con trattati ma rimane (auspicabilmente) per sempre”.

GLI OSTACOLI

A conclusione dell’evento, il vicedirettore di Iai, Michele Nones, ha ricordato gli ostacoli che si pongono sulla strada della collaborazione tra Italia e Regno Unito. Questi ostacoli sono principalmente di natura giuridica, dati gli ottimi rapporti politici bilaterali che legano i due Paesi e la comune appartenenza all’alleanza militare della Nato. Lo status di Paese terzo rispetto all’unione costringe dunque ad una riflessione sulle norme nazionali introno al commercio internazionale in settori strategici, com’è per definizione quello della Difesa. La normativa italiana tende troppo spesso a recepire meccanicamente quella europea, anche laddove l’Unione stessa lascia ai Paesi membri una certa libertà di manovra. Per il futuro sarà dunque necessario rimuovere il più possibile le eventuali barriere che si frapporranno al proseguo della collaborazione tra la Penisola e il Regno Unito.



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