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Da Obama a Biden, passando per Trump. I plausi americani a Draghi

Obama chiedeva ai suoi che pensasse Draghi. Trump lo sognava al posto di Powell alla Fed, Yellen (oggi al Tesoro con Biden) l’ha definito fonte di ispirazione

Nel giugno 2019, con una piroetta durata una decina di giorni, Donald Trump prima attaccò poi lodò Mario Draghi, allora governatore della Banca centrale europea. L’ex presidente statunitense criticò la politica di “manipolazione monetaria” della Banca centrale europea salvo poi dire: “Ci vorrebbe Draghi”.

In entrambi i casi l’obiettivo di Trump non era il presidente del Consiglio incaricato. Nel primo caso — l’attacco alla Banca centrale europea — l’inquilino della Casa Bianca aveva messo nel mirino la Germania di Angela Merkel e il surplus commerciale. Nel secondo — l’augurio di un Draghi a stelle e strisce — l’obiettivo era piazzato su Jerome Powell, il presidente della Federal Reserve il cui rapporto con Trump è stato sempre piuttosto complicato nei tre anni di coabitazione.

Ma non è l’unico episodio “americano” recente di Draghi. Jana Randow e Alessandro Speciale hanno raccontato su Bloomberg della grande considerazione che aveva l’ex presidente Barack Obama dell’economista italiano. “Obama mi ha chiesto spesso cosa ne pensasse Mario; aveva molto peso se dice ‘La valutazione di Mario è…’”, ha spiegato Jack Lew, capo dello staff di Obama fino al 2013 e poi segretario del Tesoro. “A volte non serve un contatto personale per avere una relazione”.

Parole lusinghiere su Draghi le ha espresse anche l’ex presidente della Federal Reserve Janet Yellen, oggi segretario al Tesoro di Joe Biden: “Non sono sicura che Mario sappia che è stato l’ispirazione per il lancio del QE3. Gli acquisti illimitati [di obbligazioni] erano il nostro whatever it takes”. Entrambi, quattro anni fa, scelsero il palco di Jackson Hole per dire no al protezionismo e all’America First di Trump.

Come ha sottolineato su Formiche.net il professor Giulio Sapelli, Draghi offre una garanzia non solo all’Unione europea ma anche agli Stati Uniti, “grazie al ruolo da lui svolto in una Bce alla cui nomina fu appunto chiamato su diretta pressione della più grande potenza capitalistica del mondo, preoccupata dalla deflazione europea e dalla pressione cinese sull’Ue e su taluni Stati firmatari dei trattati europei. Una nomina provvidenziale nel breve termine: primum vivere, deinde philosophari”, ha scritto Sapelli.



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