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Tra Casaleggio e Grillo la spunta Di Maio. Carelli ci spiega perché

A una settimana dall’addio al Movimento Cinque Stelle, Emilio Carelli, deputato e giornalista, già direttore di Sky Tg24, si confessa a Formiche.net. Di Maio ha il fuoco della politica. Grillo? Vincerà su Casaleggio, ma non ci sarà scissione. E il governo Draghi…

Rimorsi? “Nessuno”. Rancori? “Neanche”. È stata una settimana al cardiopalma per Emilio Carelli, che ora tira un sospiro di sollievo, “finalmente un po’ di serenità”. Poco prima che Mario Draghi salisse le scale del Quirinale, ha lasciato il Movimento Cinque Stelle, dove militava da quasi tre anni, giornalista prestato a Montecitorio dopo una lunga carriera dall’altra parte della barricata, direttore di Sky Tg24. Un colpo mica da poco, per un Movimento che in lui, nonostante la breve militanza, vedeva un fermo punto di riferimento, e una guida per mediare e tradurre il linguaggio dei palazzi del potere.

In una settimana è successo di tutto. Quando Carelli ha detto addio, lo hanno accusato di terremotare il Conte-ter, ovvero la spasmodica ricerca di “responsabili”, a.k.a. “costruttori”, per tenerlo in piedi. Adesso quegli stessi si affannano a puntellare il governo Draghi 1. “Alla fine voteranno la fiducia – sospira l’ormai ex grillino – i dissidenti saranno davvero pochi, Di Maio e Conte stanno mediando e otterranno risultati. Il video di Beppe (Grillo, ndr) ci ha messo una pietra sopra”.

Se Carelli parla ancora come “uno di loro” è perché, dice lui, “nei valori fondanti del Movimento ci credo ancora”. Cioè? “Il rinnovamento della politica italiana, la vicinanza ai cittadini, la lotta alla corruzione, agli sprechi e ai privilegi, l’attenzione agli emarginati”. E la democrazia diretta? “Pure. Anzi, vi dirò di più: ci credevo prima ancora di Grillo. Quando insegnavo alla Cattolica di Milano, nel 2002, ne parlavo in un corso di giornalismo online, da cui è uscito un libro, Giornali e giornalisti nella rete (Apogeo)”. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, racconta, è stato “constatare che gli ideali e i progetti giusti del Movimento si scontravano con scelte di persone sbagliate e inadeguate, specie negli ultimi mesi”. È un cruccio che hanno in tanti, assicura Carelli. “Non so dirvi il numero. In questi giorni sono stato contattato da diversi deputati del Movimento. Si sono mostrati sensibili alle mie riflessioni, stanno valutando un’uscita dalla maggioranza. Certo la crisi…”. La crisi? “Congela tutto”.

Non sarà anche lui un “ribelle” sulla scia del duo Dibba&Lezzi? “Ma no – se la ride Carelli – loro sono anime importanti del Movimento, ma le sento abbastanza lontane dalla mia sensibilità moderata”. Faranno la scissione? “Io non penso che ci sarà una spaccatura. Il Movimento vive di tante anime, poi si trova sempre un equilibrio. Con l’arrivo di Giuseppe Conte si rafforza l’ala governista. Porterà un’ondata di senso di responsabilità che bilancerà i duri e puri”. Parla con grande stima dell’ex premier. “Ma io non ne ho mai fatto mistero”. Gli chiediamo che ne sarà dello scontro Grillo vs Casaleggio. Il voto su Rousseau per il governo Draghi rimandato di un giorno in calcio d’angolo è solo l’ultimo schiaffo al papà della piattaforma. “Vincerà Grillo, non c’è dubbio. Ma vedo il tentativo di trovare una soluzione che salvi un po’ tutti e due. E comunque fra deputati e senatori è montata da un po’ l’ostilità verso Rousseau”. Tutto in regola con i pagamenti? “Io? Fino all’ultimo centesimo. Ho pagato anche la rata di gennaio, puntuale”.

Non saranno però Conte, Grillo o Casaleggio a tirar fuori il Movimento dal pantano. “Luigi Di Maio. In lui ho visto, di persona, una forza interiore”. Ha imparato il mestiere? “Sì, lo ha imparato. Ma c’è di più. Lui ha proprio la passione del vero politico”. Carelli, da parte sua, guarda “al centro”. Centrodestra? “In questo momento penso a una componente del Gruppo misto, sensibile ai valori europei, all’ambiente, che parli con i Verdi e il Ppe. E vigili sul Recovery Plan, dovrà essere di altissimo livello”. Dopotutto, dice il giornalista-deputato, “ci sono tante piccole realtà di centro, ma guardano a storie e modelli vecchi. C’è spazio per una proposta nuova”. Chiudiamo su Draghi.

È l’uomo giusto? “È l’uomo giusto in questo momento. Ma il suo arrivo è anche un commissariamento della politica, che ha poco da festeggiare”. E alla svolta europeista di Matteo Salvini, ci crede? “Ha capito che se domani vuole porsi alla guida del centrodestra deve avvicinarsi all’Europa e mettere nel cassetto il sovranismo”. Allora è Giorgia Meloni ad aver toppato. “Presto per dirlo. Ora chi vorrà opporsi al governo Draghi potrà guardare solo a lei. Riaggiorniamoci fra qualche mese, sondaggi alla mano…”.

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