“Le aziende con maggiore presenza femminile sono più produttive”, suggerisce la presidente di Boehringer Ingelheim Italia, Morena Sangiovanni, citando uno studio di Carter & Benson. E assicura: “il farmaceutico va in controtendenza; almeno un dirigente su tre è donna”, E auspica un futuro più rosa, oltre che roseo: ci auguriamo che il prossimo governo faciliti la rimozione delle barriere di genere e favoriscano una vera meritocrazia.
Nel 2021 il divario di genere colpisce ancora gran parte della società. Soprattutto quando si parla di scienza. Pregiudizi consolidati negli anni lasciano credere che le materie scientifiche siano appannaggio degli uomini. Ma i dati, incredibilmente, sono dalla parte delle donne. E dimostrano che non è così. Ne abbiamo parlato, nella giornata mondiale per la donna e le ragazze nella scienza, con Morena Sangiovanni. Una donna che della scienza ha fatto la propria professione, oltre che passione. E che oggi è presidente della filiale italiana di una tra le maggiori aziende farmaceutiche al mondo, la Boehringer Ingelheim
Oggi si celebra la giornata mondiale per la donna e le ragazze nella scienza. Lei crede che ci sia, ad oggi, una parità di rappresentanza di uomini e donne nelle posizioni apicali nel nostro Paese?
Purtroppo la risposta non dipende da ciò che credo io, ma dai dati. E i dati dicono che ancora oggi la presenza femminile è insufficiente, soprattutto nelle posizioni dirigenziali. La percentuale nel nostro Paese è di appena il 18%. E sebbene ci sia stata una crescita, nell’ultimo decennio, è solo dello 0,3%. Un dato importante, soprattutto se si considera che, come dimostrato da diversi studi, fra cui anche la recente ricerca condotta da Carter & Benson, le aziende dove vi è una presenza sia maschile che femminile risultano più produttive, più competitive e maggiormente capaci di reagire alle situazioni di crisi. Per questo ci auguriamo che il prossimo governo, così come il Recovery plan, facilitino la rimozione delle barriere di genere e favoriscano una vera meritocrazia.
Sappiamo la scienza, e il farmaceutico in particolar modo, è fra i comparti che riserva più spazio alle donne…
Confermo. I dati di Farmindustria sul comparto ci riferiscono un quadro completamente diverso da quello generale. Una posizione dirigenziale su tre nel farmaceutico è ricoperta da una donna e la concentrazione è altrettanto alta nei ruoli di ricerca e sviluppo o medicina. La nostra azienda non è da meno. Anzi. Boehringer Ingelheim ha una presenza femminile del 43% e addirittura oltre l‘80% nella direzione medica, quella più correlata alla scienza.
A cosa si deve questo primato?
I motivi sono diversi. Uno di questi è sicuramente correlato alle competenze e qualifiche che servono nel settore farmaceutico e nella ricerca medica, solitamente acquisite in facoltà universitarie che vedono una presenza femminile più alta, come biologia, farmacia e medicina. Una altro fattore però è sicuramente l’impegno dimostrato dalle aziende del farmaco nelle politiche di welfare e nel miglioramento del benessere dei propri dipendenti oltre che nel bilanciamento fra vita lavorativa e vita privata. Sappiamo che, quando il bilanciamento non funziona, il peso supportato dalle donne diventa difficile da sostenere. Infine, ultimo ma non ultimo, il comparto ha attuato politiche interne che favoriscono l’inclusione e aboliscono barriere di genere che ormai sono solo un brutto ricordo.
Parliamo di persone allora. Di persone e della loro serenità. Parliamo, insomma, di people strategy. Che ruolo gioca il benessere delle risorse umane da un punto di vista strategico? Quanto incide sulla produttività e sulla crescita di un’impresa?
Anche qui sono i numeri a parlare. Ricerche recenti dimostrano come politiche di welfare che vanno a migliorare il benessere dei collaboratori aumentano la produttività di un’azienda. Un recente studio di Generali realizzato su 3mila piccole e medie imprese suggerisce che le aziende con un buon livello di welfare risultano addirittura due volte più competitive delle altre. Motivo per cui, bisogna riconoscerlo, nell’ultimo quinquennio le aziende stanno facendo uno sforzo importante in tal senso. Nel 2016 era solo il 25% delle imprese e concentrarsi su questi aspetti. Oggi parliamo del 50%. Ed è un tema importante, soprattutto in un momento in cui il Covid ha imposto nuove modalità di lavoro e interazione. Noi abbiamo sempre investito su questi aspetti, ma devo riconoscere che, anche alla digitalizzazione e alle nuove tecnologie, la pandemia ha dato una forte accelerazione.
A proposito di nuove tecnologie, parliamo di ricerca e sviluppo. Fondamentale in qualunque settore, in alcuni però gioca un ruolo preminente, come proprio il farmaceutico. Perché?
Sicuramente perché la ricerca e lo sviluppo nel pharma sono dedicati a risolvere problemi terapeutici importanti. L’innovazione, come già dimostrato nei decenni precedenti, fa e farà sempre a la differenza sulla qualità e sulla speranza di vita dei pazienti. Ecco perché è importante. Da metà del secolo scorso a oggi, grazie alla combinazione dei risultati del farmaceutico, della medicina, della prevenzione e degli stili di vita, l’aspettativa cresce di tre mesi ogni anno. Un motivo più che valido per non fermarsi. Noi investiamo circa il 20% del nostro fatturato in ricerca e sviluppo, questo a sottolineare che creare valore attraverso l’innovazione è la nostra mission. Non a caso abbiamo oltre 8mila ricercatori altamente qualificati che si occupano di tantissime aree terapeutiche, dalle patologie respiratorie all’immunologia, dal diabete all’oncologia fino alle malattie del sistema centrale nervoso.
Forget princess, I want to be a scientist. Cosa suggerisce alle bambine di oggi, nonché donne del futuro?
Alle bambine di oggi, future donne di domani, dico di non mollare la strada verso la scienza. La scienza può offrire tanto e favorisce la meritocrazia, abbattendo barriere di genere che nella scienza scompaiono. Allo stesso tempo suggerisco di non perdere mai la speranza, di non fermarsi davanti agli ostacoli e di non abbandonare mai i propri sogni. A dirla tutta, sulle barriere di genere penso siano loro ad avere qualcosa da insegnare!
Oggi è anche la giornata mondiale del malato. Fragili, oggi più che in qualunque altro momento, con quale augurio vogliamo lasciarci?
Purtroppo il Covid ha lasciato indietro, per ragioni inevitabili, tanti malati cronici, che sono quelli di cui ci occupiamo maggiormente. Molti degli esami diagnostici, ma anche delle visite mediche e dei percorsi terapici sono stati ritardati quando non dimenticati. Questo purtroppo creerà dei problemi e presto dovremo fare i conti con questa mancata gestione dei pazienti. Quello che possiamo fare, ora, è supportarli nella loro fragilità e nella solitudine, quest’oggi spesso amara protagonista degli ospedali. Le aziende del settore si sono unite e hanno avviato diverse iniziative per cercare di aiutarli. Spero che queste iniziative in grado di mettere il paziente e la persona al centro non si esauriscano con la pandemia, anzi, perdurino nel tempo perché abbiamo avuto modo di vedere il grande valore aggiunto delle sinergie del comparto. E sarebbe un peccato lasciarsele sfuggire.