Ci sono quelli più sciolti come Guerini e Giorgetti, poi c’è chi è tanto emozionato come Marta Cartabia, che è tornata al suo posto senza attendere la controfirma di Mattarella, e Draghi. Passando in rassegna i militari nel cortile di Palazzo Chigi ha dimenticato di fermarsi davanti al Tricolore. Dettagli che spiegano bene le sensazioni di questa giornata
Il primo giuramento con la mascherina, e senza giornalisti nella sala, toglie il gusto del dettaglio: la smorfia o il labiale al vicino di sedia aiutavano a capire, ora l’emozione o il nervosismo vanno interpretati da un sopracciglio o da uno sguardo più o meno luminoso. Però del primo giuramento con la mascherina, sperando che sia l’ultimo, resta un’immagine particolare: Mario Draghi e Sergio Mattarella uno di fronte all’altro, alzi la mano chi non ha pensato che il primo prenderà il posto del secondo. Una cerimonia purtroppo diversa dal solito, anche senza i familiari, da sempre nota di colore soprattutto se il nominato era un neofita come tanti degli ultimi due governi. Un tripudio di vestiti freschi di sartoria che stavolta non c’è stato.
L’assenza della stampa ha consentito ai ministri di essere più rilassati nei minuti precedenti la cerimonia. Scambio di opinioni Andrea Orlando-Mara Carfagna, Giancarlo Giorgetti-Luigi Di Maio-Stefano Patuanelli, Mariastella Gelmini-Dario Franceschini, Elena Bonetti-Federico D’Incà-Roberto Cingolani e così via. Alcuni consiglieri del presidente della Repubblica si sono mescolati ai ministri, come i generali Roberto Corsini e Rolando Mosca Moschini o il direttore della Segreteria del presidente, Simone Guerrini.
Cerimonia veloce, Mattarella e Draghi entrano alle 11.56 e in pochi secondi l’ex presidente della Bce si ritrova seduto a Palazzo Chigi. Draghi legge lentamente, è emozionato e non è il solo. D’Incà si mette la mano sul cuore dopo aver letto la formula, Vittorio Colao sull’attenti, la Bonetti e Roberto Speranza recitano a memoria.
Ci sono quelli più sciolti come Lorenzo Guerini, che scambia un evidente saluto con Mattarella il quale ha fortemente voluto la sua conferma, o Giorgetti che dà una pacca a Daniele Cabras, consigliere per gli Affari giuridici del Quirinale che smista i fogli con i decreti di nomina, mentre il sorriso tra Draghi e lo scienziato Cingolani fa capire parecchie cose. Poi c’è chi è tanto emozionato come Marta Cartabia, neoministro della Giustizia e presidente emerito della Consulta, da tornare al suo posto senza attendere la controfirma di Mattarella. Niente di grave, tanti anni fa ce ne fu una che fece le corna dietro la schiena mentre giurava…
Le emozioni sono state ben nascoste da tutti gli altri, ma alla fine uno davvero emozionato è stato Draghi. Passando in rassegna i militari nel cortile di Palazzo Chigi ha dimenticato di fermarsi davanti al Tricolore, richiamato dall’addetto militare. Dettagli di cerimoniale che spiegano bene le sensazioni che si provano in quei momenti, come l’essere impacciato durante la cerimonia della campanella con Giuseppe Conte: i fotografi che aveva di fronte alla Bce lo preoccupavano meno. Va invece dato atto a Conte di essere uscito di scena con classe, delusione personale a parte, sia nel passaggio di consegne con Draghi sia chiamando a sé e tenendo per mano la compagna Olivia Paladino mentre rispondeva al tradizionale applauso dei dipendenti della presidenza del Consiglio.
La mascherina sempre sul volto sembra metafora di un’involontaria operazione di marketing del nuovo presidente, simbolo di riservatezza dopo anni di sguaiatezze benché i giornalisti sperino in qualche incrinatura. A fronte della comprensibile commozione di Rocco Casalino mentre Conte saliva in macchina, Draghi non ha ancora nominato un portavoce.
La riservatezza è un pregio, il silenzio non lo è anche per evitare il propagarsi di notizie non verificate: una comunicazione “giusta” è indispensabile per far capire quali strade intende intraprendere il nuovo esecutivo. Il distanziamento tra ministri va bene nella foto di gruppo (eccezionalmente senza mascherina), ma se c’è un governo che deve marciare compatto è proprio questo.