Sul Congresso del Popolo che si aprirà tra due giorni si allunga l’ombra delle bolle finanziarie occidentali, effetto collaterale delle misure pandemiche. E Pechino, con un debito quasi fuori controllo, rischia grosso. L’avvertimento della vigilanza cinese
Ora che lo ha detto anche Guo Shuqing, presidente della China Banking and Insurance Regulatory Commission e segretario del Partito Comunista della banca centrale, c’è da preoccuparsi sul serio. Tra meno di 48 ore, il 5 marzo, si riunirà il Congresso del Popolo per il suo incontro annuale. All’ordine del giorno, non accadeva da tempo, ci sarà la delicatissima situazione delle finanze pubbliche cinesi.
Come raccontato a più riprese da Formiche.net, il Dragone ha seri problemi legati sia al debito sovrano, sia a quello privato. Il sistema finanziario è sotto pressione per la mole di sofferenze che grava sui bilanci delle banche, mentre quasi tutti i Paesi della Belt&Road cinese stanno rinegoziando i prestiti concessi da Pechino. Inoltre, complice la pandemia, il deficit è schizzato al 3,6%, costringendo le autorità a ridimensionare drasticamente le emissioni obbligazionarie di titoli pubblici. Questa situazione a monte, rende l’economia dell’ex Celeste Impero estremamente fragile e vulnerabile ai grandi shock globali.
E proprio questo teme il governatore della banca centrale cinese, che ha messo in guardia il Congresso del popolo, in vista del meeting annuale. L’alto funzionario ha fatto un chiaro riferimento allo scoppio di possibili bolle sui mercati occidentali. Come noto, le misure senza precedenti di stimolo fiscale messe in atto dai governi di mezzo mondo a causa della pandemia, stanno irrorando l’economia reale di liquidità.
Ma quando i contagi saranno finalmente sotto controllo, anche grazie all’azione dei vaccini, tali misure cesseranno e l’economia reale si ritroverà improvvisamente priva degli stimoli. E allora potrebbero essere dolori. Ma la bolla che preoccupa più il governatore cinese è quella finanziaria americana, dove i rendimenti sui titoli decennali sono stati protagonisti di un sali e scendi in questi giorni, con ripercussioni non banali sui listini Usa, Nasdaq in testa.
“Le bolle nei mercati statunitensi ed europei potrebbero scoppiare perché i loro rally si stanno dirigendo nella direzione opposta rispetto alle loro economie reali e dovranno affrontare correzioni prima o poi”, ha avvertito Shuqing. E poi c’è un secondo problema. Secondo il governatore i mercati globali stanno iniziando a vedere gli effetti collaterali delle misure di politica fiscale e monetaria in risposta alla pandemia di Covid-19. E poiché l’economia è diventata altamente globalizzata, ci sarà un aumento del capitale straniero che fluisce in Cina.
Ma per una mina pronta a esplodere all’estero, quella finanziaria-obbligazionaria, ce ne è una domestica, tutta cinese. Quella immobiliare, già origine della grande crisi nel 2008 negli Stati Uniti, con i tristemente famosi mutui subprime. “C’è anche la bolla del real estate, con un numero sempre maggiore di cinesi che acquistano case per investimenti o per meri scopi speculativi”. Il che, secondo Guo, è “molto pericoloso: la solida ripresa economica, combinata con l’impennata del credito, ha alimentato l’entusiasmo degli acquirenti nelle più grandi città della Cina nonostante le autorità abbiano imposto norme più rigide negli ultimi tempi”.
Per la cronaca, i mercati asiatici hanno preso sul serio il monito della vigilanza cinese: il Nikkei è subito scivolato dello 0,86%, Shanghai dell’1,21% mentre Hong Kong ha chiuso a -1,5%%. Anche il Congresso del Popolo prenderà sul serio la questione?